“Prevenire il collasso climatico significa proteggerci da una tempesta di
bugie”. Lo scrive George Monbiot sul Guardian, tradotto da quell’indispensabile
rivista che è Internazionale. Afferma il giornalista inglese: se si trattasse
solo di una crisi climatica l’avremmo già risolta. Abbiamo soldi e tecnologie,
mancano le scelte politiche. E mancano perché la crisi climatica si scontra con
una quella epistemica. Non da oggi, da decenni viviamo una crisi di produzione e
diffusione di conoscenze. La maggior parte delle persone non sanno niente di
niente, non leggono, non si informano se non davanti alla tv o davanti allo
schermo del telefonino, non identificano più i confini di ciò che è vero e ciò
che è falso. Quindi non hanno elementi per porsi delle domande, per comprendere
i propri diritti, per decifrare la vita che vivono.
Le persone abboccano a tutto perché vivono immerse in una gigantesca ed
efficace struttura di persuasione; pura propaganda travestita da verità oggettiva,
democrazia, libertà, diritti civili. Così chi si pone dubbi e studia qualcosa
in più oltre le tabelline coglie in controluce un sistema efferato di
ingiustizie. Eleganti, ben narrate, ma bugie di una tempesta che è appena
cominciata.
La
conoscenza pubblica mai come in questa fase storica è plasmata dal potere.
Scrive saggiamente Monbiot: “La promessa della democrazia era che la vita
di tutti sarebbe migliorata con la diffusione della conoscenza: avremmo
trasformato una maggior comprensione del mondo in progresso sociale. Per un po’
ci siamo riusciti. Ora però quell’epoca sembra avviarsi alla fine…”
E come mai?
La domanda sorge spontanea. Come mai la nostra democrazia sembra un fantoccio
in mano a interessi spietati? Come mai anche il diritto internazionale, fiore
all’occhiello di una visione progressista del mondo, è bombardato? Purché
svanisce il senso morale che ci animava a vantaggio di un’indifferenza pavida?
Perché mai le persone festeggiano i successi dei miliardari anche se vanno a
intaccare il bene comune di tutti?
Una parte
fondamentale della crisi epistemica proviene dal potentissimo e cinico sistema
di informazioni? Su questo Polemos tante volte abbiamo a parlato della libertà
di stampa padronale, salvando i buoni cronisti che sono la spina dorsale delle
speranze residue… Quante volte abbiamo posto l’accento sui proprietari dei
mezzi di informazione e di comunicazione di massa? Chi ha in mano il potere
delle informazioni? Persone molto molto ricche o loro accoliti.
“Se la
democrazia è il problema che il capitale cerca sempre di risolvere, la
propaganda è parte della soluzione”, aggiunge, ineccepibile, Monbiot.
E la crisi epistemica è così declinata: la diffusione della conoscenza,
aiutando a comprendere il mondo, è terreno fertile per la democrazia. Al potere
che è forte, cavolo se è forte, la strada del progresso sociale non conviene,
quindi meglio fare a pezzi tutto, a suon di ferocia e narrazioni tossiche, in
bilico tra persuasione e propaganda.
Gli interessi di pochi stanno uccidendo il pianeta.
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