Probabilmente è stata una coincidenza a riportarmi indietro di vent’anni.
Quando sono arrivata a Jenin a settembre, non mi aspettavo di rivivere
questa sensazione travolgente. Jenin è sempre la stessa fiamma
inestinguibile che ospita giovani senza paura che non sono intimiditi da alcuna
potenziale invasione israeliana.
Il successo della fuga dalla prigione di Jalbou è
stato il motivo per cui ho trascorso diversi giorni e notti in città. È
stato come tornare al 2002, quando Jenin visse qualcosa di unico, diverso da
qualsiasi altra città della Cisgiordania. Verso la fine dell’Intifada
di Al-Aqsa, cittadini armati si sparpagliarono per tutta la città e sfidarono
pubblicamente le forze di occupazione a fare irruzione nel campo.
Nel 2002, Jenin divenne una leggenda nella mente di molti. La battaglia che
ebbe luogo nel campo in quell’aprile contro le forze di occupazione è ancora
potentemente presente nella mente dei suoi abitanti, anche di quelli che quando
avvenne non erano ancora nati.
Tornando a Jenin ora, 20 anni dopo, ho incontrato molti volti familiari. In
un ristorante ho incontrato Mahmoud che mi ha accolto con la domanda: “Ti
ricordi di me?” “Sì”, risposi, “mi ricordo di te”. È difficile dimenticare quel
viso e quegli occhi. Ha continuato: “Sono stato rilasciato dal carcere pochi
mesi fa”. Mahmoud era ricercato dagli israeliani quando l’avevo incontrato
durante gli anni dell’Intifada.
Ho rivissuto quei sentimenti di ansia e di orrore che provavamo ogni volta
che incontravamo una persona armata nel campo. Mahmoud è uno dei fortunati; è
stato imprigionato e rilasciato, ma i volti di molti altri si sono trasformati
in simboli o meri ricordi per gli abitanti di Jenin e per i palestinesi in
generale.
Durante questa visita non abbiamo avuto difficoltà a trovare un posto dove
alloggiare, a differenza di dieci anni fa quando dovevamo stare in case di
persone che non conoscevamo. A quel tempo, non c’erano alberghi e le
persone ci aprivano le loro case .
A prima vista, la vita a Jenin può sembrare normale, con ristoranti, hotel
e negozi che aprono le porte ogni mattina. Ma a Jenin abbiamo la sensazione di
essere in un piccolo villaggio in cui si controlla ogni estraneo che entra. In ogni strada, la
gente chiede alla troupe: “Siete della stampa israeliana?” “No, veniamo da
Al-Jazeera”. Le targhe gialle dei veicoli israeliani suscitano sospetto e
paura. L’auto è stata fotografata e la fotografia è stata fatta circolare più
volte prima che il nostro movimento in città diventasse familiare agli
abitanti.
A Jenin abbiamo incontrato persone che non hanno mai perso la speranza; non
hanno permesso alla paura di infiltrarsi nei loro cuori e non sono stati
spezzate dalle forze di occupazione israeliane. Probabilmente
non è un caso che i sei prigionieri che sono riusciti a fuggire provengano
tutti dalle vicinanze di Jenin e del campo.
Per me, Jenin non è una storia effimera nella mia carriera
e nemmeno nella mia vita personale. È la città che può alzarmi il
morale e aiutarmi a volare. Incarna lo spirito palestinese che a volte trema e
cade ma, al di là di ogni aspettativa, si rialza per perseguire i suoi voli e i
suoi sogni.
E questa è stata la mia esperienza di giornalista; nel momento in cui sono
fisicamente e mentalmente esausta, mi trovo di fronte a una nuova, sorprendente
leggenda.
Può emergere da una piccola apertura, o da un tunnel scavato nel
sottosuolo.
Shireen Abu Aqleh: da 24 anni mi
occupo del conflitto israelo-palestinese per conto di Al Jazeera. Oltre alla
questione politica, la mia preoccupazione è stata e sarà sempre la storia umana
e la sofferenza quotidiana del mio popolo occupato. Prima di entrare ad Al
Jazeera , sono stata co-fondatrice di Sawt Falasteen Radio. Nel corso della mia
carriera, ho seguito quattro guerre contro la Striscia di Gaza e la guerra
israeliana in Libano nel 2009, oltre alle incursioni in Cisgiordania. Inoltre,
ho seguito eventi negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Turchia e in Egitto.
Fonte e versione originale in inglese: This Week in Palestine
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente
uguali” – Invictapalestina.org
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