mi è capitato per le mani un piccolo libro di Walter Benjamin.
Walter Benjamin e
piccolo libro non stanno bene insieme, lui ha scritto solo grandissime cose.
ci sono solo un
centinaio di pagine, da rileggere più e più volte.
vi lascio alcune
citazioni tratte dal libro, ma leggete il libro, nessuno se ne pentirà,
promesso.
Al
nutrimento di tutti gli uomini provvede Dio e lo stato alla loro denutrizione.
C'è un quadro di Klee che si chiama Angelus Novus. Vi è
rappresentato un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su
cui ha fisso lo sguardo. I suoi occhi sono spalancati, la bocca è aperta, e le
ali sono dispiegate. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il
viso rivolto al passato. Là dove davanti a noi appare una catena di
avvenimenti, egli vede un'unica catastrofe, che ammassa incessantemente macerie
su macerie e le scaraventa ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi,
destare i morti e riconnettere i frantumi. Ma dal paradiso soffia una bufera,
che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che l'angelo non può più
chiuderle. Questa bufera lo spinge inarrestabilmente nel futuro, a cui egli
volge le spalle, mentre cresce verso il cielo il cumulo delle macerie davanti a
lui. Ciò che noi chiamiamo il progresso, è questa bufera.
Che nella bellezza possa avere una parte anche la felicità, sarebbe un bene
troppo grande, di cui il loro rancore non si consolerebbe mai.
Chi rispetta le convenienze ma rifiuta la menzogna somiglia a uno che veste si
alla moda ma non porta camicia.
Convincere è sterile.
D’estate dànno nell'occhio le persone grasse, d’inverno le magre.
Esser felici vuol dire potersi accorgere di sé stessi senza spavento.
I doni devono colpire cosi profondamente chi li riceve da farlo sussultare.
Il critico non conosce entusiasmo per l’arte. L’opera d’arte è, in mano sua,
l’arma sguainata nella battaglia degli spiriti.
Il labirinto è la patria dell'esitazione. La via di chi teme di arrivare alla
meta traccerà, facilmente, un labirinto. Così fa l'istinto negli episodi che
precedono la sua soddisfazione. Ma così fa anche l'umanità (la classe) che non
vuol sapere dove va a finire.
Il lavoro a una buona prosa ha tre scalini: uno musicale dove viene composta,
uno architettonico dove viene costruita e infine uno tessile dove viene intessuta.
Il linguaggio del sogno non è fatto di parole, sta al di sotto delle parole.
Nel sogno le parole sono prodotti accidentali del senso, che sta nella
continuità silenziosa di un flusso. Il senso è nascosto nel linguaggio onirico
nel modo in cui una figura è nascosta in un rebus. È persino possibile che
l’origine dei rebus debba essere cercata in questa direzione, per così dire in
uno stenogramma onirico.
Il pubblico deve vedersi sempre smentito e ugualmente sentirsi rappresentato
dal critico.
Il rapporto fra l’uomo e la donna contiene l’amore simbolicamente. Il suo
contenuto in atto si chiama genio.
Il vero invecchiare dei genitori è la morte del bambino.
In questi giorni nessuno deve troppo tener il fermo alle cose che «sa fare». La
qualità che conta è l’improvvisazione. Tutti i colpi decisivi saranno assestati
con la mano sinistra.
L’accademia è diventata università, e gli studenti universitari sono diventati
accademici.
L’atteggiamento della gente che s’aggira per le pinacoteche rivela una malcelata
delusione di trovarvi solo quadri.
L’uccisione del malfattore può essere morale: mai la legittimazione di essa.
La moda è l'eterno ritorno del nuovo.
«La povertà non è un disonore». Benissimo. Loro però disonorano il povero. Ciò
fatto, lo consolano con la bella frasetta. Che è di quelle che si potevano
lasciar passare una volta, ma che sono ormai fuori corso da un pezzo.
Le citazioni, nel mio lavoro, sono come briganti ai bordi della strada, che
balano fuori armati e strappano l’assenso all'ozioso viandante.
Libri e prostitute amano girare il dorso quando si mettono in mostra.
Libri e prostitute si possono portare a letto.
Libri e prostitute: entrambi hanno un loro genere di uomini che vivono di loro
e li maltrattano. I libri, i critici.
Non
considerare mai perfetta un’opera che non t'abbia tenuto una volta a tavolino
dalla sera fino a giorno fatto.
Non lasciar passare in incognito nessun pensiero e tieni il tuo quaderno
d’appunti con lo stesso rigore con cui l’autorità tiene il registro dei
forestieri.
Non sapersi orientare in una città non vuol dir molto. Ma smarrirsi in essa
come ci si smarrisce in una foresta, è una cosa tutta da imparare.
Nulla dies sine linea: si però qualche settimana.
Per gli uomini come sono oggi è solo una novità radicale – ed è sempre la
stessa: la morte.
Per i grandi le opere compiute hanno minor peso di quei frammenti la cui
composizione si protrae per l’intera loro esistenza.
Per il collezionista, in ciascuno dei suoi oggetti è presente il mondo stesso.
Quando muore
una persona che ci era molto vicina, c’è negli sviluppi dei mesi successivi
qualcosa che, per quanto avremmo desiderato condividerlo con lo scomparso, ci
sembra sia potuta maturare solo grazie alla sua lontananza. Lo salutiamo, alla
fine, in una lingua che quello già non comprende più.
Quanto più facilmente si ama qualcuno da cui si prende commiato! Perché la
fiamma, alimentata dallo sventolio della fugace pezzuola che saluta dalla nave
o dal finestrino del treno, arde più schietta per colui che s’allontana. La
lontananza penetra come una tinta nella persona che si dilegua e l’impregna di
tenero fuoco.
Rendi la tua penna sdegnosa verso l’ispirazione ed essa l’attirerà a sé, con la
forza del magnete. Quanto più lento sarai nel decidere di mettere per iscritto
un’intuizione, tanto più matura essa ti si consegnerà. Il discorso conquista il
pensiero, ma la scrittura lo domina.
Solo per chi non ha più speranza ci è data la speranza.
Tutti i rapporti umani di una qualche consistenza sono investiti da una
limpidezza penetrante, quasi insopportabile, a cui difficilmente riescono a
reggere. Perché, stando da un lato il denaro in modo devastante al centro di
tutti gli interessi dell’esistenza, ed essendo dall'altro proprio questa la
barriera contro cui si infrangono quasi tutti i rapporti umani, ecco che più e
più, nell'ambito naturale come in quello morale, scompaiono la fiducia
spontanea, pace e salute.
Un singolare paradosso: la gente, quando agisce, pensa solo al più gretto
interesse personale, ma al tempo stesso è più che mai condizionata nel suo
comportamento dagli istinti della massa. E ora più che mai gli istinti «di
massa sono divenuti insensati ed estranei alla vita.
Una persona la conosce solo colui che l’ama senza speranza.
Uno dei compiti principali dell'arte è sempre stato quello di creare esigenze
che al momento non è in grado di soddisfare.
Chi ama non prova attaccamento solo per i «difetti» dell’amata, per i capricci
e le debolezze di una donna: rughe del viso e macchie della pelle, abiti lisi e
andatura sghemba lo avvincono ben più durevolmente e implacabilmente di ogni
bellezza. Lo si è constatato da un pezzo. E perché? Se è vera una teoria
secondo cui la sensazione non si annida nella mente, e noi percepiamo una
finestra, una nuvola, un albero non nel cervello ma piuttosto nel luogo dove li
vediamo, allora anche nella contemplazione dell’amata siamo fuori di noi. Qui,
però, tormentosamente intenti e rapiti. Abbacinata, la sensazione frulla come
uno stormo di uccelli nell'alone splendente della donna. E come gli uccelli
cercano riparo nei recessi frondosi dell’albero, così le sensazioni si
rifugiano nelle grinze ombrose, nei gesti sgraziati e nelle piccole pecche del
corpo amato, dove si acquattano al sicuro. E nessuno che passi di là indovina
che proprio in quei tratti difettosi, criticabili, si annida il fulmineo
impulso amoroso dello spasimante.
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