Alcuni stralci dell'audizione parlamentare di Daniele Tissone del Sindacato
Italiano Lavoratori di Polizia Cgil
Con amarezza assistiamo a una falsa quanto sfuggente rappresentazione della
realtà in cui, invocando motivazioni di necessità e urgenza inesistenti, al
Parlamento viene impedito di affrontare tematiche delicate attraverso la
dialettica democratica del procedimento legislativo.
[...]
Tutte queste costruzioni giuridiche afflittive hanno come presupposto l’insicurezza, percepita e veicolata, in gran parte, da campagne propagandistiche che instillano le paure, mentre tutte le rilevazioni e i dati oggettivi indicano i vari fenomeni criminali in diminuzione o comunque, non rispondenti all’allarme sociale suscitato.
[...]
L’incremento dell’attività sul fronte repressivo e l’inasprimento delle pene, inevitabilmente si abbatterà sul “Pianeta Giustizia”, già gravato da un ingente numero di procedimenti e processi pendenti, che cresceranno per l’effetto domino dell’aumento delle pene e del blocco della prescrizione, nonchè a seguire, sul mondo carcerario, ove sono ben note le carenze di spazi e le difficoltà vissute dai magistrati di sorveglianza e dagli operatori penitenziari.
[...]
Si assiste a una escalation della criminalizzazione delle condotte che è iniziata dall’immigrazione, dalle frontiere, ed è giunta alle riunioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero nelle piazze cuore del paese e luoghi dove i cittadini esprimono opinioni.
[...]
La ricerca del consenso da una parte carica sulle spalle delle Forze di Polizia l’aspettativa dei risultati promessi con la propaganda, mentre dall’altra, specie durante le occasioni di protesta, inasprisce la contrapposizione tra i cittadini dissenzienti, che vengono etichettati come nemici, e chi è deputato a far rispettare la legalità quindi a contemperare la difesa dei diritti di tutti, viene visto, a sua volta, come il nemico dei nemici.
[...]
Questo peggiorato clima di relazioni sociali, che vede nella sola repressione di condotte ritenute devianti o comunque difformi ed in contrasto con il pensiero e i desiderata di chi governa, rischia di portare alla strumentalizzazione delle FF.PP., viste come braccio armato e violento dell’esecutivo del momento, quasi a voler far tornare indietro di quarant’anni la storia.
[...]
Il SILP, che si riconosce nel processo di cambiamento ed evoluzione della Polizia di Stato, avviato con la riforma attuata con la L.121/81, che ha portato alla smilitarizzazione, si oppone a questo snaturamento della funzione democratica di tutela di tutte le persone e della civile convivenza, bene supremo per uno Stato ed il suo popolo nella più ampia accezione.
Tutte queste costruzioni giuridiche afflittive hanno come presupposto l’insicurezza, percepita e veicolata, in gran parte, da campagne propagandistiche che instillano le paure, mentre tutte le rilevazioni e i dati oggettivi indicano i vari fenomeni criminali in diminuzione o comunque, non rispondenti all’allarme sociale suscitato.
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L’incremento dell’attività sul fronte repressivo e l’inasprimento delle pene, inevitabilmente si abbatterà sul “Pianeta Giustizia”, già gravato da un ingente numero di procedimenti e processi pendenti, che cresceranno per l’effetto domino dell’aumento delle pene e del blocco della prescrizione, nonchè a seguire, sul mondo carcerario, ove sono ben note le carenze di spazi e le difficoltà vissute dai magistrati di sorveglianza e dagli operatori penitenziari.
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Si assiste a una escalation della criminalizzazione delle condotte che è iniziata dall’immigrazione, dalle frontiere, ed è giunta alle riunioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero nelle piazze cuore del paese e luoghi dove i cittadini esprimono opinioni.
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La ricerca del consenso da una parte carica sulle spalle delle Forze di Polizia l’aspettativa dei risultati promessi con la propaganda, mentre dall’altra, specie durante le occasioni di protesta, inasprisce la contrapposizione tra i cittadini dissenzienti, che vengono etichettati come nemici, e chi è deputato a far rispettare la legalità quindi a contemperare la difesa dei diritti di tutti, viene visto, a sua volta, come il nemico dei nemici.
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Questo peggiorato clima di relazioni sociali, che vede nella sola repressione di condotte ritenute devianti o comunque difformi ed in contrasto con il pensiero e i desiderata di chi governa, rischia di portare alla strumentalizzazione delle FF.PP., viste come braccio armato e violento dell’esecutivo del momento, quasi a voler far tornare indietro di quarant’anni la storia.
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Il SILP, che si riconosce nel processo di cambiamento ed evoluzione della Polizia di Stato, avviato con la riforma attuata con la L.121/81, che ha portato alla smilitarizzazione, si oppone a questo snaturamento della funzione democratica di tutela di tutte le persone e della civile convivenza, bene supremo per uno Stato ed il suo popolo nella più ampia accezione.
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