In ‘1984’ di Orwell, Winston Smith
si imbatte in un vecchio ritaglio di giornale che rivela che il Grande Fratello
aveva incastrato tre uomini per crimini contro lo stato. Tutte le prove del
passato in contraddizione con la “verità” mutevole del regime avrebbero dovuto
essere distrutte, ma questo scampolo era stato trascurato. Winston completò il
lavoro – anche se alla fine, anche distruggendo le prove non poteva cancellarne
la conoscenza dalla sua mente.
Ciò che Orwell non avrebbe potuto
prevedere era un mondo in cui il Grande Fratello non avrebbe avuto bisogno di
distruggere le prove, un mondo in cui le prove non esistono in forma fisica e
possono essere cambiate a volontà senza lasciare traccia. Tutte le ‘copie’ di
un giornale virtuale si aggiorneranno istantaneamente su ogni nuova ‘verità’. I
criminali del pensiero potrebbero, naturalmente, aver salvato una copia del
precedente file virtuale, o persino uno screen-grab, ma tutti questi non
saranno altro che numeri sui media. Quale prova di quale serie di cifre fosse
quella vera, quando non c’è traccia fisica e legale? Vero, falso, falsificato,
reale, nuovo, vecchio, passato, presente, causa, effetto e persino indicatore
dell’ora e firme digitali, in definitiva non sono altro che insiemi di uno e
zero senza distinzione, perché – per riscrivere un altro romanzo di Orwell –
tutti i numeri sono creati uguali, nessuno più uguale di altri. Chiunque
controlli la macchina da stampa virtuale che crea e riscriva la realtà secondo
le necessità, indossa l’anello wagneriano del Nibelungo – ha il potere di
governare il mondo.
Benvenuto nel presente. Benvenuto,
ad esempio, su Google Maps…
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