Raramente si legge qualcosa del genere, piccoli racconti composti da pensieri e parole liberi e misurati, profondi e rivelatori, nascosti e liberatori, sognanti e concreti, speciali e misteriosi.
Qualche
racconto lo leggi più di una volta, comunque alla fine vuoi rileggerlo subito,
c’è così tanta bellezza e verità che non ti sazi mai.
Certo
qualche racconto è solo bellissimo, gli altri sono immensii, e quando non si
capisce bene sai che è chi legge che deve sforzarsi di più, se ci riesce.
Questo
piccolo enorme libro è un miracolo, sia lodato il dio della letteratura e dei
racconti.
Vogliatevi
bene, cercatelo e leggetelo tutti.
Niente misura, limiti, autocensure, in questi
diciassette racconti Clarice Lispector rischia tutto, si spinge sempre più in
profondità fino al nervo vivo e pulsante dell'inconscio. Incapace di
accontentarsi dell'opaca banalità del mondo, l'autrice si abbandona come mai
prima al bisogno, incomprimibile in lei, di scardinare le apparenze per
giungere al cuore delle cose. Solitudine, silenzio, visioni bibliche, la
presenza ossessiva della vecchiaia e della morte animano questi testi
insolitamente brevi. La scrittura ha una forza prorompente, sempre più
asciutta, precisa, nervosa, in alcuni casi sfiora l'astrazione, il poema in
prosa. Scritto negli ultimi anni della sua vita, "Dove siete stati di
notte?" è un libro a cui Clarice Lispector teneva moltissimo ed è decisivo
per una reale comprensione della sua opera.
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