mercoledì 25 maggio 2022

Il benaltrismo a sostegno dei miliardari - Gianluca Cicinelli

 

Le morti per povertà sono talmente ignorate da non rientrare nemmeno nel dominante “benaltrismo” (quell’espediente retorico che consiste nell’eludere un tema o un problema posto in una discussione, adducendo l’esistenza di altre problematiche più impellenti) con cui i nostrani “soldatini di Putin” tentano di sminuire le responsabilità della Russia nella invasione dell’Ucraina. In alternativa alla guerra in corso vengono ricordate le invasioni di Usa e Nato in Iraq e Afghanistan, giustissimo, la guerra in Siria, centinaia di migliaia di morti ignorati, la guerra in Yemen, di cui non importa davvero niente a nessuno purtroppo, e via dicendo. A parte l’ovvia constatazione che dieci torti non fanno una ragione, il punto da mettere in evidenza è un altro: anche il più attento commentatore di fatti internazionali e interni non considera tra i mali del mondo devastanti – come e più di una guerra – la povertà e la fame.

Affamare e assetare popoli interi non viene mai considerato parte di una guerra in cui non esiste il cessate il fuoco. Viene vissuto come una sorta di fatalità. Come dire di qualcuno che è morto per una malattia, per un incidente di macchina, per un fulmine caduto su di un albero. Prendiamo l’ultimo rapporto Oxfam, rilanciato poche ore fa in apertura del meeting annuale del World Economic Forum in corso a Davos. Il rapporto ci dice che 2 milioni di persone ogni 48 ore finiscono in povertà estrema. Riuscite a rendervi conto dell’enormità della cifra? Eppure il focus dei titoli dei giornali non riguarda i poveri, parla dei ricchi: “La pandemia ha prodotto 573 nuovi miliardari, mentre aumenta la povertà estrema”. “573” è una cifra precisa. “Aumenta la povertà estrema” è generico e rischia di non significare nulla di concreto. Ma l’Oxfam non fa una denuncia vaga, ci spiega che dopo il covid e con le guerre in corso “ogni 33 ore un milione di persone in più potrebbe scivolare sotto la soglia che delimita la condizione di povertà estrema, per un totale di 263 milioni di persone”. Nessuna guerra produce tanti morti. Nessuna commozione per quell’ottavo di popolazione mondiale in crescita che crepa sotto l’attacco silenzioso di fame e sete.

L’87% dei cittadini nei Paesi a basso reddito non ha ancora completato il ciclo vaccinale. Questo dice l’Oxfam. I salari anche nei paesi considerati più ricchi rimangono stagnanti e i lavoratori sono esposti a un aumento esorbitante del costo della vita se paragonato agli ultimi decenni. “Un lavoratore che si trova nel 50% degli occupati con retribuzioni più basse, dovrebbe lavorare 112 anni per guadagnare quello che un lavoratore nel top 1% guadagna in media in un solo anno”. E con cosa fanno i soldi i multimiliardari? Con energia, farmaci e cibo BP, Shell, Total Energies, Exxon e Chevron fanno 2.600 dollari di profitto al secondo. Nel settore alimentare, la pandemia ha prodotto 62 nuovi miliardari. Insieme ad altre tre imprese, la famiglia Cargill controlla il 70% del mercato agricolo globale. Dallo Sri Lanka al Sudan, a causa dei prezzi dei prodotti alimentari il 60% dei Paesi a basso reddito è sull’orlo della crisi a causa del debito.

Rispetto ai Paesi più ricchi, in quelli in via di sviluppo si spende più del doppio del reddito per il cibo. Ogni 48 secondi una persona muore di fame nel Corno d’Africa. 260 mila persone sono morte di fame in Somalia, 130 mila erano bambini, soltanto nella crisi alimentare del 2011. Ricordate di averne letto o sentito parlare mentre erano in corso l’invasione dell’Afghanistan e l’occupazione dell’Iraq? No, perchè non fa notizia. Ora un’altra carestia sta per abbattersi su Somalia, Kenya ed Etiopia. La peggiore siccità nella regione degli ultimi 40 anni, il covid e l’aumento dei prezzi dei generi alimentari, causato dalla guerra in Ucraina, hanno lasciato quasi mezzo milione di persone in Somalia ed Etiopia in condizioni prossime alla carestia. Secondo l’Onu 350mila bambini somali potrebbero morire prima dell’estate. Ma di loro non importa niente a nessuno.

C’è allora un ultimo ragionamento da fare, ancora più inascoltato del resto. Il nemico dell’umanità è il capitalismo, la riduzione a merce della vita umana. Purtroppo in occidente sono rimasti soltanto i papa boys a denunciarlo, del tessuto politico che lottava a fianco degli ultimi non rimane quasi più niente, a parte la carità. Ma non è con la beneficenza religiosa o con l’appello alle coscienze che si affronta il problema. Per molti decenni del secolo scorso milioni di persone hanno ritenuto che esistesse un’alternativa economica concreta nel blocco di Paesi che s’ispirava al socialismo reale. Era in realtà un capitalismo di stato ancora più spietato di quello occidentale. Ma il punto vero è che oggi neanche sul piano teorico esistono alternative al modello di produzione liberista. L’illusione o l’utopia di un diverso sviluppo possibile dell’umanità, se togliamo poche voci isolate che si levano tra gli economisti dall’India o dai sostenitori di decrescita e sviluppo sostenibile anche per il clima in occidente. Per questo si continua a morire di fame al ritmo di undici persone ogni minuto mentre noi giriamo la testa dall’altra parte. Per questo è più semplice parlare dei 573 nuovi miliardari che dei nuovi 263 milioni di persone in povertà estrema.

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