Fino a oggi
non abbiamo raccontato nulla della vicenda giudiziaria che ha colpito il
Presidente di Baobab Experience e con lui tutta la
nostra comunità: siamo rimasti in silenzio per non darla vinta a chi ci ha
voluti coinvolgere in un processo che è senza alcun dubbio politico e
continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto – offrire soccorso a donne,
uomini e bambini migranti – con la convinzione di essere nel giusto.
Tutto in una
forzata parvenza di normalità, perché accuse come questa pesano come
macigni, nell’assurdo paradosso che pongono – chi quotidianamente combatte
il traffico di esseri umani viene accusato di favorire quel traffico – e nella
pressione emotiva che questo processo penale comporta, anche considerando
che la contestazione attuale prevede da 6 anni e mezzo a 18 anni di
reclusione.
Quando le
dinamiche dell’intera vicenda giudiziaria sono così contorte, non conforta la
consapevolezza della propria innocenza, laddove il potere dà la parvenza di
sottomettersi a ciò che ha precedentemente creato ad arte e dove le regole sono
volutamente equivoche.
Ma tornati,
a pochi giorni dal verdetto, da una missione umanitaria al confine tra Ucraina
e Moldavia, abbiamo sentito il bisogno e, assieme, il dovere di denunciare il
paradosso in cui, oggi forse più che mai, ci troviamo a svolgere la nostra
azione di volontariato.
Nel momento
in cui giungiamo in Italia con persone evacuate dall’Ucraina e quando
attraversiamo 5 frontiere – tra le quali due extra-comunitarie e dunque
l’invalicabile Fortezza Europa – siamo chiamati, da Politica e Opinione
pubblica, “eroi”, ma siamo seduti sul banco degli imputati per aver
aiutato persone di origine sudanese e ciadiana – opportunamente identificate e
con il pieno diritto di muoversi sul territorio italiano – a raggiungere il
Campo della Croce Rossa di Ventimiglia.
Noi non
siamo mai eroi, esattamente come non siamo mai criminali. Siamo volontarie e
volontari; siamo solidali.
E i profughi
sono sempre profughi, sia se fuggono da un orrore vicino come l’occupazione
russa dell’Ucraina sia se si mettono in salvo da una tragedia lontana, come la
sanguinosa guerra civile sudanese o dalla dittatura ciadiana.
Tutto il
resto è razzismo istituzionale, di cui la criminalizzazione e la persecuzione
giudiziaria della migrazione e della solidarietà sono e continuano a essere il
più potente strumento operativo.
Il comunicato stampa
Hanno
provato ad accusare Baobab Experience di associazione per delinquere.
Hanno
attribuito il caso alla Direzione Distrettuale Antimafia. Hanno ascoltato le
nostre conversazioni per mesi, violando il nostro privato, la nostra intimità,
a spese dei contribuenti italiani, perché intercettare costa e molto.
Dopo mesi di
indagini non hanno trovato nulla e quell’accusa implode su se stessa.
Continuando
ad ascoltare, gli inquirenti intercettano una conversazione telefonica in cui
Andrea Costa parla di 9 giovani migranti che, all’indomani dello sgombero del
presidio umanitario di Baobab Experience, desiderano raggiungere il Campo della
Croce Rossa di Ventimiglia.
Corre l’anno
2016.
Il 30
settembre, 5 giorni prima di quella intercettazione, il campo informale dove i
volontari e le volontarie di Baobab portavano assistenza viene smantellato
dalla Prefettura e circa 300 migranti, rifugiati e richiedenti asilo, restano
privi anche dei giacigli di fortuna e degli aiuti umanitari portati dai
solidali a Via Cupa.
L’accanimento
di quei giorni è forte. Chi porta sostegno è allontanato e la parola d’ordine è
“disperdersi” e disperdere la Comunità.
Impossibile
anche montare un telo di plastica per mettere al riparo una donna incinta: la
polizia interviene con 3 camionette e 5 automobili per togliere la precaria
protezione dalla pioggia di quei giorni.
Corre l’anno
2016: è il periodo in cui le ONG che salvano i migranti nel Mediterraneo
vengono definite “amici dei trafficanti” e “taxi del mare” e
delle dichiarazioni del Procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, in merito a
indagini in corso sulle organizzazioni di ricerca e soccorso in mare, poi
rivelatesi inconsistenti nel quasi silenzio della stampa.
Corre l’anno
2016 e in Sudan imperversa il momento più atroce di un conflitto interno
perdurante e lacerante, caratterizzato da ripetute e seriali violazioni del
diritto internazionale umanitario e dei diritti umani: le forze governative,
guidate dal dittatore Al-Bashir, si macchiano di gravi attacchi contro i
civili, incluse esecuzioni di massa, stupri, ricorso ad armi chimiche e
devastazioni delle proprietà private.
Nel 2016, il
Sudan è il quinto Paese di origine per numero di rifugiati al mondo, di cui
oltre il 90% si vede riconoscere la protezione internazionale.
Corre l’anno
2016 e il Ciad è uno Stato autoritario dove alla recrudescenza dell’estremismo
violento ad opera del gruppo terroristico nigeriano Boko Haram si aggiunge la “risposta”
delle forze di sicurezza: sequestri di persona giustificati sulla base di
ragioni politiche, arresti e detenzione arbitrari in condizioni di privazione
spesso inumana, grave restrizione delle libertà di parola, riunione ed
espressione.
8 ragazzi
sudanesi e un ragazzo ciadiano, in fuga dalle violenze dei rispettivi paesi,
sgomberati, umiliati e abbandonati a Roma da un’amministrazione ostile, dopo
aver saputo che il campo della Croce Rossa della Capitale è in condizioni di
sovraffollamento, cercano tutela altrove.
In quella
circostanza, come in altre migliaia di circostanze simili, i volontari e le
volontarie di Baobab Experience hanno offerto il loro supporto per identificare
il biglietto del treno o del bus più economico, per contribuire all’acquisto
dei titoli di viaggio per coloro che non possiedono le risorse economiche per
sostenere il costo di un biglietto, per preparare kit con l’essenziale per
affrontare lo spostamento, contenente un pranzo al sacco e prodotti per
l’igiene.
Per questa
condotta, Andrea Costa è equiparato dall’accusa ai tanti trafficanti che
agiscono impunemente nelle Stazioni italiane e che quel biglietto se lo fanno
pagare caro, anche con la vita, che vendono documentazione falsa al prezzo di
una illusione e speculano sulla fragilità di persone abbandonate a loro stesse.
Se la
vocazione e l’agire umanitari del Presidente di Baobab Experience, Andrea
Costa, rappresentano un reato, ognuno di noi è un criminale.
Se Andrea è
colpevole, lo siamo tutte e tutti.
Se Andrea è
colpevole significa che l’assistenza alle persone migranti che per sette anni,
donne e uomini, avvocati e studenti, medici e insegnanti, pensionati e
ricercatori di Baobab Experience hanno offerto senza alcun tornaconto economico
è visto alla stregua dell’agire di chi sulla pelle dei migranti si arricchisce
indebitamente.
In anni di
accanimento contro le ONG, nessun trafficante di esseri umani è stato
assicurato alla giustizia. Piuttosto si è scoperto che i capi dell’operazione
militare europea fossero a conoscenza che la Guardia costiera libica,
addestrata e istruita con il loro contributo, fosse coinvolta nella tratta dei
migranti: situazione spregevole, di dominio pubblico ormai.
Mentre
l’Italia e l’Unione Europea sono accusate di respingimenti per procura alla
Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, nel Bel Paese ci si continua ad accanire
contro i nemici sbagliati.
La direttiva
2002/90/CE del Consiglio – nota come “Facilitation Directive”, fornisce
una definizione comune del concetto di favoreggiamento dell’immigrazione
illegale e stabilisce che gli Stati membri possono introdurre una clausola
umanitaria, che mette gli operatori e i volontari che prestano assistenza
umanitaria al riparo dal rischio di finire sotto processo.
Ovviamente
l’Italia si è ben guardata dal farlo.
Ancora oggi,
nel nostro ordinamento, non è stata introdotta alcuna differenza tra
trafficanti di esseri umani e solidali: viene il dubbio che il fine non sia
quello di combattere la criminalità organizzata, l’abuso, il raggiro e la
tratta di esseri umani. E’ invece sempre più evidente che il reato di
favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, così come disciplinato in
Italia, voglia demonizzare – gettando fango sulle associazioni di volontariato
e mortificando e scoraggiando l’aiuto umanitario – la migrazione stessa e
precludere la possibilità di uomini, donne e bambini di mettersi in salvo da
conflitti, violenze e fame.
qui
il video della conferenza stampa
Nessun commento:
Posta un commento