Scrivo per
manifestare un disagio, come pratica igienica che mi liberi dall’imbarazzo.
Non ho
capito perché
si prendano a manganellate gli studenti. Lo so che è sempre stato così e sempre
ha sortito benefici effetti sull’ordine pubblico e sulla lotta contro
l’analfabetismo, lo so. Tuttavia, manifestare per la morte di Lorenzo Parelli,
schiacciato da una putrella di 150 chili, perché sta lavorando gratuitamente in
uno stage entro un percorso di formazione professionale, non mi sembra una cosa
stravagante.
Non ho
capito perché
l’incidente occorso a Parelli Lorenzo, di anni diciotto, non abbia determinato
l’immediata sospensione di tutte le attività – stage, tirocini, pcto – avviate
nelle scuole della Repubblica, in attesa di una puntuale verifica delle
condizioni di sicurezza in cui le medesime trovino svolgimento. Lo so che
sarebbe una complicazione, mentre lasciar passare il tempo, lasciare che le
polemiche si attutiscano, contare sull’acquiescenza dei docenti, ha sempre
garantito magnifiche sorti e progressive, lo so. Tuttavia, un ragazzo è morto
perché, andando a scuola, ha fatto uno stage.
Non ho
capito perché
insegno Educazione civica. Lo so che l’insegnamento trasversale di 33 ore annue
è spalmato su tutto il Consiglio di classe al fine di non pagare nessuno, con
grande risparmio per le finanze pubbliche e soddisfazione per gli incauti
sperimentatori di soluzioni innovative a costo 0, lo so. Tuttavia, anche solo
sfiorando cautamente la Costituzione, i Diritti umani, civili, dell’individuo,
del lavoro, raccontando e studiando la Storia e la Letteratura, e molto più
semplicemente dimostrando con il mio lavoro e la mia presenza il valore civico
della scuola pubblica e democratica aperta a tutti, contraddico quello che
accade nel mondo reale.
Non ho
capito perché un
poliziotto abbia piacere a picchiare. Lo so che Pasolini ha spiegato qual è la
posizione giusta da assumere, e che non se ne può più di questi figli-di-papà
che frequentano i licei, lo so. Tuttavia, vedere un adulto che freme nel colpire un adolescente o una ragazzina (scusami), armati di zainetto
e giovinezza, di senso del dovere democratico e consapevolezza di essere nel
giusto, non pone nessun dubbio da che parte stare.
Non ho
capito perché il
ministro Bianchi non difenda gli studenti. Lo so che il suo scopo è tenerli al
sicuro nelle ariose (le finestre sono aperte) aule scolastiche, dove per 6 ore
possono stare seduti a meno di un metro di distanza dall’altra mascherina Ffp2
del compagno (visto che lo spazio per il distanziamento nelle aule non c’è),
per evitare che vadano in giro ad infettare ed infettarsi. Lo so che la scuola
è un ambiente sterile, microbiologicamente puro, lo so. Tuttavia, impedire che
studenti maggiorenni muoiano a causa di attività scolastiche e minorenni
vengano manganellati da pubblici ufficiali, credo le competa, signor ministro.
Come credo competa alla ministra Lamorgese scoprire perché i poliziotti
(alcuni? tutti?) NON sono addestrati a fronteggiare innocui studenti disarmati.
Non ho
capito perché non
ci occupiamo dei giovani. Lo so che vogliono tutto e subito, che sono
iperconnessi, non leggono, sono narcisisti e bulli, e vivono nell’eterno
presente dell’hic et nunc, lo so. Tuttavia, sarebbe compito degli adulti
e dei vecchi – che leggono e riflettono, che sono generosi e solidali, grazie
al loro forte spirito di comunità e del bene pubblico, che scovano su internet
tutto lo scibile senza rimanere impigliati nella rete, che conoscono la storia
– non lasciare un deserto a chi adesso sta crescendo.
Non ho
capito perché
l’ordine debba essere garantito dalla violenza. Lo so… No. Questo proprio non
voglio saperlo.
«Anch’io
allora non sapevo nulla, e qui non volevo starci, ma ora che so ogni cosa devo
andarmene.» (Giovanni Verga, I Malavoglia, 1881)
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