L’antiziganismo
e la fobia contro i Rom sono da decenni le forme di razzismo più dure da
estirpare. A Roma, in Italia e quasi ovunque. È ovvio che quando a un ministro
dell’interno sembra lecito dire che “purtroppo i Rom italiani ce li dobbiamo
tenere”, la discriminazione più abietta non può che dilagare. A Roma è stato
calato dall’alto un piano per il superamento dei campi, teoricamente per
favorire l’integrazione, ma tutto lascia prevedere che un’amministrazione che
non riesce neanche a tener pulite le strade finisca per scegliere il solito
trasferimento forzato che non offre alternative, divide le famiglie e calpesta
la dignità delle persone. La sola cosa positiva è che da qualche tempo,
soprattutto tra i giovani Rom e Sinti che vivono in Italia, si notano segnali
di resistenza e una certa determinazione a voler prendere in mano il proprio
destino. I prossimi mesi ci diranno se quei segnali annunciano anche una
capacità di lotta e organizzazione che non sono mai stati più necessari
Manifestazione
Rom davanti al Dipartimento alle Politiche Sociali di Roma Capitale tratta dal
Fb dell’ Associazione Nazione Rom (ANR)
La condizione
di rom e sinti nel nostro Paese risente fortemente del clima d’odio che
va montando contro i migranti e gli stranieri poveri. Sottolineo “poveri”
perché è di tutta evidenza questo elemento classista nell’ostilità diffusa
contro i “clandestini”, i quali poi chi sono nella realtà? Esseri umani come
tutti gli altri, solo privi di un timbro o di un pezzo di carta. Un’altra
distinzione assurda e che conferma quanto detto dianzi è quella tra rifugiati e
migranti economici (cioè quelli che fuggono dalla miseria). I primi da
accettare e i secondi da respingere. Li respingiamo perché poveri,
appunto. Se fossero statunitensi o svizzeri benestanti non batteremmo
ciglio.
I rom e
sinti da sempre sono al vertice della graduatoria del pregiudizio e della
discriminazione. Ma quando
una delle massime autorità dello Stato italiano si permette di dire, al culmine
di una prolungata campagna all’insegna della ruspa, identificata come
l’elemento principe per la soluzione dei bisogni di rom e sinti, che «purtroppo
i rom italiani ce li dobbiamo tenere», è evidente che l’antiziganismo e la
romanofobia vengono sdoganati e quell’ostilità e quell’odio che covavano sotto
la cenere si sono sentiti autorizzati a emergere senza vergogna. Uno
degli insulti scagliati contro la capitana della Sea Watch è stato, appunto,
“zingara”. Si pensi se al posto di zingara quel pover’uomo avesse
gridato “ebrea”. Impensabile, per fortuna. Ma urlare “zingara” si può senza
suscitare riprovazione. Perché? Perché oggi il razzismo contro i rom e i sinti
è l’unico razzismo accettato, tollerato.
Sappiamo che
le istituzioni internazionali (per es. l’ONU, la UE, il Consiglio d’Europa),
consapevoli del clima generalizzato di discriminazione, sono intervenute
innumerevoli volte con dichiarazioni, appelli, iniziative, finanziamenti per
contrastare l’antiziganismo. Nel 2011, l’UE ha chiesto ai suoi 27
membri di dotarsi di una Strategia nazionale d’inclusione. Il governo italiano
l’ha approvata nel 2012. Si tratta di un corposo documento (100
pagine) in cui vengono sviscerati i vari aspetti della mancata
integrazione di questa etnia e formulate adeguate proposte di inclusione.
Ma la
realtà dei fatti sta a dimostrare che nulla, o quasi nulla, è stato fatto e i
fondi stanziati dall’UE giacciono in gran parte inerti. A Roma la giunta
comunale non ha istituito il previsto tavolo
paritario tra Comune e rappresentanti delle comunità rom e sinte per avviarne a
soluzione i problemi. Viceversa è stato calato dall’alto un piano “per
il superamento dei campi” – iniziativa indubbiamente lodevole – ma dotata di
una strumentazione largamente inadeguata tanto da indurre fondatamente a
ritenere probabile il suo fallimento. Del resto questa sensazione è
confermata da quanto è avvenuto nel 2018 con il superamento
del Camping River, superamento che ha assunto le sembianze di un vero e proprio
sgombero, dato che a decine di famiglie non è stata offerta nessuna
alternativa se non quella di dividerle: donne e figli minorenni in casa
famiglia, uomini e figli maggiorenni per strada. Senza vergognarsi.
Adesso la
Croce Rossa ha vinto due bandi per il superamento dei Campi “La Barbuta”,
situato nei pressi dell’aeroporto di Ciampino, e “Monachina”, adiacente alla
via Aurelia poco oltre il raccordo anulare. A questi sono stati improvvisamente
aggiunti i campi cosiddetti “tollerati” di Salviati 1 e 2, a Tor Sapienza, che
secondo il Comune dovrebbero chiudere a settembre. Per i primi due (La Barbuta e
Monachina), il termine per concludere l’operazione è fissato al 31 dicembre
2020; per i due di Salviati si pensa a un irrealistico blitzkrieg:
chiusura a settembre. Ma come si crede di trasferire centinaia di
esseri umani con esigenze diverse, e non polli o pacchi, da una sistemazione in
luoghi di segregazione a una collocazione che rispetti la dignità delle
persone, in poche settimane, da parte di un’amministrazione che non
riesce neppure a tenere pulite le strade?
Ma i
rom e sinti cominciano a muoversi, ad assumere consapevolezza della condizione
di emarginazione cui sono destinati e a prendere in mano il loro destino. L’anno
scorso il 2 di agosto, in occasione del giorno del ricordo del porrajmos,
lo sterminio di rom e sinti perpetrato dal regime nazista, si è svolta una
nutrita manifestazione davanti al Parlamento con bandiere, striscioni e canti.
Quest’anno, il 16 maggio, commemorando la rivolta di rom e sinti reclusi
nello Zigeunerlager di Auschwitz-Birkenau, a Milano
oltre 1.000 rom e sinti sono sfilati in corteo prima di incontrare i
candidati alle elezioni europee cui illustrare i propri desiderata. I
giovani rom hanno fondato un movimento (Ketanè=insieme) che si propone
di rivendicare l’orgoglio della romanipè e di lottare per il
riconoscimento dei propri diritti non in una logica di separazione, ma di
inclusione e condivisione. Il mondo dei rom e sinti alza la testa: gli
diamo il benvenuto.
(Marco
Brazzoduro, sociologo, presidente di Cittadinanza
e minoranze, è impegnato nella solidarietà con il mondo
rom sinti a tutto campo, dalle sedi istituzionali (anche europee)
all’assistenza quotidiana ai singoli nei campi romani.
Articolo
pubblicato su Adista Segni Nuovi n° 26 del 13/07/2019)
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