lunedì 6 gennaio 2020

Elezioni inglesi. Non tutto è come sembra



Nelle ultime elezioni nel Regno Unito i giovani hanno votato nella grande maggioranza Labour, gli anziani Johnson, alla faccia del luogo comune secondo cui Corbyn sarebbe “il vecchio” da rottamare. Il voto si è distribuito uniformemente tra le classi di reddito, con una relativa preferenza per i Tories tra i meno agiati, alla faccia della tradizionale frattura “Capitale/Lavoro” che strutturava il panorama elettorale inglese.  I Conservatori straripano tra i meno scolarizzati, i Laburisti prevalgono ampiamente tra gli acculturati. Sono alcuni dei risultati di un’ampia inchiesta sui flussi elettorali (la più grande  mai realizzata con oltre 40.000 intervistati) della società internazionale di ricerche e analisi elettorali YouGov, con base in Gran Bretagna.

Il voto per classi di età
Dalla ricerca emerge che tra gli elettori al di sotto dei trent’anni il Labour di Jeremy Corbyn ottiene più del doppio – quasi il triplo – dei consensi rispetto ai Conservatives di Boris Johnson:  56% a 21% al di sotto dei 25 anni, 54% a 23% tra i 25 e i 29 anni.  E anche tra i 30 e i 40 anni il Labour rimane in maggioranza netta, con 16 punti di distacco.
Tra gli ultra-sessantenni e gli ultra-settantenni invece il rapporto si rovescia: 57 a 22 per Johnson tra i primi, 67 a 14 tra gli altri. Come osservano gli analisti di YouTrend si direbbe che il consenso per i Conservatori cresca linearmente al crescere dell’età, con un ritmo di circa 9 punti ogni decennio di maggiore anzianità. Il punto di svolta si collocherebbe intorno ai 40 anni: al di sotto prevale il labour, al di sopra crescono linearmente i Conservatori.
Per quanto riguarda la variabile di Genere, le donne sono più “rosse”, gli uomini più “blu”: tra le giovani con meno di 25 anni il Labour di Corbyn prevale addirittura con un distacco di 50 punti (65 a 15!).  tra gli anziani (maschi) con più di 65 anni il rapporto è quasi esattamente rovesciato: 64 per i Conservatori a 15.

Il voto per livello sociale
E’ forse il dato più sorprendente. Eravamo abituati a considerare il panorama elettorale inglese disegnato sulla contrapposizione tra classi proprietarie e classi lavoratrici, classi “alte” e classi “basse”, se si vuole “Capitale/Lavoro”. Non è più così.  I Laburisti ottengono esattamente la stessa percentuale di consenso (33%)  tra i livelli sociali ABC1 (cioè i più agiati) e tra i livelli C2DE (i meno agiati). I conservatori ottengono addirittura 5 punti percentuali in più tra i più poveri (48%) che tra i più ricchi (43%).
Si tenga conto che il “Grade A” corrisponde alla “upper middle class” comprendente manager, alti funzionari, liberi professionisti; nel “grade B” è raggruppata la “middle class” vera e propria; nel “Grade C1” rientra la “lower middle class” (impiegati, quadri d’impresa, professionisti di minor successo).
Il “Grade C2” contiene la “skilled working class“, gli operai con un elevato grado di qualificazione, compresi quelli che qui definiremmo “tecnici”; nel “Grade D” stanno invece i “Semi-skilled and unskilled manual workers“, i lavoratori manuali dequalificati o semi-qualificati; mentre nel “Grade E” sono censiti gli “State pensioners, casual and lowest grade workers, unemployed with state benefits only“, insomma pensionati, precari, disoccupati…
Non era sempre stato così: nel 1997, ad esempio, nelle ultime elezioni del XX secolo, i Conservatori prevalevano ampiamente nel”Grade A” col 41% contro il 31 del Labour mentre nei “Grades DE” il Labour dominava con un 59% contro 21; e nel “Grade C1” pareggiavano 31 a 31… Il che ci dà la misura di quanto la questione della Brexit – unita alla metamorfosi sociale indotta dalla “grande trasformazione” di fine secolo – abbia tagliato orizzontalmente la composizione sociale del Regno Unito (ma soprattutto dell’Inghilterra) cambiando radicalmente la distribuzione “di classe” – se il termine ha ancora un senso – del voto e del consenso politico…

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