martedì 3 maggio 2022

Strada a senso unico - Walter Benjamin

mi è capitato per le mani un piccolo libro di Walter Benjamin.

Walter Benjamin e piccolo libro non stanno bene insieme, lui ha scritto solo grandissime cose.

ci sono solo un centinaio di pagine, da rileggere più e più volte.

vi lascio alcune citazioni tratte dal libro, ma leggete il libro, nessuno se ne pentirà, promesso.

 

 

 

Al nutrimento di tutti gli uomini provvede Dio e lo stato alla loro denutrizione.

C'è un quadro di Klee che si chiama Angelus Novus. Vi è rappresentato un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui ha fisso lo sguardo. I suoi occhi sono spalancati, la bocca è aperta, e le ali sono dispiegate. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Là dove davanti a noi appare una catena di avvenimenti, egli vede un'unica catastrofe, che ammassa incessantemente macerie su macerie e le scaraventa ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e riconnettere i frantumi. Ma dal paradiso soffia una bufera, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che l'angelo non può più chiuderle. Questa bufera lo spinge inarrestabilmente nel futuro, a cui egli volge le spalle, mentre cresce verso il cielo il cumulo delle macerie davanti a lui. Ciò che noi chiamiamo il progresso, è questa bufera.

Che nella bellezza possa avere una parte anche la felicità, sarebbe un bene troppo grande, di cui il loro rancore non si consolerebbe mai.

Chi rispetta le convenienze ma rifiuta la menzogna somiglia a uno che veste si alla moda ma non porta camicia.

Convincere è sterile.

D’estate dànno nell'occhio le persone grasse, d’inverno le magre.

Esser felici vuol dire potersi accorgere di sé stessi senza spavento.

I doni devono colpire cosi profondamente chi li riceve da farlo sussultare.

Il critico non conosce entusiasmo per l’arte. L’opera d’arte è, in mano sua, l’arma sguainata nella battaglia degli spiriti.

Il labirinto è la patria dell'esitazione. La via di chi teme di arrivare alla meta traccerà, facilmente, un labirinto. Così fa l'istinto negli episodi che precedono la sua soddisfazione. Ma così fa anche l'umanità (la classe) che non vuol sapere dove va a finire.

Il lavoro a una buona prosa ha tre scalini: uno musicale dove viene composta, uno architettonico dove viene costruita e infine uno tessile dove viene intessuta.

Il linguaggio del sogno non è fatto di parole, sta al di sotto delle parole. Nel sogno le parole sono prodotti accidentali del senso, che sta nella continuità silenziosa di un flusso. Il senso è nascosto nel linguaggio onirico nel modo in cui una figura è nascosta in un rebus. È persino possibile che l’origine dei rebus debba essere cercata in questa direzione, per così dire in uno stenogramma onirico.

Il pubblico deve vedersi sempre smentito e ugualmente sentirsi rappresentato dal critico.

Il rapporto fra l’uomo e la donna contiene l’amore simbolicamente. Il suo contenuto in atto si chiama genio.

Il vero invecchiare dei genitori è la morte del bambino.

In questi giorni nessuno deve troppo tener il fermo alle cose che «sa fare». La qualità che conta è l’improvvisazione. Tutti i colpi decisivi saranno assestati con la mano sinistra.

L’accademia è diventata università, e gli studenti universitari sono diventati accademici.

L’atteggiamento della gente che s’aggira per le pinacoteche rivela una malcelata delusione di trovarvi solo quadri.

L’uccisione del malfattore può essere morale: mai la legittimazione di essa.

La moda è l'eterno ritorno del nuovo.

«La povertà non è un disonore». Benissimo. Loro però disonorano il povero. Ciò fatto, lo consolano con la bella frasetta. Che è di quelle che si potevano lasciar passare una volta, ma che sono ormai fuori corso da un pezzo.

Le citazioni, nel mio lavoro, sono come briganti ai bordi della strada, che balano fuori armati e strappano l’assenso all'ozioso viandante.

Libri e prostitute amano girare il dorso quando si mettono in mostra.

Libri e prostitute si possono portare a letto.

Libri e prostitute: entrambi hanno un loro genere di uomini che vivono di loro e li maltrattano. I libri, i critici.

 

Non considerare mai perfetta un’opera che non t'abbia tenuto una volta a tavolino dalla sera fino a giorno fatto.

Non lasciar passare in incognito nessun pensiero e tieni il tuo quaderno d’appunti con lo stesso rigore con cui l’autorità tiene il registro dei forestieri.

Non sapersi orientare in una città non vuol dir molto. Ma smarrirsi in essa come ci si smarrisce in una foresta, è una cosa tutta da imparare.

Nulla dies sine linea: si però qualche settimana.

Per gli uomini come sono oggi è solo una novità radicale – ed è sempre la stessa: la morte.

Per i grandi le opere compiute hanno minor peso di quei frammenti la cui composizione si protrae per l’intera loro esistenza.

Per il collezionista, in ciascuno dei suoi oggetti è presente il mondo stesso.

Quando muore una persona che ci era molto vicina, c’è negli sviluppi dei mesi successivi qualcosa che, per quanto avremmo desiderato condividerlo con lo scomparso, ci sembra sia potuta maturare solo grazie alla sua lontananza. Lo salutiamo, alla fine, in una lingua che quello già non comprende più.

Quanto più facilmente si ama qualcuno da cui si prende commiato! Perché la fiamma, alimentata dallo sventolio della fugace pezzuola che saluta dalla nave o dal finestrino del treno, arde più schietta per colui che s’allontana. La lontananza penetra come una tinta nella persona che si dilegua e l’impregna di tenero fuoco.

Rendi la tua penna sdegnosa verso l’ispirazione ed essa l’attirerà a sé, con la forza del magnete. Quanto più lento sarai nel decidere di mettere per iscritto un’intuizione, tanto più matura essa ti si consegnerà. Il discorso conquista il pensiero, ma la scrittura lo domina.

Solo per chi non ha più speranza ci è data la speranza.

Tutti i rapporti umani di una qualche consistenza sono investiti da una limpidezza penetrante, quasi insopportabile, a cui difficilmente riescono a reggere. Perché, stando da un lato il denaro in modo devastante al centro di tutti gli interessi dell’esistenza, ed essendo dall'altro proprio questa la barriera contro cui si infrangono quasi tutti i rapporti umani, ecco che più e più, nell'ambito naturale come in quello morale, scompaiono la fiducia spontanea, pace e salute.

Un singolare paradosso: la gente, quando agisce, pensa solo al più gretto interesse personale, ma al tempo stesso è più che mai condizionata nel suo comportamento dagli istinti della massa. E ora più che mai gli istinti «di massa sono divenuti insensati ed estranei alla vita.

Una persona la conosce solo colui che l’ama senza speranza.


Uno dei compiti principali dell'arte è sempre stato quello di creare esigenze che al momento non è in grado di soddisfare.

Chi ama non prova attaccamento solo per i «difetti» dell’amata, per i capricci e le debolezze di una donna: rughe del viso e macchie della pelle, abiti lisi e andatura sghemba lo avvincono ben più durevolmente e implacabilmente di ogni bellezza. Lo si è constatato da un pezzo. E perché? Se è vera una teoria secondo cui la sensazione non si annida nella mente, e noi percepiamo una finestra, una nuvola, un albero non nel cervello ma piuttosto nel luogo dove li vediamo, allora anche nella contemplazione dell’amata siamo fuori di noi. Qui, però, tormentosamente intenti e rapiti. Abbacinata, la sensazione frulla come uno stormo di uccelli nell'alone splendente della donna. E come gli uccelli cercano riparo nei recessi frondosi dell’albero, così le sensazioni si rifugiano nelle grinze ombrose, nei gesti sgraziati e nelle piccole pecche del corpo amato, dove si acquattano al sicuro. E nessuno che passi di là indovina che proprio in quei tratti difettosi, criticabili, si annida il fulmineo impulso amoroso dello spasimante.

 

da qui

Nessun commento:

Posta un commento