Il testo integrale dell’intervento che
Pietro Bartolo ha pronunciato in aula al Parlamento europeo nella seduta del 18
luglio (tratto da Striscia Rossa)
Con emozione e con rispetto mi rivolgo
per la prima volta a quest’aula. Io sono un lampedusano, forse qualcuno non lo
sa. E per trent’anni a Lampedusa, la porta dell’Europa, ho soccorso personalmente,
accolto personalmente e curato personalmente coloro che arrivano dopo un lungo
viaggio in mare.
Quando ho visto
l’orrore
Ho visto l’orrore puro. Ho fatto
migliaia di ispezioni cadaveriche. Ho visto torture ormonali. Ho visto la
malattia del gommone: qualcuno qui non sa di che cosa si sta parlando e non
voglio descriverla in questa sede.
L’Europa non può abbandonare in mare
uomini donne e bambini e rimandarli nell’inferno della Libia. Abbiamo
una responsabilità nei confronti di queste persone. Per questo chiedo
urgentemente un nuovo piano europeo per la ricerca e il soccorso nel
Mediterraneo.
In questi ultimi anni le Ong attive nel
Mediterraneo hanno salvato migliaia di vite umane sopperendo alla mancanza dei
governi, chiusi nei loro egoismi nazionali e incapaci di trovare soluzioni
all’insegna della solidarietà.
Eppure in tanti hanno puntato il dito
contro queste organizzazioni criminalizzandole per avere offerto aiuto
umanitario e per avere rispettato il diritto del mare. Questo non deve più
accadere. Chiedo che sia modificata la direttiva sul favoreggiamento. Chi offre
aiuto umanitario non può e non deve essere criminalizzato.
Servono canali legali
Se vogliamo davvero evitare che migliaia
di persone ogni giorno intraprendano viaggi pericolosi verso l’Europa abbiamo
bisogno di canali legali non solo per i richiedenti asilo, ma anche per chi
scappa dalla povertà, dalla fame, dalle condizioni climatiche avverse.
Lo scorso marzo questo Parlamento ha votato
un’ambiziosa risoluzione sui diritti umanitari chiedendo alla Commissione di
presentare una proposta legislativa. Bene, la nuova Commissione se ne faccia
promotrice e dimostri un impegno politico forte anche per portare a termine la
riforma di Dublino che questo Parlamento ha già votato a larga maggioranza.
Gli Stati membri si assumano la loro
responsabilità e discutano non di misure ad hoc ma di politiche a lungo
termine.
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