Intervista di
Cristina
Mirra a Patricio Mery Bell, giornalista, attivista cileno ed
ex consigliere di Rafael Correa.
Cristina
Mirra: Puoi raccontarci il lavoro di Assange e di Wikileaks?
Patricio
Mary Bell: Julian Assange è un eroe della libertà di espressione e del diritto
di ricevere informazioni veritiere. Wikileaks segna un prima e un dopo nel modo
di fare giornalismo. Ci ha mostrato lo stato profondo dei governi assetati di
sangue *Deep State*.
La società
ha il diritto di conoscere la verità con la minor manipolazione possibile delle
informazioni. I grandi media dipendono e fanno parte del potere finanziario,
sono strumenti di difesa e di attacco di un modello iniquo e ingiusto, che
mantiene nella povertà metà della popolazione del pianeta, o anche di più,
vittima di flagranti crimini contro i diritti umani. Dietro tutto questo c’è il
sistema di concentrazione del potere e della ricchezza. Il volto più selvaggio
del sistema che è protetto dal giornalismo corporativo. Trafficanti di pseudo
verità.
In questo
contesto Julian Assange e Wikileaks sono l’altra faccia della medaglia. Un
giornalismo coraggioso, impegnato solo a favore della verità e di una vera
società dell’informazione.
Quanto
sapremmo di meno della guerra in Afghanistan e in Iraq e degli altri scenari,
senza di loro?
Non sapremmo
niente. Ricordate che queste guerre hanno avuto l’incoraggiamento e l’addolcimento
dei media che hanno portato i nostri popoli a vivere amando l’oppressore e
odiando gli oppressi.
Viviamo in
un’epoca storica in cui la battaglia comunicativa è appena iniziata. Mai prima
d’ora così tante persone hanno avuto accesso alle informazioni come ora. Oggi
ogni cittadino può essere un canale di comunicazione, un meccanismo di
controllo sociale, e ciò dispera il sistema che ha bisogno di mantenerci come
degli idioti, manipolati e schiavi dei suoi interessi economici. La verità è la
libertà e la menzogna è la schiavitù.
La lotta tra
il governo degli Stati Uniti e la Huawei, la prigionia di Julian Assange, la
censura e l’autocensura dei media sono battaglie dello stesso conflitto. Si
confrontano due visioni culturali: il multilateralismo e la pace contro
l’imperialismo e la violenza.
Julian
Assange, come nel racconto di quel ragazzino che gridava a tutti che il Re
camminava nudo, ha osato dimostrare che il “Re della Libertà” non era altro che
un criminale assetato di sangue.
Perché
Assange spaventa così tanto l’America?
Il sistema
si sbaglia sempre, cerca di uccidere il messaggero per impedire che il
messaggio raggiunga le persone. L’unica cosa che fa, ogni volta che ci prova, è
ingrandire il messaggero e catapultarlo alla gloria. Julian Assange li ha già
sconfitti, anche se per questo ha dovuto sacrificare la cosa più importante
della vita, la libertà. Il suo modo di consegnarci la verità farà storia.
Cosa ne
pensi della guerra in Iraq?
Penso che
tutte le guerre siano brutte. Iran, Libia e Afghanistan sono la stessa cosa.
Una strategia politica utilizzata a fini commerciali per appropriarsi del
petrolio proveniente da quei paesi. Nessun paese che è stato invaso dagli Stati
Uniti sta meglio di come stava prima.
Quali
effetti ha avuto questo conflitto sull’Iraq?
Direttamente
la generazione e il finanziamento di gruppi radicalizzati che hanno compiuto
attentati terroristici in Europa. Il caos sociale in Iraq, la destabilizzazione
del continente e la proliferazione della guerra come metodo di controllo.
Cosa ne
pensi delle scuse di Blair, quando ha ammesso che c’era una mancanza di prove,
vale a dire le armi di distruzione di massa?
Tardive e
ipocrite. Queste scuse appaiono solo dopo che il mondo ha scoperto la verità.
La storia di
Assange si riferisce alla libertà del giornalismo investigativo, che vuole
informare il grande pubblico.
Perché
ritieni che la figura di Assange sia particolarmente apprezzata in America
Latina?
Perché
sappiamo quanto danno può generare una menzogna, il piano Condor è stato
promosso dalla cattiva stampa, giustificato da criminali che possedevano i
media. Uno dei casi più emblematici lo abbiamo vissuto in Cile con la
partecipazione di media come El Mercurio e il suo proprietario Agustín Edwards,
a crimini contro l’umanità.
Anche perché Assange è stato accolto come rifugiato politico dall’ex presidente ecuadoriano Rafael Correa nell’ambasciata del suo paese nel Regno Unito. Ecuador e il Sud America si sono schierati a favore della verità e della libertà di espressione. Purtroppo, questa dignitosa posizione di fronte al mondo è stata gettata nella spazzatura dal governo di Lenin Moreno, che è un funzionario del sistema capitalista. Un giorno dovrà rispondere alla giustizia per aver consegnato Julian Assange e per aver violato le leggi e le convenzioni internazionali sui diritti umani.
Anche perché Assange è stato accolto come rifugiato politico dall’ex presidente ecuadoriano Rafael Correa nell’ambasciata del suo paese nel Regno Unito. Ecuador e il Sud America si sono schierati a favore della verità e della libertà di espressione. Purtroppo, questa dignitosa posizione di fronte al mondo è stata gettata nella spazzatura dal governo di Lenin Moreno, che è un funzionario del sistema capitalista. Un giorno dovrà rispondere alla giustizia per aver consegnato Julian Assange e per aver violato le leggi e le convenzioni internazionali sui diritti umani.
da
qui
In uno scambio di ruoli, per la prima volta nella storia contemporanea, un dissidente cinese chiede la libertà per un occidentale
L’artista dissidente cinese Ai Weiwei ha chiesto al Regno Unito e alle nazioni europee di bloccare l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti, dove rischia la prigione a vita.
Assange è il fondatore di WikiLeaks, che nel 2010, insieme a Chelsea Manning, ha diffuso nel mondo molti documenti riservati dell’intelligence Usa, creando innumerevoli problemi diplomatici a Washington.
In uno scambio di ruoli, per la prima volta nella storia contemporanea, un dissidente cinese chiede la libertà per un occidentale.
Ai Weiwei, che ora vive a Berlino, ha incontrato ieri Assange nella prigione di Belmarsh. Su Twitter ha dichiarato che la salute di Assange “si sta deteriorando”. Questi è in prigione da quando l’ambasciata ecuadoregna a Londra ha deciso di non dargli più asilo, dopo averlo ospitato per sette anni, per evitare l’arresto.
da qui
In uno scambio di ruoli, per la prima volta nella storia contemporanea, un dissidente cinese chiede la libertà per un occidentale
L’artista dissidente cinese Ai Weiwei ha chiesto al Regno Unito e alle nazioni europee di bloccare l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti, dove rischia la prigione a vita.
Assange è il fondatore di WikiLeaks, che nel 2010, insieme a Chelsea Manning, ha diffuso nel mondo molti documenti riservati dell’intelligence Usa, creando innumerevoli problemi diplomatici a Washington.
In uno scambio di ruoli, per la prima volta nella storia contemporanea, un dissidente cinese chiede la libertà per un occidentale.
Ai Weiwei, che ora vive a Berlino, ha incontrato ieri Assange nella prigione di Belmarsh. Su Twitter ha dichiarato che la salute di Assange “si sta deteriorando”. Questi è in prigione da quando l’ambasciata ecuadoregna a Londra ha deciso di non dargli più asilo, dopo averlo ospitato per sette anni, per evitare l’arresto.
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