E’ tutto ibrido, gente! Si porta, va di moda, fa fico. E
a pensarci bene, beh, sì, tutto può essere guerra ibrida, Metti che ti
prenotano la visita urgente tra due anni, sarai portato a pensare che è una
mossa di guerra ibrida per minare la tua fiducia nello Stato e iscriverti ai
russi. Quindi ok, ci sto, guerra ibrida! La commissione europea corre ai ripari
e annuncia uno Scudo Democratico, che servirebbe a controllare il flusso
infinito e costante delle informazioni, e a decidere se si tratta di un attentato
alla stabilità europea, alla democrazia, alla sicurezza, e insomma, alla fine,
se una cosa si può dire oppure no. Presentato (già nel 2024) come una
sentinella della verità, contro le fake news, la disinformazione e le
interferenze straniere, lo scudo rischia di diventare una notevole manganellata
alla libertà d’espressione, perché il problema eterno delle cose ibride è
stabilire il grado di ibridazione e soprattutto chi lo decide.
Non voglio negare a priori che esista da qualche parte (a San
Pietroburgo? A Mosca?) una stanza buia da cui hacker espertissimi ci inondano
di false informazioni, per carità. Diciamo che da abituale consumatore di
informazione, scritta, orale, visiva, stampata, social, non mi sembra il
principale problema del momento. Mi sento spiato? Osservato? Monitorato? Certo
che sì: basta che io dica al mio amico Gino che intendo comprare uno zaino, che
in meno di un’ora ho il telefono e il computer pieni di zaini, offerte per
zaini, zaini pazzeschi e all’improvviso tutti vogliono vendermi uno zaino.
Avrei bisogno di uno scudo democratico, in effetti.
Naturalmente, lo scudo di Ursula pensa soprattutto ai russi,
lo capisco. Con lo stesso zelo con cui dobbiamo passare risorse dal welfare
alle armi, per difenderci, dovremmo cedere un po’ di libertà d’espressione per
proteggerci dalla peste ibrida, che sarà mai! Il piano (Media Resilience)
prevede anche finanziamenti ai media “indipendenti e locali”, qualunque cosa
significhi, soldi comunque erogati dalla Commissione, quindi indipendenti per modo
di dire.
Ma non importa: se l’obiettivo è difendersi dagli agenti di
potenze straniere, io ci sto. Per esempio ricordando che l’intera informazione
elettronica del pianeta è in mano a quattro, forse cinque persone,
multimiliardarie, che erano quasi tutte all’incoronazione dell’Imperatore
d’America, alla cui elezione hanno contribuito con fior di milioni. Sono una
manciata di aziende, molto più potenti degli Stati nazionali, a proposito di
risorgente nazionalismo, che decidono cosa venderci, come, quando, quali sono
le notizie che ci possono interessare, quali quelle che possiamo scrivere o
condividere, che posseggono i nostri dati e che sanno di noi più di quanto ne
sappiano mogli, mariti, colleghi e amici stretti. Insomma, sì, c’è una guerra
ibrida, con pochi e potentissimi attori che la guidano – un monopolio
planetario protetto dalla prima potenza mondiale, quella dell’Imperatore di
prima – che sfuggono a qualsiasi regolamentazione, e la stiamo perdendo alla
grande. Non è da questo che ci difenderà uno “scudo democratico”, temo. Temo
che servirà di più a controllare quel che si legge e si scrive, se sia o meno
allineato, se “il nemico ti ascolta”, o addirittura ti parla per bocca di
Farfallina71 o attraverso un convegno universitario sgradito, o un media non
conforme che non si riesce a controllare in altro modo. Intanto, per la mia
personale guerra ibrida, un post-scriptum: l’ho comprato, lo zaino, potete
smetterla di importunarmi.
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