I misteri del Russiagate italiano e le inchieste fatte per incastrare i “nemici” - Fulvio Scaglione
A quanto pare, la lezione del Russiagate non è servita. Due anni di indagini di tutti gli organi di sicurezza americani, migliaia di articoli, decine di libri, le indiscrezioni di impiegati pubblici infedeli elevate a baluardi della democrazia, tonnellate di pettegolezzi. Uno sforzo pazzesco per dimostrare che Donald Trump, se non era un agente al servizio del Cremlino, era comunque arrivato alla Casa Bianca grazie agli onnipotenti hacker russi. L’una e l’altra tesi poi clamorosamente smentite dalle conclusioni dello stesso procuratore speciale Robert Mueller, certo. Ma dopo che, in nome della “democrazia” e della “verità” ma in realtà solo in nome del pregiudizio e della rivalità politica, erano state prese per buone, anzi date per scontate, bufale colossali. Che qualcuno aveva interesse a far circolare e che la stampa, senza un minimo di coraggio e dignità, si prestava docilmente a diffondere.
A quanto pare, la lezione del Russiagate non è servita. Due anni di indagini di tutti gli organi di sicurezza americani, migliaia di articoli, decine di libri, le indiscrezioni di impiegati pubblici infedeli elevate a baluardi della democrazia, tonnellate di pettegolezzi. Uno sforzo pazzesco per dimostrare che Donald Trump, se non era un agente al servizio del Cremlino, era comunque arrivato alla Casa Bianca grazie agli onnipotenti hacker russi. L’una e l’altra tesi poi clamorosamente smentite dalle conclusioni dello stesso procuratore speciale Robert Mueller, certo. Ma dopo che, in nome della “democrazia” e della “verità” ma in realtà solo in nome del pregiudizio e della rivalità politica, erano state prese per buone, anzi date per scontate, bufale colossali. Che qualcuno aveva interesse a far circolare e che la stampa, senza un minimo di coraggio e dignità, si prestava docilmente a diffondere.
Il “caso
Salvini” ripropone molti degli interrogativi già affrontati con il Russiagate.
Il leader della Lega dovrà dare spiegazioni e certo pagherà un prezzo politico
al maldestro scaricabarile ai danni dell’onnipresente (almeno per quanto
riguarda gli incontri con le delegazioni russe) Savoini. Anche la
magistratura farà le debite indagini, e vedremo se salterà fuori qualcosa. Dal
Rubligate in salsa lombarda, però, si leva anche un profumo di “barbe finte”
che non può essere ignorato. A quel che sappiamo, le rivelazioni sui maneggi
veri o presunti di Savoini erano già state proposte nel febbraio scorso dall’Espresso.
Non è che allora fosse successo granché, anzi: la cosa era passata via senza
tanti clamori. Qualche giorno fa, però, arriva Buzzfeed, un sito
americano che a suo tempo si era molto agitato col Russiagate. Che cosa ci
rivela Buzzfeed? Le stesse identiche cose dell’Espresso,
però con qualche brano audio in più. Non ci sono, negli audio, i passi più
compromettenti, quelli in cui si parla di quattrini. Ma ci sono le
trascrizioni.
Si
prospettano quindi le seguenti ipotesi. La prima: quel
giorno, nel salone dell’Hotel Metropol’ di Mosca, c’erano sia i
giornalisti dell’Espresso (che infatti dicono di aver scattato di
persona le fotografie pubblicate in febbraio) sia quelli di Buzzfeed.
Questi ultimi, però, hanno aspettato fino a oggi per sparare lo scoop, chissà
perché. La seconda: sono stati i giornalisti dell’Espresso a fornire il
materiale a quelli di Buzzfeed. Ma perché? La terza:
c’erano solo i giornalisti dell’Espresso e, curiosamente, quelli
di Buzzfeedhanno avuto in seguito lo stesso identico materiale. Ma
da chi? E perché il fornitore non ha indicato anche i nomi dei tre personaggi
russi, che Buzzfeedsostiene essere dei pezzi grossi? Con 200
dollari a un cameriere del Metropol’ quei nomi sarebbero venuti fuori…
La quarta:
l’Espresso e Buzzfeed hanno lo stesso procacciatore di scoop.
Per carità,
Salvini dovrà spiegare tutto e bene. Non piace a nessuno l’idea, anche solo
ipotetica, che si possano mettere in piedi maneggi milionari con le aziende di
Stato per interessi privati. Ma non è che da questo scoop si levi odore di
violetta. Per essere più precisi: si leva odore di servizi segreti e di
operazioni mirate, con precisi obiettivi politici.
D’altra
parte la tendenza è questa. Nel maggio scorso, il ministro e vice-cancelliere
austriaco Heinz-Christian Strache è stato costretto alla
dimissioni per un video pubblicato dal quotidiano Suddeutsche Zeitung e
dal settimanale Der Spiegel, entrambi tedeschi, in cui lo si vedeva
promettere favori illegittimi e prebende illegali, in cambio di tangenti, alla
sedicente figlia di un inesistente oligarca russo, durante una serata di bevute
in una villa di Ibiza.
Tutto falso,
tranne la gonzaggine di Strache, che ora è sotto processo per tradimento. Però
qui tutto ha trionfato tranne che la verità. Il video era stato girato nel 2017,
mesi prima delle elezioni politiche che avrebbero proiettato Strache ai vertici
del Governo austriaco. In altre parole: quando Strache prometteva tutto ciò che
voleva ma non aveva alcun potere per mantenere le promesse. Mentre il video è
stato pubblicato nel 2019, in una situazione completamente diversa, al chiaro
scopo di fregarlo. Chi ha organizzato il tutto? Chi ha tenuto in frigo per due
anni il video assassino, e con esso anche lo sdegno per la scarsa moralità di
Strache? A quale scopo? E’ ancora giornalismo, questo?
E
considerazioni analoghe si potrebbero fare per un altro grande “scoop” degli
ultimi anni, i Panama Papers. Ovvero gli 11,5 milioni di documenti illegalmente
sottratti nel 2015 allo studio legale panamense Mossack-Fonseca e
poi passati alla Suddeutsche Zeitung (di nuovo) e al consorzio
internazionale ICIJ, che ha sede negli Usa.
Qui la
questione è ancora più chiara. Qualcuno ha rubato i documenti dello studio e li
ha passati al giornale e al consorzio. Poiché nessuno ha mai rivelato la fonte
di questo leak, è lecito presumere che si sia trattato di un furto puro e
semplice, compensato con denaro. In seguito, i file di Mossack-Fonseca sono
serviti per sputtanare un bel po’ di personaggi pubblici, dai politici ai
calciatori, dagli attori ai finanzieri, in nome del fatto che questi erano
titolari di società off-shore, cosa che non è di per sé illegale.
Particolare
interessante: i principali finanziatori dell’operazione erano americani e,
certo per combinazione, non uno degli oltre 4 mila personaggi coinvolti nelle
rivelazioni era americano. Ma si sa, i ricconi a stelle e strisce non amano le
società off-shore, mai ne aprirebbero una. In compenso molta stampa occidentale
si esercitò intorno a Vladimir Putin. Il nome del Presidente russo non era
citato in nessuno degli 11,5 milioni di documenti ma comparvero molti articoli
per sostenere che i tre oligarchi clienti dello studio Mossack-Fonseca non
avrebbero potuto arricchirsi senza la complicità del Presidente. Compensare un
ladro per il suo furto è più etico che essere titolare di una società
off-shore? Non poteva non sapere è un criterio per gestire la giustizia o per
mettere alla gogna? E’ ancora giornalismo?
Per chiudere
il cerchio, rivolgiamo un pensiero a Julian Assange. I metodi
e la personalità dell’attivista australiano possono non piacere. Ma la domanda
è: perché Assange deve stare in carcere e i giornalisti dei Panama Papers o del
“caso Strache” devono invece essere celebrati come paladini della democrazia?
E’ un caso o un progetto? E inoltre: i giornalisti che, quanto Assange fu
arrestato, filosofeggiavano sul fatto che non tutti devono sapere tutto, che
cosa pensano del fatto che, invece, su Salvini, i ricconi dei Panama Papers e
quel pirlone di Strache è proprio tutto ciò che dobbiamo sapere?
da qui
Salvini servitore di tre padroni - Alberto
Negri
L’Arlecchino di Goldoni era servitor di due padroni, la Lega di tre.
Salvini ha allineato le sue posizioni su Stati uniti e Israele ma anche sulla
Russia, l'unica che avrebbe pagato senza contropartita. Ecco cosa non quadra:
la politica estera dell'Italia,
L’Arlecchino di Goldoni era servitor di due padroni, la Lega di tre.
Salvini un mese fa è volato in Usa e si è allineato con Trump sulle sanzioni
all’Iran, in pieno contrasto con la linea europea e gli interessi delle nostre
imprese. Tutto questo senza che i Cinquestelle dicessero una parola. È andato
diverse volte in Russia e forse – ma è da accertare – ha ricevuto soldi da
Mosca, per poi non fare niente sulle sanzioni. E nel dicembre scorso il
ministro degli interni è andato in Israele e ha schiacciato le sue posizioni su
quelle dello Stato ebraico come mai aveva fatto un ministro nella storia della
repubblica italiana, mettendo persino a rischio i soldati italiani in Libano,
si ricorderà, con le sue dichiarazioni contro Hezbollah.
Negli Stati uniti ora compaiono registrazioni che replicano quanto già
apparso sui giornali mesi fa. C’è qualche cosa che non quadra: due Stati
ottengono da Matteo Salvini appoggi importanti in contrasto con la nostra
politica estera e pure gratis. La Russia invece paga per non avere
contropartite. Qual è la logica?
Come vedete bene le questioni aperte non sono soltanto eventuali
finanziamenti russi alla Lega, sui quali è in corso un’indagine della procura di
Milano. La questione di fondo è la politica estera di questo governo e di
questo Paese, che nel 2011 con la caduta di Gheddafi ha subito la peggiore
sconfitta dalla seconda guerra mondiale. Il progetto della Lega è di entrare a
far parte del «nuovo atlantismo» che vede la Nato tradizionale sempre meno
importante. Anzi in queste ore la vecchia Nato è in crisi nera per lo scontro
tra Trump e Erdogan sulla prima consegna ad Ankara del sistema missilistico di
difesa S-400 russo mentre gli Usa hanno congelato la fornitura dei caccia F-35
(di cui la Turchia produce 900 componenti). Una sfida che ci interessa: gli
Usa, con il favore di Salvini, potrebbero «scaricare» all’Italia una parte
delle mancate forniture alla Turchia dei cacacciabombardieri F-35.
Donald Trump sta cercando di costituire alleanze trasversali perché la Nato
non gli serve quasi più. La sua prima visita all’estero è stata in Arabia
saudita, con un carico miliardario di armi, per vedere come avvicinare Riad a
Israele e costituire un fronte tra Usa- monarchie del Golfo, stati arabi
«amici» e Stato ebraico.
Questa alleanza ha quattro funzioni 1) tenere a bada il ritorno della Russia in Medio Oriente e la crescente influenza cinese 2) mettere nel mirino l’Iran sciita, avversario delle monarchie sunnite e di Israele, che è riuscito a tenere in piedi Assad con l’aiuto di Putin 3) manovrare l’integralismo islamico secondo le necessità degli Usa e delle monarchie arabe facendo fuori i Fratelli Musulmani che si oppongono alle dittature regionali 4) comprarsi – ma pare difficile per il momento – i palestinesi con i soldi del Golfo.
Questa alleanza ha quattro funzioni 1) tenere a bada il ritorno della Russia in Medio Oriente e la crescente influenza cinese 2) mettere nel mirino l’Iran sciita, avversario delle monarchie sunnite e di Israele, che è riuscito a tenere in piedi Assad con l’aiuto di Putin 3) manovrare l’integralismo islamico secondo le necessità degli Usa e delle monarchie arabe facendo fuori i Fratelli Musulmani che si oppongono alle dittature regionali 4) comprarsi – ma pare difficile per il momento – i palestinesi con i soldi del Golfo.
In questo quadro la nuova Nato dovrebbe fare leva sui Paesi dell’Est che
tutti sono entrati nell’Alleanza ben prima di entrare nell’Ue, per fronteggiare
la Russia e contenere l’espansione dei progetti nel gas e infrastrutturali
della Germania con Mosca e Pechino. La manovra è riuscita solo in parte
trascinando la Polonia nel campo americano ma è fallita quando si è trattato di
attuare l’avvicinamento tra Varsavia e Israele.
Per questo la Lega si è opposta agli accordi dei Cinquestelle con la Cina.
La Lega obbedisce alle grandi strategie degli Stati Uniti che intendono
mantenere sotto tiro Pechino. E comunque anche nel caso gli Usa e la Cina si
mettessero d’accordo sui dazi gli spazi di mercato saranno occupati soprattutto
da aziende americane non da quelle europee e italiane.
Per quanto riguarda il Mediterraneo, Salvini si allinea a Israele, privando
l’Italia del ruolo storico di Paese «ponte» con la Sponda Sud. In poche parole
la politica estera leghista rinuncia a ulteriori spazi di manovra sperando che
alleati forti come Usa e Israele lo tengano in sella bilanciando il suo
isolamento in Europa con una posizione di rilievo nella Nuova Nato. Per questo
obiettivo è più disposto a pagare che a essere pagato.
In questo contesto i russi avrebbero beneficiato Salvini per niente. O
forse per qualche partita futura. Del resto Putin e Trump si guardano con
simpatia e forse un giorno appianeranno la questione Ucraina, visto che
l’Europa non ci riesce. Mentre Israele tiene sotto botta il Cremlino e i suoi
oligarchi che per operare all’estero si servono di passaporti israeliani, Non
c’è un contrasto così lacerante ad avere tre padroni, tre padrini, tre sponsor.
Sono questi i moderni sovranisti del protettorato americano.
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