giovedì 25 dicembre 2025

Referendum sulla separazione delle carriere, via con le firme per fermare il colpo di mano - Antonella Mascali


Il governo si sente in un angolo. Forzare la mano per fissare al 5 o al 15 marzo il referendum sulla riforma della separazione delle carriere e dei due Csm non sembra più così facile anche se lo vuole fortemente, perché teme che una campagna più lunga giochi a favore di chi spiega “l’inutilità” e la “pericolosità” della riforma.

Non a caso il decreto di lunedì del Consiglio dei ministri fissa solo il voto: non più nella sola giornata di domenica, ma anche di lunedì.

La data, però, non c’è. Segno che vacilla la sua interpretazione sui generis del combinato Costituzione-legge ordinaria, secondo la quale l’iter per la data del referendum si calcolerebbe a partire dall’ordinanza di novembre della Cassazione, che ha ammesso il quesito referendario in seguito alla raccolta di firme dei parlamentari della maggioranza e dell’opposizione. Solo così potrebbe fissare la data ai primi di marzo.

Ma a rompere le classiche uova nel paniere di Palazzo Chigi e della maggioranza di centrodestra sono stati 15 cittadini “volenterosi” che il 19 dicembre hanno promosso la raccolta di 500 mila firme per chiedere anche loro il referendum, come previsto dall’articolo 138 della nostra Carta. Sono magistrati in pensione e avvocati per il No.

Fra loro, gli ex consiglieri di Cassazione Antonella Di Florio e Pino Salmé e gli avvocati Piero Panici e Carlo Guglielmi, che è il portavoce.

“La Costituzione – ha detto Guglielmi – consente alla cittadinanza di promuovere una richiesta di iniziativa popolare per sollecitare la partecipazione consapevole e per sviluppare la campagna referendaria coi tempi più opportuni. Chiediamo al governo che venga rispettato il diritto di raccogliere le firme entro il 31 gennaio”. Se alla scadenza saranno raccolte 500 mila firme, l’ufficio centrale della Cassazione si esprimerà sulla loro legittimità e sul quesito referendario ed emanerà un’ordinanza. È il momento in cui il Consiglio dei ministri può deliberare il referendum. Spetta al presidente della Repubblica, però, entro 60 giorni, emanare il decreto.

La data del referendum viene fissata “in una domenica (e anche lunedì con la nuova norma, ndr) compresa tra il 50° e il 70° giorno successivo all’emanazione del decreto”.

Se si rispetta la Costituzione, l’iter per il decreto presidenziale non può che avviarsi all’inizio di febbraio e la data del referendum non può essere prima di fine marzo, più verosimilmente metà aprile. I “tre mesi” per la delibera del Cdm, infatti, non si contano dalla data dell’ordinanza della Cassazione di novembre (in seguito al quesito dei parlamentari) poiché non si può comprimere il diritto dei cittadini alla raccolta delle firme, che scade a fine gennaio. È questa l’interpretazione che danno i costituzionalisti rifacendosi all’articolo 138 della Carta, combinato con la legge del 1970 (articolo 15). D’altronde è la stessa interpretazione data dai governi Amato e Conte-2, rispettivamente nel 2001 e nel 2020 per i referendum sul Titolo V della Costituzione e sul taglio del numero dei parlamentari.

Ad appoggiare i 15 cittadini “volenterosi” anche il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale presieduto dal professor Massimo Villone e che ha nell’esecutivo, tra gli altri, Alfiero Grandi, Silvia Manderino (vicepresidenti) e Domenico Gallo. Il quesito pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 20 dicembre è il seguente: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare’ approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 253 del 30 ottobre 2025, con la quale vengono modificati gli artt. 87 comma 10, 102 comma 1, 104, 105, 106 comma 3, 107 comma 1 e 110 comma 1 della Costituzione?”. Rispetto a quello dei parlamentari indica tutti gli articoli che saranno modificati: “Abbiamo formulato un quesito parzialmente diverso, ha spiegato l’avvocato Guglielmi, per rendere evidente che è in gioco l’equilibrio dei poteri dello Stato così come previsto dai Costituenti”.

Chiunque può firmare con Spid o con Cie sulla piattaforma pubblica.

da qui

Nessun commento:

Posta un commento