sabato 28 maggio 2022

“David Rossi è stato ucciso”: l’intercettazione dell’ex di Forza Italia imputato nel processo per ‘ndrangheta in Calabria - Lucio Musolino

 

David Rossi? “Non si è suicidato. È stato ucciso”. Il commento sulla morte, nel 2013, dell’ex capo area comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, è dell’ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli, imputato per concorso esterno con la ‘ndrangheta nel maxi-processo Rinascita-Scott. Su quell’intercettazione, registrata nel marzo 2018 dai carabinieri del Ros, e sui rapporti tra Pittelli e l’ex presidente dell’Mps Giuseppe Mussari emersi durante le indagini, la Commissione parlamentare d’inchiesta ha sentito ieri il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.

Il magistrato ha parlato per quasi due ore durante la sua audizione che, in gran parte, si è svolta in seduta segreta. “Nel corso delle indagini durate due anni – ha spiegato Gratteri – oltre a intercettare tanti indagati provenienti dalla zona di Vibo Valentia, la Procura di Catanzaro ha intercettato anche l’avvocato Giancarlo Pittelli e nell’attività intercettiva è emersa una conversazione del 28 marzo 2018, tra il Pittelli e l’avvocato Guido Contestabile che all’epoca dei fatti non era suo difensore nel corso della quale i due commentano la morte di David Rossi”. Contestabile, che non è indagato, è oggi uno dei due legali che difende Pittelli nel maxi-processo in corso all’aula bunker di Lamezia Terme. L’intercettazione da tre anni è agli atti di quel processo: si sente la voce dell’ex parlamentare riferire all’avvocato Contestabile che “se riaprono le indagini sulla morte di Rossi succederà un casino grosso”.

Se siano frasi rilevanti o chiacchiere tra due colleghi su un rilevante caso di cronaca nazionale non è un accertamento che ha fatto la Procura di Catanzaro, non competente sulla morte di Rossi, avvenuta a Siena la sera del 6 marzo 2013 quando l’ex capo area comunicazione di Mps è precipitato dalla finestra del suo ufficio dietro a Rocca Salimbeni. Per legge, infatti, i pm calabresi avevano l’obbligo non solo di non indagare, perché non competenti, ma anche di trasmettere immediatamente quell’intercettazione all’autorità giudiziaria che stava eseguendo le indagini sulla morte di Rossi. Così è stato e la Procura di Siena ha quindi ricevuto gli atti.

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