Israele
opera segretamente avvalendosi di un esercito di migliaia di troll, finanziato
in parte da un dipartimento del governo.
Il Ministero
degli Affari strategici è rivolto a una “guerra” globale contro il BDS, il
movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni per i diritti dei
palestinesi.
Per
occultare il suo coinvolgimento, il ministero ha ammesso di lavorare attraverso
gruppi di facciata che “non vogliono esporre la loro connessione con lo stato”.
L’esercito
di troll Act.IL è uno dei tanti gruppi di questo tipo. Si concentra sulla diffusione
della propaganda israeliana online.
Cosa fa con
il suo budget di milioni di dollari?
Act.IL è
gestito da un’ex spia israeliana che ha dichiarato che il suo team è coinvolto
in “un nuovo tipo di guerra”.
Anche se
Act.IL nega pubblicamente di essere sostenuto dal governo israeliano, il capo
dell’esecutivo del gruppo ha ammesso in ebraico di lavorare a stretto contatto
con i ministeri israeliani e, in inglese, che il suo staff è composto in gran
parte da ex spie israeliane.
Il suo nome
è Yarden Ben Yosef. L’anno scorso, aveva spiegato i metodi del suo gruppo in un
articolo per un giornale destinato ai diplomatici israeliani. Lamentava che per
quanto riguardava Gaza, in quel maggio “la narrativa palestinese sui media
mondiali prevaleva rispetto a quella israeliana”.
I cecchini
israeliani hanno massacrato più di 60 manifestanti palestinesi disarmati in un
solo giorno durante le proteste della Grande Marcia del Ritorno, ferendone
altre migliaia.
Ben Yosef
sosteneva la necessità di “inserirci” nelle discussioni online, perché i
lettori oggigiorno vedono la sezione dei commenti sotto gli articoli pubblicati
dai siti web come parte della storia.
Collegamenti
operativi
Usando
sofisticati “software di monitoraggio”, ha scritto, Act.IL ha osservato
attentamente notizie e social media la settimana prima dell’apertura della
nuova ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme – uno dei fattori scatenanti
delle proteste palestinesi.
Ben Yosef ha
spiegato che “controllare la discussione sui media online è diventata la nostra
priorità assoluta”.
Ha
rivendicato la vittoria conseguita con questi sforzi, “sbattendo con successo
in cima alla lista i commenti pro-israeliani nell’85% dei casi”.
Ha scritto
che questa strategia consente ad Israele di aggirare la sua “limitata capacità
di influenzare l’opinione pubblica mondiale durante le crisi” a causa della
“identità ufficiale” delle agenzie governative.
Presumibilmente
gruppi “di base” come Act.IL funzionano per Israele come fronte conveniente per
fare proprio questo.
In un’intervista
solo in ebraico rilasciata lo scorso anno a Forbes Israel, Ben Yosef ha reso
ancora più espliciti i collegamenti operativi di Act.IL con lo stato.
“Lavoriamo
con il Ministero degli Affari Esteri e con il Ministero degli Affari
Strategici”, ha ammesso. Ben Yosef ha aggiunto che Act.IL chiede il parere di
questi ministeri e intraprende “progetti comuni” con essi.
Ha detto che
questo è fatto “senza compenso” – affermazione indebolita da rivelazioni di
finanziamento fornite dal Ministero degli Affari Strategici nel 2017.
Quali sono
questi “progetti comuni” e come funzionano esattamente?
Messaggistica
La prima
pagina del sito web di Act.IL presenta alcuni dei suoi principali temi di
propaganda: Hamas è il male, mentre Israele è diverso, Israele “NON è uno stato
di apartheid” e gli attivisti di solidarietà con la Palestina sono contro la
“libertà di parola”.
In altre
parole, l’obiettivo è quello di diffamare i palestinesi e i loro sostenitori,
cambiando contemporaneamente il soggetto e distraendo dagli abusi dei diritti
umani compiuti da Israele.
Nel suo
whitewashing, Act.IL sembra avere un debole per le uscite imbarazzanti – una
caratteristica abbastanza tipica di falsi gruppi di base sostenuti dallo stato.
Uno slogan
che si intitola “Israel Extreme Yourself”, è descritto da Act.IL come “un modo
fresco e nuovo” per promuovere Israele attraverso “sport estremi”. Il video
mostra giovani israeliani che praticano il surf, lo snowboard e lo skydiving.
Act.IL
afferma che nelle prime 36 ore di pubblicazione “il video ha raggiunto più di
250.000 visualizzazioni e oltre 2.000 condivisioni”. Ma il video a cui il sito
Web si riferisce ha invece meno di 2.000 visualizzazioni su YouTube al momento
della stesura di questo articolo.
TRADUZIONE:
Pallywood, parola
composta da palesinese e Hollywood, è un neologismo usato per descrivere
impostura distorsione manipolazione dei media studiate per vincere la guerra
contro Israele con l’opinione pubblica. Smascherare casi di Pallywood è un
esempio della nostra strategia di attivismo online. I nostri volontari nella
situation-room hanno smascherato un post falso su Facebook che accusava
“l’aeronautica militare israeliana di uccidere i bambini a Gaza”, mostrando una
foto tratta dal film hollywoodiano “The Final Destination”. Abbiamo creato una
campagna che rivela le bugie di Hamas, più di 30 milioni di utenti sono stati
raggiunti da questa campagna, uno di questi è stato l’editore del quotidiano
tedesco RTL che ha deciso di creare un notiziario in prime-time alla TV tedesca
che ha raggiunto altri milioni con la rivelazione delle menzogne.
Un’altra
delle sue campagne è più sinistra. Implica l’uso dell’insulto “Pallywood”,
comune nella destra, per calunniare i palestinesi come bugiardi innati.
Simili
teorie di cospirazione razzista sembrano dare molte informazioni sulla
propaganda di Act.IL – il suo amministratore delegato Yarden Ben Yosef ha anche
ritweettato il famigerato islamofobo Daniel Pipes.
Le origini
Le radici di
Act.IL si trovano nel Centro interdisciplinare, o IDC, a Herzliya,
un’università israeliana con stretti collegamenti con le agenzie di
intelligence statali.
Act.IL ha
anche stretti legami con l’Israeli American Council – una lobby di destra
finanziata da Sheldon Adelson, un miliardario magnate dei casinò che è stato il
principale donatore della campagna elettorale presidenziale di Donald Trump.
L’Israeli
American Council è guidato da Adam Milstein, un magnate del settore
immobiliare, imprigionato una volta per frode fiscale.
Integrando
il finanziamento del ministero anti-BDS di Israele, Adelson ha donato anche a
Act.IL.
Yarden
Ben Yosef di Act.IL appare in un panel AIPAC del 2018 con il finanziatore di Il
progetto IsraeleAdam Milstein, e Jacob Baime, un altro funzionario della lobby
israeliana che ha ammesso privatamente di coordinarsi con il ministero anti-BDS
israeliano. (Facebook)
Come
dichiara il sito web Act.IL, l’idea dell’app è venuta dalle “situation rooms” a
breve termine che hanno operato a Herzliya durante i principali attacchi
israeliani a Gaza nel 2012 e 2014.
Ognuna di
queste “situation rooms” era intitolata in ebraico “Hasbara war room”.
Letteralmente tradotto come “spiegazione”, hasbara è una comune parola ebraica
che sta per “propaganda”.
Come
riportato da The Electronic Intifada, la “war room” del 2014 fu istituita da
Yarden Ben Yosef, allora presidente dell’unione studentesca dell’IDC.
È stato Ben
Yosef a fondare Act.IL, e continua a lavorare come amministratore delegato
dell’organizzazione.
Un rapporto
di Act.IL che è stato fatto trapelare, data la fondazione del gruppo nel 2015 –
anche se l’app non è stata ufficialmente lanciata fino al 2017.
Secondo il
suo profilo online, Ben Yosef è stato un capitano dell’intelligence militare
israeliana – “in una speciale unità di intelligence da combattimento”.
The Forward
ha riferito nel 2017 che Ben Yosef ha trascorso otto anni in quel ruolo, e che
ha ammesso che “lo staff di Act.IL è in gran parte composto da ex ufficiali dei
servizi segreti israeliani”.
Con tali
legami, non c’è da meravigliarsi se il Ministero degli Affari Strategici di
Israele non ha avuto problemi a gettare grosse somme nel progetto di Ben Yosef.
Come ha
riportato The Electronic Intifada, questo ministero anti-BDS è composto da “ex”
spie israeliane, provenienti in gran parte da Aman, l’agenzia di
intelligence militare israeliana.
Guidato da
Gilad Erdan – figura di spicco nel partito Likud – il ministero è responsabile
di una campagna di “missioni sotto copertura” con portata mondiale.
Quest’anno
una delle principali attività di Act.IL è stata la lotta contro la campagna BDS
contro l’Eurovision Song Contest che si è tenuto a Tel Aviv a maggio.
Il gruppo ha
ripetutamente dirottato sondaggi online che valutavano il sostegno pubblico al
boicottaggio.
Ad aprile,
la pubblicazione irlandese TheJournal.ie ha condotto un sondaggio chiedendo ai
lettori se appoggiassero il boicottaggio. Sebbene il sondaggio fosse
inizialmente favorevole al boicottaggio, l’ondata si è trasformata dopo che
Act.IL ha indirizzato gli utenti della sua app a votare.
Il sondaggio
si è chiuso con il 54,3% contro il boicottaggio. Prima dell’intervento di
Act.IL, quella cifra era solo del 38%.
In una chat
di gruppo privata sull’app di messaggistica crittografata Telegram, Act.IL ha
poi rivendicato “il successo” dei suoi utenti nell’aver dirottato il
sondaggio.
Nella stessa
chat di gruppo, Act.IL ha anche incoraggiato gli utenti a barare votando più
volte per truccare il sondaggio. “Ogni volta che cancelli i tuoi cookie, puoi
votare di nuovo”, venivano avvisati gli utenti.
A febbraio,
un caso simile si è verificato nel Regno Unito, dopo che Good Morning Britain,
un popolare programma televisivo, ha chiesto su Twitter se gli spettatori
sostenessero il boicottaggio di Eurovision “sulla situazione dei diritti umani
di Israele”.
Influenza
sulla campagna contro Corbyn
Nell’agosto
dello scorso anno, Act.IL ha condotto una campagna dirigendo il suo esercito di
troll a fare e promuovere commenti online contro il leader del Partito
laburista britannico Jeremy Corbyn, con l’accusa di antisemitismo.
L’app
di Act.IL ha indirizzato gli utenti a promuovere materiale che accusasse Jeremy
Corbyn di antisemitismo. (Michael Bueckert)
L’app ha
detto agli utenti di commentare su Facebook in risposta ad una storia di
Huffington Post UK in merito a presunte “osservazioni anti-Israele” di Corbyn,
che sosteneva fosse “spesso un modo per nascondere l’antisemitismo.”
E’ stato
solo uno dei tanti sforzi del governo israeliano per far deviare il percorso di
Corbyn verso il potere.
Questa
ingerenza nella democrazia britannica è arrivata quando l’isteria dei media
nell’estate 2018 era giunta al suo apice su una presunta “crisi” di
antisemitismo nel Partito laburista.
L’app ha
compiuto interventi disonesti dello stesso genere nell’attaccare la deputata
statunitense Ilhan Omar, compreso uno che indirizzava gli utenti a condividere
su Facebook un attacco bigotto rivoltole contro dalla nota islamofoba Brigitte
Gabriel.
A partire
dall’ultimo anno 4IL – un sito web istituito dal ministero degli affari
strategici di Israele per promuovere Act.IL – organizza persino una conferenza
annuale del mondo reale, alla presenza di Ben Yosef.
L’evento
riunisce sotto gli auspici del governo israeliano “esperti di social media” di
tutto il mondo.
Dal solo
Regno Unito, fra gli altri c’erano gli attivisti anti-palestinesi David Collier
e Simon Cobbs, così come l’esperto lobbista israeliano Luke Akehurst, che è
anche un attivista di destra nel partito Laburista.
Una
“mission” di Act.IL ha indirizzato gli utenti perché mettessero “mi piace e
commentassero” su un tweet che Collier aveva fatto in risposta a un articolo
apparso su The Guardian sulla rockstar Roger Waters, che sostiene il movimento
BDS. Collier ha diffamato l’articolo come “odio”.
Collier ha
parlato alla conferenza di quest’anno. Una diapositiva mostrata durante la sua
presentazione dà indicazioni sul fatto che Collier è forse un po’ paranoico.
Avvertiva che gli attivisti per i diritti dei palestinesi stanno usando
“movimenti di solidarietà”, “meeting BDS” e “libri”.
Collier,
Cobbs e Akehurst non hanno risposto alle richieste di un commento.
Le molestie
nel mondo reale
L’app Act.IL
ha anche promosso almeno uno dei siti Web anonimi che hanno come obiettivo
molestie contro studenti universitari e accademici statunitensi per il BDS.
Queste
campagne persecutorie si sono riversate negli sforzi nel mondo reale.
In The Lobby
– USA, un documentario in quattro parti girato sotto copertura dall’unità
investigativa di Al Jazeera, Jacob Baime, il direttore di un altro gruppo
legato al Ministero degli Affari Strategici spiega come ha creato “un sito web
anonimo” promosso per lanciare annunci su Facebook mirati contro “il popolo
anti-Israele”.
Puoi
guardare la relativa clip in questo video.
Alcune di
queste campagne hanno comportato diffamazione nei confronti di attivisti BDS,
comprese accuse consapevolmente false di violenza sessuale.
Le
informazioni sul finanziamento presentate dal Ministero degli Affari Strategici
nel 2017 hanno rivelato oltre 570.000 dollari di finanziamento per gli annunci
online, anche su Facebook. Gli annunci sono usciti per scopi non dichiarati, ma
è probabile che siano stati usati per promuovere i contenuti Act.IL.
Nel
documentario girato sotto copertura, Baime ha ammesso che il suo gruppo “si
coordina” con il ministero.
Anche se
Act.IL è abile nell’usare parole d’ordine sulla sua “comunità” di “volontari”,
in realtà il gruppo è finanziato dallo stato e sostenuto da ricchi donatori
della destra della lobby israeliana.
In un
recente post su Facebook scritto solo in ebraico, Ben Yosef dà un assaggio di
questa realtà.
Il post
mostra la “ex” spia israeliana che fa una presentazione di Act.IL a un gruppo
di dipendenti pubblici israeliani. Ben Yosef scrive che questo “aggiungerebbe
migliaia di volontari” a tutto “beneficio dello stato di Israele”.
È assai
opinabile che dipendenti statali che utilizzano un’app finanziata dallo stato
per diffondere propaganda di stato possano essere realmente considerati dei “volontari”.
The
Electronic Intifada ha inviato email a Facebook e Twitter per avere risposte
alle questioni sollevate in questo articolo. Facebook non ha risposto. Un
portavoce di Twitter, inizialmente ha promesso una risposta, ma non è riuscito
a inviarla.
Fino a
quando Facebook, Twitter, Google e gli altri giganti dei social media di
Silicon Valley non prenderanno seriamente in considerazione la minaccia
dell’ingerenza israeliana, la “guerra” online contro i diritti dei palestinesi
sembra destinata a continuare.
(Traduzione:
Simonetta Lambertini – invictapalestina.org)
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