Quando un esercito occupante subisce azioni di
guerra, nel paese occupato, da militanti del paese occupato, gli occupati che
combattono contro gli occupanti le chiamano “resistenza (all’invasore)”, gli
occupanti le chiamano “vili attentati terroristici”.
Le hanno chiamate missioni di pace, per evitare
problemi con l’articolo 11 della Costituzione, poi un ministro del governo che
fa la missione di pace (cioè vanno i soldati, non loro) dice che non bisogna
essere ipocriti, quella in Afghanistan è una guerra.
Chi si ricorda di Abu Grahib (qui o qui) e del bombardamento di un ospedale, all'inizio di ottobre del 2015 (qui o qui)?
Qualche mese fa i generali si sono offesi, poverini, perché qualcuno
che rappresenta alcune famiglie di militari morti in Afghanistan parla di guerra
inutile.
Intanto sono iniziati i colloqui di pace fra il governo di Kabul e i
talebani, alla presenza di osservatori degli Stati Uniti e della Cina (europei
non pervenuti).
E, chissà, fra qualche anno i "terroristi" potrebbero essere nostri alleati, scherzi della Storia- franz
E, chissà, fra qualche anno i "terroristi" potrebbero essere nostri alleati, scherzi della Storia- franz
L'8 agosto
1944 fu compiuto un attentato con due ordigni esplosivi contro un camion
tedesco (targato WM 111092) parcheggiato in viale Abruzzi a Milano. In
quell'attentato non rimase ucciso alcun soldato tedesco (solo l'autista Heinz
Kuhn, che dormiva nella cabina di guida, riportò lievi ferite) ma provocò la
morte di sei cittadini milanesi e il ferimento di altri undici.
La mattina del 10 agosto 1944, a Milano, quindici partigiani vennero prelevati dal carcere di San
Vittore e portati in Piazzale Loreto, dove furono fucilati da un plotone di
esecuzione composto da militi fascisti del gruppo Oberdan della legione «Ettore Muti» guidati dal capitano Pasquale Cardella,
che agiva agli ordini del comando tedesco, in particolare del capitano delle SS Theodor
Saevecke, noto in seguito come boia
di Piazzale Loreto, allora comandante del servizio di sicurezza (SD) di
Milano e provincia (AK Mailand).
Nel comunicato del comando della sicurezza nazista, si
afferma che la strage fu attuata come rappresaglia per l'attentato consumato in
viale Abruzzi.
Disse Mussolini: “Il sangue
di piazzale Loreto lo pagheremo molto caro”
…L’attacco
partigiano di Via Rasella fu un attentato terroristico?
«No, fu una battaglia, come ha detto Giorgio Amendola...
«No, fu una battaglia, come ha detto Giorgio Amendola...
…L'articolo 11 della Costutuzione Italiana
sancisce: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà
degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…
…L'11 agosto il ministro degli esteri Frattini, circa la
missione in Afghanistan, aveva dichiarato al Corriere della Sera:
"Credo sia sbagliato adattare alla partecipazione del
contingente italiano le regole del codice militare di pace, perché pace non
c'è", "basta ipocrisie, qui non si tratta di esercitazioni. Dovremmo
prevedere un codice che ci permetta di includere le azioni per creare la
pace". E poi: "Togliamo il velo dell'ipocrisia. Ragioniamo su un
mondo che 35, 40 anni fa, o 61 anni fa quando è entrata in vigore la nostra
Costituzione, non era neanche immaginabile".
Ed eccolo qui davanti a noi il mondo che, quando è entrata
in vigore la nostra Costituzione, non era immaginabile. I padri della nostra
Costutuzione mai avrebbero immaginato che sarebbero stati inviati soldati
italiani a farsi ammazzare in una missione di guerra.
Intanto la vera missione "di forza" che lo Stato
dovrebbe vincere - quella contro la mafia - la stiamo perdendo in modo poco
onorevole giorno dopo giorno. E, mentre diciamo di voler garantire la libertà
in Afghanistan, lo scrittore Roberto Saviano vive nascosto perché altrimenti
l'ammazzano.
Che vergogna. Che tristezza.
(Che cos'e' PeaceLink
Un breve testo per capire di più l'associazione
30 settembre 2004
Peacelink è una associazione di volontariato dell' informazione che dal
1992 offre una alternativa ai messaggi proposti dai grandi gruppi editoriali e
televisivi. PeaceLink collabora con associazioni di volontariato, insegnanti,
educatori ed operatori sociali che si occupano di Pace, nonviolenza, diritti
umani, liberazione dei popoli oppressi, rispetto dell'ambiente e libertà di
espressione. Tutti i volontari di PeaceLink svolgono il loro lavoro a titolo
puramente gratuito, per dare voce a chi non ha voce.)
“La conferenza intitolata “Afghanistan,
quanto ci resta?”, organizzata martedì nella sala conferenze della regione
Lazio, per mano dell'Associazione “ Caduti di guerra in tempo di pace”, è stata
troncata rovinosamente dai vertici della Difesa che ne hanno determinato la
brusca e inaspettata interruzione….
…Dopo aver introdotto la tematica, intervengono i
genitori di 4 caduti. Inizia Annarita Lomastro, madre del Caporal Maggiore
David Tobini nonché fondatrice dell'Associazione, poi la moglie del Caporal
Maggiore Capo Francesco Langella, i genitori del Caporal Maggiore Alessandro Di
Lisio ed in fine i genitori del Caporal Maggiore Scelto Francesco Saverio
Positano. Diverse le sorti dei loro affetti, come anche le loro storie. Ad
accomunarli è il vuoto lasciato dai propri cari, la necessità di onorare i loro
nomi fino alla morte e il desiderio di convincere lo stato italiano a prendersi
le proprie responsabilità, perchè, come ripetono più volte-“L'Afghanistan non
lo abbiamo chiesto noi”-.
Poi inizia la “parata” militare, intervallata dagli interventi di alcuni relatori. La situazione inizia a vacillare già al termine dell'intervento del generale Giuseppe Nicola Tota, a cui la moglie del Caporal Maggiore Capo Francesco Langella domanda il motivo che impedisce ai familiari dei caduti, di recuperare il fascicolo degli stessi senza assoldare un legale a loro spese. Il generale, prendendo il centro della scena, asserisce ad alta voce, quasi urlando, che non si trova alla conferenza per dare risposte , che è una questione legale e che lo farebbe chiunque-”Per qualsiasi attività”.
L'evento, già in picchiata, raggiunge la definitiva caporetto a pochi minuti dall' inizio dell'intervento dell'Avvocato Giorgio Carta. Durante l'esposizione del suo punto di vista, evidenzia come l'intervento delle truppe italiane in Afghanistan vada a collidere con l'articolo 11 della Costituzione, che-”Ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”-.
Quando il suo discorso tocca il bilancio della-”Guerra inutile”-, dalla platea irrompe il Generale Marco Bertolini, che arriva a definire i pensieri del legale, sebbene distanti dai suoi,-”Masturbazioni mentali”-. Con il supporto del Generale Giuseppe Nicola Tota, ne segue una sequela di urla, che cessano solo al momento della “ritirata strategica” di tutti i presenti in divisa, colpevoli di voltare ancora una volta le spalle ai familiari dei caduti in missione, che vogliono rispetto ancor prima delle risposte.
Poi inizia la “parata” militare, intervallata dagli interventi di alcuni relatori. La situazione inizia a vacillare già al termine dell'intervento del generale Giuseppe Nicola Tota, a cui la moglie del Caporal Maggiore Capo Francesco Langella domanda il motivo che impedisce ai familiari dei caduti, di recuperare il fascicolo degli stessi senza assoldare un legale a loro spese. Il generale, prendendo il centro della scena, asserisce ad alta voce, quasi urlando, che non si trova alla conferenza per dare risposte , che è una questione legale e che lo farebbe chiunque-”Per qualsiasi attività”.
L'evento, già in picchiata, raggiunge la definitiva caporetto a pochi minuti dall' inizio dell'intervento dell'Avvocato Giorgio Carta. Durante l'esposizione del suo punto di vista, evidenzia come l'intervento delle truppe italiane in Afghanistan vada a collidere con l'articolo 11 della Costituzione, che-”Ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”-.
Quando il suo discorso tocca il bilancio della-”Guerra inutile”-, dalla platea irrompe il Generale Marco Bertolini, che arriva a definire i pensieri del legale, sebbene distanti dai suoi,-”Masturbazioni mentali”-. Con il supporto del Generale Giuseppe Nicola Tota, ne segue una sequela di urla, che cessano solo al momento della “ritirata strategica” di tutti i presenti in divisa, colpevoli di voltare ancora una volta le spalle ai familiari dei caduti in missione, che vogliono rispetto ancor prima delle risposte.
Per la prima volta in 13 anni di guerra il governo
dell’Afghanistan e i talebani si sono incontrati in forma ufficiale per avviare
i negoziati di pace. Al round di colloqui, che si è svolto in Pakistan
vicino Islamabad, hanno partecipato anche osservatori di Stati Uniti e Cina. Il
governo di Kabul ha auspicato che i negoziati “avviino un processo per evitare
ulteriori distruzioni del Paese e per costruire il cammino verso una pace
durevole”…
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