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Memorie del fantapassato – Francesco Masala
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Dice qualcuno che l’undici settembre del 2001 è stato il primo passaggio (gestito dal complesso militare-industriale e politico) di una serie di eventi che spiegherebbero i decenni successivi.
Quello strano atto di terrorismo a New York, spettacolo al massimo grado, era necessario per la nuova strategia per il Nuovo Secolo Americano, per avere una scusa per rubare il petrolio iracheno, apparentemente, in realtà per installarsi in Afghanistan, e far sentire ai nemici il fiato americano sul collo.
Poi in Afghanistan le cose non sono andate bene per l’Impero e i suoi cavalieri serventi, allora verso il 2010 si è passati al piano B, attaccare i nemici uno per uno, la Russia per primo, attraverso la testa di ponte dell’Ucraina.
Solo così si spiega una quasi guerra mondiale, per una delle 169 guerre locali al mondo, per dei confini sacri, finché durano.
Chiunque avrebbe ceduto, con sollievo, ai russi le due province del Donbass e la Crimea, regioni russofone, per evitare una guerra.
Invece, a sorpresa, di chi non lo sapeva, la Nato (e tutti gli affiliati) ha usato la strategia della fornitura di armi all’esercito ucraino (neonazisti compresi), come sempre si è fatto, questa volta in maniera palese e in non modiche quantità, fino all’ultimo ucraino; materialmente, ma non formalmente, la Nato è in guerra.
Iran, India, Cina, anche se non si può dire, fanno il tifo per la Russia, se soccombe i prossimi saranno loro, lo sanno.
In Polonia qualcuno aspetta di riavere la Galizia e Leopoli, a proposito dei sacri confini.
L’Europa, intanto, ha abbandonato qualsiasi politica industriale (ad eccezione della produzione di armi), ed è diventata, nei decrescenti spazi liberi da basi militari, un immenso villaggio-vacanze, finché dura il turismo.
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