sabato 10 agosto 2019

Rom e Sinti. Pregiudizi al quadrato - Marco Brazzoduro



L’antiziganismo e la fobia contro i Rom sono da decenni le forme di razzismo più dure da estirpare. A Roma, in Italia e quasi ovunque. È ovvio che quando a un ministro dell’interno sembra lecito dire che “purtroppo i Rom italiani ce li dobbiamo tenere”, la discriminazione più abietta non può che dilagare. A Roma è stato calato dall’alto un piano per il superamento dei campi, teoricamente per favorire l’integrazione, ma tutto lascia prevedere che un’amministrazione che non riesce neanche a tener pulite le strade finisca per scegliere il solito trasferimento forzato che non offre alternative, divide le famiglie e calpesta la dignità delle persone. La sola cosa positiva è che da qualche tempo, soprattutto tra i giovani Rom e Sinti che vivono in Italia, si notano segnali di resistenza e una certa determinazione a voler prendere in mano il proprio destino. I prossimi mesi ci diranno se quei segnali annunciano anche una capacità di lotta e organizzazione che non sono mai stati più necessari
Manifestazione Rom davanti al Dipartimento alle Politiche Sociali di Roma Capitale tratta dal Fb dell’ Associazione Nazione Rom (ANR)
La condizione di rom e sinti nel nostro Paese risente fortemente del clima d’odio che va montando contro i migranti e gli stranieri poveri. Sottolineo “poveri” perché è di tutta evidenza questo elemento classista nell’ostilità diffusa contro i “clandestini”, i quali poi chi sono nella realtà? Esseri umani come tutti gli altri, solo privi di un timbro o di un pezzo di carta. Un’altra distinzione assurda e che conferma quanto detto dianzi è quella tra rifugiati e migranti economici (cioè quelli che fuggono dalla miseria). I primi da accettare e i secondi da respingere. Li respingiamo perché poveri, appunto. Se fossero statunitensi o svizzeri benestanti non batteremmo ciglio. 
I rom e sinti da sempre sono al vertice della graduatoria del pregiudizio e della discriminazione. Ma quando una delle massime autorità dello Stato italiano si permette di dire, al culmine di una prolungata campagna all’insegna della ruspa, identificata come l’elemento principe per la soluzione dei bisogni di rom e sinti, che «purtroppo i rom italiani ce li dobbiamo tenere», è evidente che l’antiziganismo e la romanofobia vengono sdoganati e quell’ostilità e quell’odio che covavano sotto la cenere si sono sentiti autorizzati a emergere senza vergogna. Uno degli insulti scagliati contro la capitana della Sea Watch è stato, appunto, “zingara”. Si pensi se al posto di zingara quel pover’uomo avesse gridato “ebrea”. Impensabile, per fortuna. Ma urlare “zingara” si può senza suscitare riprovazione. Perché? Perché oggi il razzismo contro i rom e i sinti è l’unico razzismo accettato, tollerato. 
Sappiamo che le istituzioni internazionali (per es. l’ONU, la UE, il Consiglio d’Europa), consapevoli del clima generalizzato di discriminazione, sono intervenute innumerevoli volte con dichiarazioni, appelli, iniziative, finanziamenti per contrastare l’antiziganismo. Nel 2011, l’UE ha chiesto ai suoi 27 membri di dotarsi di una Strategia nazionale d’inclusione. Il governo italiano l’ha approvata nel 2012. Si tratta di un corposo documento (100 pagine) in cui vengono sviscerati i vari aspetti della mancata integrazione di questa etnia e formulate adeguate proposte di inclusione. 
Ma la realtà dei fatti sta a dimostrare che nulla, o quasi nulla, è stato fatto e i fondi stanziati dall’UE giacciono in gran parte inerti. A Roma la giunta comunale non ha istituito il previsto tavolo paritario tra Comune e rappresentanti delle comunità rom e sinte per avviarne a soluzione i problemi. Viceversa è stato calato dall’alto un piano “per il superamento dei campi” – iniziativa indubbiamente lodevole – ma dotata di una strumentazione largamente inadeguata tanto da indurre fondatamente a ritenere probabile il suo fallimento. Del resto questa sensazione è confermata da quanto è avvenuto nel 2018 con il superamento del Camping River, superamento che ha assunto le sembianze di un vero e proprio sgombero, dato che a decine di famiglie non è stata offerta nessuna alternativa se non quella di dividerle: donne e figli minorenni in casa famiglia, uomini e figli maggiorenni per strada. Senza vergognarsi. 

Adesso la Croce Rossa ha vinto due bandi per il superamento dei Campi “La Barbuta”, situato nei pressi dell’aeroporto di Ciampino, e “Monachina”, adiacente alla via Aurelia poco oltre il raccordo anulare. A questi sono stati improvvisamente aggiunti i campi cosiddetti “tollerati” di Salviati 1 e 2, a Tor Sapienza, che secondo il Comune dovrebbero chiudere a settembre. Per i primi due (La Barbuta e Monachina), il termine per concludere l’operazione è fissato al 31 dicembre 2020; per i due di Salviati si pensa a un irrealistico blitzkrieg: chiusura a settembre. Ma come si crede di trasferire centinaia di esseri umani con esigenze diverse, e non polli o pacchi, da una sistemazione in luoghi di segregazione a una collocazione che rispetti la dignità delle persone, in poche settimane, da parte di un’amministrazione che non riesce neppure a tenere pulite le strade?
Ma i rom e sinti cominciano a muoversi, ad assumere consapevolezza della condizione di emarginazione cui sono destinati e a prendere in mano il loro destino. L’anno scorso il 2 di agosto, in occasione del giorno del ricordo del porrajmos, lo sterminio di rom e sinti perpetrato dal regime nazista, si è svolta una nutrita manifestazione davanti al Parlamento con bandiere, striscioni e canti. Quest’anno, il 16 maggio, commemorando la rivolta di rom e sinti reclusi nello Zigeunerlager di Auschwitz-Birkenau, a Milano oltre 1.000 rom e sinti sono sfilati in corteo prima di incontrare i candidati alle elezioni europee cui illustrare i propri desiderata. I giovani rom hanno fondato un movimento (Ketanè=insieme) che si propone di rivendicare l’orgoglio della romanipè e di lottare per il riconoscimento dei propri diritti non in una logica di separazione, ma di inclusione e condivisione. Il mondo dei rom e sinti alza la testa: gli diamo il benvenuto.

(Marco Brazzoduro, sociologo, presidente di Cittadinanza e minoranze, è impegnato nella solidarietà con il mondo rom sinti a tutto campo, dalle sedi istituzionali (anche europee) all’assistenza quotidiana ai singoli nei campi romani.

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