Assaggio. Perché l’Italia non ci becca mai in politica estera
Il motivo è semplice: vengono accreditati come esperti persone mai viste da nessuna parte in 30 e passa anni di guerre. Ma come fanno a conoscere i posti, cosa pensa la gente, l’indole degli abitanti? Mistero. E i politici, di solito sprovveduti mai stati oltre i confini nazionali, gli danno pure retta, senza nemmeno leggere i rapporti degli ambasciatori, relegando la Farnesina a una scatola vuota guidata da un ectoplasma. I modesti risultati, Libia compresa, li vedono tutti.
Il motivo è semplice: vengono accreditati come esperti persone mai viste da nessuna parte in 30 e passa anni di guerre. Ma come fanno a conoscere i posti, cosa pensa la gente, l’indole degli abitanti? Mistero. E i politici, di solito sprovveduti mai stati oltre i confini nazionali, gli danno pure retta, senza nemmeno leggere i rapporti degli ambasciatori, relegando la Farnesina a una scatola vuota guidata da un ectoplasma. I modesti risultati, Libia compresa, li vedono tutti.
Inganno e memoria labile
L’irresistibile
leggerezza dei media. Alla fine la gente ci crede pure che sia l’Iran ad avere
violato l’accordo sul nucleare del 2015. Come ripetono ogni giorno tv e
giornali in un bombardamento mediatico pari a quello che investe la tragedia
libica dei migranti con affermazioni tendenziose. Teheran ha violato ora
l’intesa in maniera quasi simbolica -dopo anni in cui 15 rapporti dell’Aiea ne
hanno confermato la piena adesione- per lanciare un avvertimento all’Europa che
lascia colpevolmente nelle mani di Trump le chiavi della pace e della guerra.
L’insostenibile
leggerezza dei media
L’insostenibile
leggerezza dei media è inaccettabile. L’Iran minaccia di uscire dell’accordo
sul nucleare: questo è il ritornello. È stato Donald Trump non solo a rendere
carta straccia l’accordo ma anche ad applicare sanzioni all’Europa e a tutti
coloro che commerciano con Teheran.
All’Iran hanno fatto la guerra nel 1980 (un milione di morti) e quando nel 2014 è comparso l’Isis a combattere i jihadisti in Siria e Iraq c’erano gli iraniani (e i curdi) non gli americani e gli europei che con le monarchie del Golfo usavano gli estremisti contro Assad. Chi ha fatto gli attentati in Europa? Non gli iraniani ma i jihadisti ispirati dall’ideologia retrograda degli alleati dell’Occidente.
All’Iran hanno fatto la guerra nel 1980 (un milione di morti) e quando nel 2014 è comparso l’Isis a combattere i jihadisti in Siria e Iraq c’erano gli iraniani (e i curdi) non gli americani e gli europei che con le monarchie del Golfo usavano gli estremisti contro Assad. Chi ha fatto gli attentati in Europa? Non gli iraniani ma i jihadisti ispirati dall’ideologia retrograda degli alleati dell’Occidente.
E ora per coprire questi
fallimenti e tenere in piedi le monarchie del Golfo e Israele bisogna fare la
guerra all’Iran. Ecco chi ci minaccia davvero: le bufale dell’informazione
manipolata. Se ne sono accorti anche i maggiori giornali americani, non i nostri.
«Vista la politica americana degli ultimi decenni i leader iraniani sono stati matti a non sviluppare un armamento nucleare come deterrenza», scrive sul New York Times John Mearsheimer, professore di scienze politiche all’Università di Chicago, conosciuto per un saggio sulla lobby israeliana negli Stati uniti e per un altro dedicato alla grande illusione del liberismo.
«Vista la politica americana degli ultimi decenni i leader iraniani sono stati matti a non sviluppare un armamento nucleare come deterrenza», scrive sul New York Times John Mearsheimer, professore di scienze politiche all’Università di Chicago, conosciuto per un saggio sulla lobby israeliana negli Stati uniti e per un altro dedicato alla grande illusione del liberismo.
In realtà oggi Trump e
il suo cerchio magico, il segretario di Stato Pompeo e quello alla sicurezza
Bolton, stanno minacciando l’esistenza stessa dell’Iran come stato sovrano,
scrive Mearsheimer. Mentre lo strangolano economicamente e impongono a tutto il
mondo le sanzioni contro Teheran, i bravi ragazzi della Casa Bianca si vantano
di negoziare con la Corea del Nord e Trump, attraversando il confine del 38°
parallelo, non ha fatto altro che legittimare l’arsenale atomico di Kim
Jong-un. Una mossa che serve a un’altra legittimazione: quella per l’Arabia
saudita del principe assassino Mohammed bin Salman di possedere la sua atomica,
un arsenale limitato ma di “prestigio” da far convivere accanto alle testate di
Israele. È lo schema di “pace” cui vogliono arrivare gli Stati uniti: un
terrore generalizzato sui cui regnare sovrani.
In fondo alla scala i sovranisti italiani
In fondo alla scala,
ultime ruote del carro, vengono i sovranisti italiani, cittadini di un
protettorato americano che promette di durare all’infinito. Sono i più beceri
di tutti perché si stanno allineando sulle posizioni Usa contro l’Iran dopo che
Teheran aveva promesso nel 2015, 30 miliardi di euro di commesse all’Italia.
L’idea è che gli Stati uniti di Trump li sosterranno in Europa se schiereremo
le navi militari a «difesa» dei porti. Anche se tutti ritengono assai
improbabile che affonderemo gommoni di migranti e navi delle Ong. I nostri
militari non sono così stupidi.
Paghiamo però
pesantemente il prezzo dei nostri errori. Ma i nostri media fanno finta di
ignorarli. All’errore di non dissociarsi dal bombardamento contro Gheddafi nel
2011 ne abbiamo aggiunto un altro ancora più esiziale. Abbiamo concesso le
nostre basi a francesi, inglesi e americani e poi ci siamo uniti ai raid.
Bombardavamo il nostro maggiore alleato, sperando forse che gli altri, come
accadde già nei Balcani nel ’99, non se ne accorgessero: stavamo andando
incontro alla peggiore sconfitta dalla seconda guerra mondiale con un altro
storico tradimento. La decisione fu presa dal presidente Napolitano mentre il
premier Berlusconi, allora indebolito e incerto, si affidò al Quirinale.
La guerra a Gheddafi ha
avuto due conseguenze. La prima è che nessuno stato europeo e del Mediterraneo
ha più creduto a una sola parola dell’Italia in politica estera: abbiamo perso
ogni credibilità. E infatti ci hanno trattato a pesci in faccia, dalla Francia
all’Egitto, agli Usa. La seconda conseguenza è stata che in sede internazionale
non abbiamo potuto reclamare ad alta voce contro i responsabili della
disgregazione della Libia. Mentre la Germania, dopo avere accolto un milione di
profughi siriani, spingeva l’Europa a pagare Erdogan per tenersi 3 milioni di
rifugiati, la Libia veniva lasciata nel caos.
Quindi abbiamo subito un
altro contraccolpo. I nostri alleati hanno sostenuto il generale Haftar che si
oppone al governo di Tripoli: un’altra fregatura perché di fatto l’Italia
appoggia i Fratelli Musulmani che tutti osteggiano, tranne Turchia e Qatar.
Altro che navi da guerra, è venuta l’ora di autoaffondarci nel Mediterraneo in
un dignitoso silenzio dei politici e dei media.
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