Con la fine ormai prossima della sospensione del Patto di Stabilità, il
dibattito sulla spending review e sulla riduzione della spesa pubblica che
finanzia scuole, ospedali e pensioni si fa sempre più insistente, aprendo la
strada al ritorno dell’austerity di matrice europea. Come sempre, tuttavia, vi
sono diversi settori che superano indenni questo dibattito, a partire
dal comparto bancario.
A offrirci lo spunto, qualche tempo fa Minenna (Direttore Generale
dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli) dalle pagine del Sole24Ore e Imperatore da quelle
del FattoQuotidiano discutevano degli arbitraggi delle
banche europee sui tassi di policy negativi
della BCE – ossia operazioni di acquisto e rivendita di attività finanziarie
sui mercati che sfruttano le differenze di prezzo al fine di ottenere un
profitto certo, senza che il soggetto che la pone in essere corra alcun
rischio. Questi arbitraggi avrebbero fruttato alle banche in questione vari
miliardi, regalati loro dalla BCE, in barba a tutta la retorica che stampare
moneta per finanziare la spesa è male.
Ma andiamo con ordine e proviamo a capire meglio la situazione
semplificando un quadro molto complicato. Attualmente i tassi sui depositi
bancari presso la banca centrale sono negativi, al tasso di -0.5%. Quando le
banche hanno della liquidità che non riescono (o non vogliono!) utilizzare la
depositano presso la BCE. Un tasso negativo su questi depositi significa che le
banche devono pagare un costo per “parcheggiare” liquidità presso la banca
centrale. Lo scopo sarebbe cercare di far usare alle banche questa liquidità
invece di parcheggiarla (dimenticando però che le banche prestano se c’è una
domanda di credito ritenuta accettabile dal punto di vista del rischio e che se
non si rilancia la domanda aggregata le banche possono fare poco). Nel
frattempo, le banche possono chiedere liquidità alla BCE pagando un tasso dello
0% (tasso di rifinanziamento principale), cioè a costo zero. Tuttavia, con la
pandemia sono state lanciate delle operazioni di rifinanziamento delle banche a
lungo termine a un tasso del -0.5% o -1% a seconda che le banche utilizzino o
meno la liquidità ricevuta. In altre parole, le banche possono chiedere
liquidità alla BCE a un tasso di -0.5% o -1%. Cosa significa questo? Significa
che se la banca X chiede 100 euro alla BCE, invece di pagare qualcosa per
questo prestito, guadagnerà 1 euro o 0,5 euro a seconda dei prestiti che a sua
volta farà nel settore reale.
Prima di chiudere il cerchio, ricordiamo anche che dal 2019 è in vigore
nell’Eurozona un sistema di doppia remunerazione dei depositi delle banche
presso la BCE (two tier system), con il risultato
che solamente una parte dei depositi è sottoposto al tasso di -0.5%, mentre
un’altra è depositabile gratuitamente (tasso dello 0%). Questi numeri ci indicano
il tasso che le banche ricevono sui
soldi che depositano presso la BCE. Inoltre, Minenna afferma che per accedere
al tasso negativo più conveniente (-1%) basta non ridurre i crediti in essere.
Quest’ultima cifra fa invece riferimento al tasso d’interesse che le banche
PAGANO sui soldi che prendono in prestito dalla BCE. Infine, altri programmi di
rifinanziamento a lungo termine, con condizioni un po’ diverse da quelli sopra
spiegati, rafforzano il quadro delle regalie alle banche.
Ed eccoci al capolavoro: le banche possono prendere liquidità a -1% e
depositarla presso la banca centrale a tasso 0 (nel caso più favorevole). Su
100 euro prestati c’è un guadagno netto di 1! Ecco che l’incentivo a utilizzare
la liquidità viene completamente a mancare, risultando profittevole o al minimo
non costoso parcheggiare liquidità presso la BCE. E questo è doppiamente
vantaggioso per le banche perché non hanno alcuna intenzione di fare credito in
un’economia dissestata dalla pandemia e con l’incertezza di una guerra
potenzialmente nucleare alle porte dell’Europa (a meno che ovviamente questi
crediti non siano garantiti dallo Stato, com’è avvenuto durante la pandemia!).
Se poi si ragiona sulle cifre reali, non si tratta più di un guadagno di 1
euro o 10 euro, ma di miliardi di euro! Le cifre che ballano sono nell’ordine dei 3
miliardi, se ci limitiamo ai profitti fatti con questo giochino dalle banche
italiane o 8 miliardi se allarghiamo lo sguardo alle banche europee.
Oltre al fatto che piove sul bagnato, c’è un dato politico molto
interessante. Questo sussidio nascosto per le banche europee è finanziato
direttamente dalla banca centrale, cioè stampando moneta. Dopo che per anni si
è ripetuto come un mantra degno di 1984 che la spesa pubblica finanziata
stampando moneta sia una manifestazione del Maligno.
In altre parole, quando si propone di stampare moneta per pagare pensioni e
costruire ospedali si viene accusati di essere degli irresponsabili populisti,
ma quando la stessa cosa è finalizzata a garantire profitti alle banche – o
finanziare guerre della NATO – va benissimo, soprattutto se non passa per una
discussione parlamentare e per il dibattito pubblico. E intanto ci vengono a
dire che non ci sono le risorse, la coperta è corta, l’Europa ce lo chiede…
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