giovedì 1 ottobre 2015

Schiave del potere – Lydia Cacho

Lydia Cacho fa il giro del mondo della prostituzione e della pedofilia, del potere e dell'economia, delle schiave e degli schiavi, della violenza e del dolore, dei ricatti e degli inganni, dei "datori di lavoro" e dei clienti, delle fughe impossibili (poche quelle riuscite) e delle vendette.
il mondo come è e non lo sai, sempre molto peggio delle illusioni e delle speranze.
forse il mondo è sempre stato così, ma non lo sapevamo, forse.
adesso lo sappiamo, e girare la faccia non cambia niente.
questo libro è un bagno di realtà inevitabile - franz





…Lydia Cacho narra il suo viaggio che parte dalla Turchia, e tocca di volta in volta Palestina, Israele, Giappone, Cambogia, Cina, Birmania, Argentina, Messico. Un viaggio rischioso in cui l’autrice intervista funzionari dello Stato, polizia, vittime della tratta e organizzazioni che agiscono per contrastare il traffico umano. Cacho è ben consapevole dei pericoli che corre: già nel 2005 è stata imprigionata e torturata nel suo paese dopo avere pubblicato il libro Los demonios del Edén: el poder que protege a la pornografia infantil, in cui denunciava lo sfruttamento pornografico minorile e una rete criminale in cui apparivano numerosi funzionari del governo, politici, imprenditori e trafficanti di droga. Nel 2007 la Corte Suprema del Messico ha sentenziato che l’arresto della Cacho era ingiustificato, ma le minacce non si sono fermate, così come non si è fermata la sua attività.
Tanti sono i frammenti di vita che ha raccolto nel suo itinerario intorno al mondo – come la storia della signora King, ex moglie di un membro delle triadi, la mafia cinese da secoli presente in Cambogia. Qui il governo favorisce i cinesi perché «a differenza degli europei, non credono nei diritti umani» e «a loro non importa che a lavorare per dodici ore di fila siano bambini di dodici anni». La donna, che ha collaborato con l’indagine di Lydia Cacho e in seguito, dopo avere lasciato il paese, è stata accolta in un rifugio europeo, racconta a proposito della mafia sino-malese, di cui l’ex marito è un affiliato: «Le bambine vengono utilizzate per due anni: poi, dopo averle sfruttate per il turismo sessuale, le mandano nelle fabbriche tessili, di cui sono soci. La loro banda è specializzata in vergini»…

Ci sono libri che dovrebbero essere letti per rimettere ordine nelle scale di valori. Per mantenere (o ripristinare, se necessario) gerarchie e priorità. Possono essere come gli schiaffi che vengono dati ai pazienti sotto anestesia per risvegliarli dopo un’operazione chirurgica. E questo è uno di quelli. Lo squarcio che apre sul mondo femminile è ben diverso da quello delle polemiche sull’impiego dei corpi delle donne nei media. La realtà su cui Lydia Cacho punta il suo sguardo, a rischio della sua stessa incolumità, è molto distante dai riflettori del cinema, della televisione, dei rotocalchi. E’ qualcosa che si considera appartenente al passato, relegato in tempi e luoghi lontani, ed invece è vivo e presente: la schiavitù. E’ un mondo fatto di silenzi, ombre e violenza. Dove non ci sono veline che si esibiscono in vestiti succinti, ballando sotto le luci di uno studio televisivo al ritmo di qualche successo musicale. Non ci sono soubrette dalle forme procaci che giocano a flirtare col pubblico in trasmissioni nazional popolari. E non ci sono personaggi che ottengono soldi e fama in proporzione ai centimetri di pelle mostrati su calendari o su riviste per uomini. La realtà raccontata dalla giornalista messicana è anonima, scura e desolata. E’ il mondo dello sfruttamento delle donne e delle bambine, ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi per soddisfare i piaceri – quando non le violente fantasie – di chiunque possa (e voglia) permetterselo…

Ma contro le mafie e la spietatezza di certo capitalismo globalizzato, nessun provvedimento legislativo, né internazionale né nazionale può davvero rappresentare la panacea. Non a caso troppo spesso le leggi non sono applicate, specie per quel che riguarda la perseguibilità degli sfruttatori, mentre le convenzioni internazionali contro la tratta pure esistenti sono spesso vanificate dalla potentissima struttura globalizzata dei mercati criminali di esseri umani a fronte della rigidità delle burocrazie nazionali. “Sarebbe magnifico se un solido corpus giuridico consentisse di farla finita con tanti secoli di oppressione e tante storie di donne e bambine deprivate di se stesse, ma non c’è paese in cui si compiano sforzi per crare autentiche condizioni di uguaglianza. In una cultura che si regge su valori misogini e patriarcali il corpo femminile è visto come un oggetto che può essere comprato, venduto, utilizzato e gettato via. Le donne sono educate a sottomettersi a determinate regole, e gli uomini istruiti a riprodurle senza metterle in discussione” – scrive la Cacho.
La vera, unica soluzione è quindi lavorare anche dal basso sulla cultura, sull’educazione alla sessualità e alla parità tra i generi, sull’innalzamento delle condizioni di vita e l’aumento delle opportunità per le donne, sulla riduzione delle sperequazioni tra nord e sud del mondo e tra ricchi e poveri. Sulla corretta informazione, contro la banalizzazione e lo sdoganamento della prostituzione, in modo che sia chiaro che la tratta di persone non è un problema a sé, ma è parte costitutiva dell’industria globale del sesso…



2 commenti:

  1. Ho poche parole, ma voglio condividere sui social...

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  2. leggi anche questo:
    http://stanlec.blogspot.it/2015/09/i-demoni-delleden-lydia-cacho.html

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