sabato 6 dicembre 2025

La tempesta di bugie - Antonio Cipriani

 

“Prevenire il collasso climatico significa proteggerci da una tempesta di bugie”. Lo scrive George Monbiot sul Guardian, tradotto da quell’indispensabile rivista che è Internazionale. Afferma il giornalista inglese: se si trattasse solo di una crisi climatica l’avremmo già risolta. Abbiamo soldi e tecnologie, mancano le scelte politiche. E mancano perché la crisi climatica si scontra con una quella epistemica. Non da oggi, da decenni viviamo una crisi di produzione e diffusione di conoscenze. La maggior parte delle persone non sanno niente di niente, non leggono, non si informano se non davanti alla tv o davanti allo schermo del telefonino, non identificano più i confini di ciò che è vero e ciò che è falso. Quindi non hanno elementi per porsi delle domande, per comprendere i propri diritti, per decifrare la vita che vivono.

Le persone abboccano a tutto perché vivono immerse in una gigantesca ed efficace struttura di persuasione; pura propaganda travestita da verità oggettiva, democrazia, libertà, diritti civili. Così chi si pone dubbi e studia qualcosa in più oltre le tabelline coglie in controluce un sistema efferato di ingiustizie. Eleganti, ben narrate, ma bugie di una tempesta che è appena cominciata.

La conoscenza pubblica mai come in questa fase storica è plasmata dal potere.

Scrive saggiamente Monbiot: “La promessa della democrazia era che la vita di tutti sarebbe migliorata con la diffusione della conoscenza: avremmo trasformato una maggior comprensione del mondo in progresso sociale. Per un po’ ci siamo riusciti. Ora però quell’epoca sembra avviarsi alla fine…”

E come mai? La domanda sorge spontanea. Come mai la nostra democrazia sembra un fantoccio in mano a interessi spietati? Come mai anche il diritto internazionale, fiore all’occhiello di una visione progressista del mondo, è bombardato?  Purché svanisce il senso morale che ci animava a vantaggio di un’indifferenza pavida? Perché mai le persone festeggiano i successi dei miliardari anche se vanno a intaccare il bene comune di tutti?

Una parte fondamentale della crisi epistemica proviene dal potentissimo e cinico sistema di informazioni? Su questo Polemos tante volte abbiamo a parlato della libertà di stampa padronale, salvando i buoni cronisti che sono la spina dorsale delle speranze residue… Quante volte abbiamo posto l’accento sui proprietari dei mezzi di informazione e di comunicazione di massa? Chi ha in mano il potere delle informazioni? Persone molto molto ricche o loro accoliti.

“Se la democrazia è il problema che il capitale cerca sempre di risolvere, la propaganda è parte della soluzione”, aggiunge, ineccepibile, Monbiot.

E la crisi epistemica è così declinata: la diffusione della conoscenza, aiutando a comprendere il mondo, è terreno fertile per la democrazia. Al potere che è forte, cavolo se è forte, la strada del progresso sociale non conviene, quindi meglio fare a pezzi tutto, a suon di ferocia e narrazioni tossiche, in bilico tra persuasione e propaganda.

Gli interessi di pochi stanno uccidendo il pianeta.

da qui

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