I partiti
che si avvicendano nei nostri governi non hanno da tempo una politica estera se
non l’ancoraggio all’atlantismo, ormai da tempo comatoso. Non difendono né gli
interessi nazionali né la pace. Però facciamo le guerre degli altri.
Oggi tornerà
in piazza in Italia e nel mondo, la pace, quella «potenza mondiale» che in
milioni si mobilitò contro la guerra di Bush all’Iraq nel 2003 e che venne
sconfitta. Nella protesta italiana sarà forte il ruolo della Cgil, dell’Arci,
della Fiom, dell’Anpi e non solo, tanto che quel che ci ostiniamo a chiamare
sinistra dovrebbe esserne scossa. Ma la guerra e la mancanza di pace,
nonostante siano così decisive – basta pensare alla tragedia dei migranti -,
vengono omesse se non nascoste dalla politica.
È tempo di
interrogarsi su perché non è ben identificato in Italia un interesse per la
pace né per una politica estera? La questione è abbastanza semplice: i partiti
che si avvicendano nei nostri governi non hanno una politica estera se non
l’ancoraggio all’atlantismo, ormai da tempo comatoso, oppure quello a un’Unione
europea, che non ha una politica estera comune, e dove gli stati membri
maggiori, pur architettando operazioni cosmetiche come la missione Sophia per
la Libia, vanno in ordine sparso. Ma chi l’ha vista una vera tregua in Libia?
Persino
davanti all’emergenza delle ondate terroristiche degli ultimi anni l’Europa ha
fatto fatica a collaborare. E per un semplice motivo: gli europei stessi hanno
tollerato se non appoggiato il jihadismo quando c’era da abbattere il regime di
Assad in Siria insieme alla Turchia, agli Usa e alle monarchie del Golfo.
Quando il jihadismo è stato “tradito” – ovvero gli Usa e gli europei hanno
deciso di non bombardare Assad – il terrorismo si è rivoltato contro gli stati
europei.
I RAID CONTRO
GHEDDAFI nel 2011 sono stati lo spartiacque che ha condannato l’Italia
all’irrilevanza. Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti bombardando Gheddafi
sapevano perfettamente di bombardare anche l’Italia e noi non solo abbiamo
subito, concedendo l’uso delle basi, ma ci siamo uniti ai raid della Nato con
l‘idea di difendere i nostri interessi economici e quelli energetici dell’Eni.
Il risultato di quella mossa lo abbiamo sotto gli occhi: a Tripoli ci sono i
turchi e in Cirenaica i russi mentre i nostri presunti alleati non sappiamo
neppure bene con chi stiano. Cosa fanno la Francia e gli Usa con Haftar? Lo
appoggiano e lo combattono? Lo appoggiano ma fanno finta di sostenere un
governo Sarraj che pur riconosciuto dalla comunità internazionale nessuno vuole
perché legato ai Fratelli Musulmani e contrario agli interessi di maggiori
acquirenti di armi occidentali.
IL CASO
DELLA SIRIA è più o meno simile. L’Italia ha seguito quello che le dicevano di
fare gli Stati uniti della signora Clinton e si sono ritrovati regolarmente
spiazzati con Assad, sostenuto dalla Russia e dall’Iran, che è ancora al
potere. Alla vigilia della rivolta siriana l’Italia, superando la storica
preminenza della Francia, era diventato il primo partner europeo di Damasco,
dove pochi mesi prima era stato in visita il presidente della repubblica.
Non abbiamo mai avuto il coraggio di una mossa autonoma o per lo meno di tiraci fuori con la scusa delle neutralità. E ora a febbraio andremo in delegazione a Mosca per incontrare Lavrov e lo stesso il ministro della Difesa russo che soltanto due mesi fa avevamo rifiutato di ricevere a Roma dicendo che «non eravamo interessati».
Non abbiamo mai avuto il coraggio di una mossa autonoma o per lo meno di tiraci fuori con la scusa delle neutralità. E ora a febbraio andremo in delegazione a Mosca per incontrare Lavrov e lo stesso il ministro della Difesa russo che soltanto due mesi fa avevamo rifiutato di ricevere a Roma dicendo che «non eravamo interessati».
Votare per
un governo italiano o un altro sarebbe praticamente inutile sotto il profilo
della politica estera: non ne abbiamo una autonoma. E se vince la Lega le cose
potrebbero andare anche peggio che in passato. La Lega non è un partito
italiano o padano ma vuole svendere l’Italia alla destra al governo in Israele
– strumentalmente, perché come per ogni destra estrema questo legame serve per
coprire il suo strutturale razzismo – portandoci fuori da un solco di politica
estera che cercava almeno nell’equidistanza tra arabi e israeliani di mantenere
una rotta di galleggiamento. La Lega tra l’altro si è opposta anche alla firma
di accordi per aggirare le sanzioni Usa all’Iran. Per la verità gli
sbandamenti, e grossi, ci sono stati anche prima. Il governo Gentiloni aveva
stretto un’intesa per una linea di credito con l’Iran e poi ha di fatto
bloccato il decreto attuativo su pressione Usa e israeliana dimostrando tutta
la sua insipienza.
L’ITALIA NON
HA NEPPURE partecipato al sistema Instex per aggirare le sanzioni Usa dove ci
sono sei Paesi europei. Pur di non irritare il “capo” – Usa e Israele – abbiamo
paura della nostra ombra.
E ancora
prima, e soltanto per un soffio, si è evitato che il governo Renzi appaltasse
la nostra cyber-security a una società registrata in Israele di un tipo che
oggi è console onorario di quel Paese. Ma questi da noi sono argomenti tabù,
come ormai tabù persino parlare dei palestinesi e dei loro diritti anche dentro
le aule delle università che si stanno vendendo le cattedre alle monarchie del
Golfo. Esattamente in linea con quanto hanno già fatto abbondantemente le
accademie inglesi, cosa denunciata a Londra soltanto dal compianto professor
Fred Halliday, decano del Medio Oriente.
Il risultato
di questa pochezza e mancanza di autonomia è che oggi non abbiamo nessuna leva
per negoziare con l’Egitto sulla verità per l’uccisione di Giulio Regeni o con
la Turchia per la questione del gas a Cipro. Nei rapporti con Ankara pensiamo
che prima o poi gli Usa interverranno a difenderci ma finora Trump ha
assecondato Erdogan lasciandogli massacrare i curdi siriani, tollerando gli
acquisti di armi russe, il suo espansionismo neo-ottomano in Libia e
proclamandosi, durante la sua visita a Washington, il «suo maggiore tifoso». E
lo stesso Trump è pure «tifoso» dell’Italia: vuole le nostre truppe in Iraq per
sostituire le sue e avere mano più libera contro l’Iran e le milizie sciite.
Più o meno direttamente parteciperemo così alla nuova tecno-guerra Usa contro
Teheran nella speranza, sempre delusa, di avere qualche cosa in cambio. Altro
che pace.
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