L’Unione europea si predispone alla guerra nucleare. Non è un modo
di dire, ma un dato di fatto. Ieri, 6 aprile 2022, a mezzo di un contorto
comunicato stampa, la Commissione europea ha reso noto di aver attivato “riserve strategiche per 540,5 milioni
di euro destinati a fronteggiare le minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari (CBRN)
che comprenderà attrezzature e medicine, vaccini e altri trattamenti che
consentano di curare pazienti esposti ad agenti CBRN in emergenza, come pure
una riserva di decontaminazione “rescEU” composta da attrezzature di
decontaminazione ed équipe di risposta specializzate. Come primo passo
immediato, l’UE ha mobilitato la sua riserva medica “rescEU” per
l’approvvigionamento di compresse di ioduro di potassio che possono essere
utilizzate per proteggere le persone dagli effetti nocivi delle radiazioni.
Quasi 3 milioni di pillole allo iodio sono già state consegnate all’Ucraina
attraverso il meccanismo di protezione civile dell’UE con l’aiuto di Francia e
Spagna.”
Quasi a voler anticipare la
domanda che sorge spontanea: di quali radiazioni nucleari stiamo parlando? il
comunicato precisa quanto segue: “L’esposizione ad agenti CBRN può essere
provocata da catastrofi involontarie (ad esempio una perdita in un impianto
chimico, un incidente in una centrale nucleare, la diffusione di una malattia
infettiva), oppure da atti intenzionali (ad esempio un attacco terroristico).
Trattasi, evidentemente, di
palese menzogna dato che, da alcuni decenni, operano in Europa più di 120
reattori nucleari e non si è mai visto né previsto in sede europea di
predisporre simili misure per un eventuale incidente in una centrale nucleare.
Dunque è in previsione di una guerra nucleare che si approntano oggi, minaccia
che implicitamente si addossa alla Russia dal momento che la riserva di
decontaminazione per le radiazioni (personale e attrezzature), come spiega il
comunicato “sarà sviluppata e ospitata da Croazia,
Germania e Spagna” cioè in paesi che hanno poche o nulle centrali nucleari, ma che
affacciano, esclusa la Spagna, sul fronte orientale dell’Europa dove è già in
corso una guerra.
L’Europa, ancora una volta, si
appresta a varcare la soglia dell’inferno lasciandone fuori ogni speranza per
le genti che la abitano. E non c’è da farsi illusioni che chi sta in alto si
volga indietro, per un momento, a ripensare agli anni bui in cui precipitò
l’Europa per l’ignominia delle sue classi dirigenti che nel mentre facevano
professione di pace, si preparavano alla guerra. Oggi neanche più di pace
parlano, ma solo di riarmo, di economia di guerra e di sacrifici a cui dovremo
andare incontro.
Il dooms-day clock (**) segna 100 secondi alla mezzanotte nucleare e il
fatto che la Commissione europea, invece di adoperarsi per disinnescare la
miccia Ukraina, si predisponga alla guerra atomica, ne sposta le lancette
ancora più avanti.
Se non è la ragione, l’amore
per la vita o la pietà per i nostri figli a smuoverci da questo soporifero
benessere che crediamo di meritarci, che sia almeno il “coraggio della paura”,
di cui tante volte ci parlava Dario Paccino, a farci scendere in piazza per
scongiurare la prossima e forse definitiva guerra.
Nessun commento:
Posta un commento