venerdì 28 ottobre 2022

Inflazione come redistribuzione di reddito - Paolo Maranzano, Roberto Romano

 

 

Il peso dell’inflazione non è uguale per tutti. L’impatto è concentrato sugli strati sociali più deboli e con redditi fissi. Ogni volta che aumenta l’inflazione, se non è governata, aumenta la polarizzazione del reddito. Quindi non possiamo contrastare l’inflazione senza curarci della distribuzione del reddito.

 

Preambolo

Sebbene sia noto a tutti che l’impatto della crescita dei prezzi sia inversamente proporzionale al reddito disponibile, cioè incide di meno sui redditi più alti rispetto ai redditi più bassi, è difficile catturare il fenomeno legato alla distribuzione del reddito sottesa proprio alla crescita dei prezzi. 

Per comprendere come e quanto la crescita dell’inflazione incida sul reddito è necessario fare una serie di operazioni, in particolare rispetto alla tipologia dei beni consumati. Prendiamo in considerazione solamente i beni alimentari, energetici-gas e combustibile che, per definizione, rientrano nei così detti beni incomprimibili, cioè i beni che sono irrinunciabili per qualsiasi essere umano.

 

L’inflazione e l’economia

I dati statistici forniti da ISTAT ed Eurostat permettono di osservare quanto e come la guerra in Ucraina abbia accelerato la crescita dei prezzi. Entrambi informano che la crescita dei prezzi è particolarmente forte in alcune tipologie di consumo (luglio 2022): la crescita dei prezzi dei beni alimentari è pari all’8,1%, per i prodotti energetici-gas è pari al 26,3% e al 10,6% quella dei combustibili.

La crescita dei prezzi non è un fenomeno legato interamente alla guerra, piuttosto si aggiunge alla già galoppante inflazione del post pandemia. I prezzi post-pandemia erano già in crescita, la guerra ha semplicemente esasperato la situazione. La necessità di far fronte alla crescita della domanda, per lo più legata alla fine dei lockdown del 2020-2021, ha fatto emergere la debolezza strutturale delle catene del valore globale. L’offerta aggregata, ovvero la struttura e articolazione internazionale dell’offerta, ha trovato un vincolo proprio nella globalizzazione. La difficoltà nel reperire sul mercato i cosiddetti beni intermedi e/o primari ha, nei fatti, causato la crescita dei prezzi delle commodities e delle materie prime, senza dimenticare che nel frattempo la pandemia aveva suggerito a molte imprese di riscrivere la loro catena del valore.

 

Inflazione e distribuzione del reddito

Per stimare l’effetto redistributivo dell’incremento dei prezzi dobbiamo, innanzitutto, recuperare le informazioni sulla distribuzione dei redditi tra la popolazione. In tal senso, l’informazione più aggiornata e disponibile a livello nazionale è l’indagine sui redditi delle famiglie italiane realizzata da Banca d’Italia. Il principale risultato di tale indagine è la stima del reddito delle famiglie raggruppato in cinque fasce reddituali di pari dimensione dette quinti. Per ognuno dei cinque scaglioni, Banca d’Italia fornisce una stima del reddito medio. Per il 2020, Banca d’Italia afferma che il 20% più povero della popolazione (primo quinto) disporrebbe di un reddito medio di 10.780€, il secondo quinto un reddito medio di 19.993€, il terzo di un reddito medio di 28.204€, il quarto di 41.753€ e il quinto superiore mediamente di 95.995€.

La seconda operazione che dobbiamo fare è quella di trovare quanto e come i beni alimentari, energetici e combustibili pesano sui percettori di reddito. ISTAT mette a disposizione informazioni sulle spese delle famiglie in varie categorie di beni, suddividendo i consumi in quinti di spesa familiare equivalente. Ciò rende comparabili i dati dei redditi delle famiglie di Banca d’Italia con i consumi delle famiglie di ISTAT.

L’aggiornamento delle banche dati avviene in maniera differita e riguardano periodi diversi. Alla data di scrittura del presente articolo (settembre 2022), i dati più recenti inerenti al reddito delle famiglie sono riferiti al 2020 (pubblicazioni Banca d’Italia del luglio 2022), mentre i dati più recenti sui consumi per tipologia di beni sono invece relativi al 2021. La nostra comparazione si basa sull’ipotesi che il reddito tra il 2020 e il 2021 sia rimasto sostanzialmente invariato per ognuno dei quinti, così come la loro propensione al consumo…

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