venerdì 21 ottobre 2022

la velocità della scienza

 


Pfizer, la "velocità della scienza" e i soliti debunker - Lorenzo Poli

 

La Pfizer ha ammesso in un’audizione all’Europarlamento di non aver mai testato il siero Cominarty-BioNTech/Pfizer sull’arresto della trasmissione del virus prima che fu emesso sul mercato, perché si è dovuta “muovere davvero alla velocità della scienza”.

Di fronte alla domanda dell’eurodeputato olandese Rob Ross, la responsabile per i mercati internazionali di Pfizer, Janine Small, è costretta ad ammettere che l’azienda farmaceutica non ha mai testato il vaccino per fermare la trasmissione del virus. Al suo posto ci sarebbe dovuto essere l’ad Albert Bourla, che doveva dar conto degli sms con Ursula Von der Leyen, ma una settimana prima ha fatto sapere di non essere più disponibile a comparire di fronte all’Europarlamento, probabilmente per evitare domande scomode sui messaggi – ancora segreti – che scambiò con la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen.

La Small è stata sentita nell’aula di Strasburgo il 10 ottobre e l’eurodeputato Ross le ha chiesto: “Il vaccino Pfizer è stato testato per fermare la trasmissione del virus prima che fosse immesso sul mercato”. Ecco la risposta della dirigente di Pfizer: “No, noi dovevamo muoverci alla velocità della scienza”. Quindi nessun trial sulla prevenzione dell’infezione, dunque sulla trasmissione, è mai stato richiesto.

Ormai tutti sanno che Comirnaty, il principale vaccino anti-Covid m-RNA a disposizione per combattere il Covid, non blocca a sufficienza i contagi, soprattutto dopo che sono emerse le prime varianti. Ma prima chi si azzardava a dire, sulla base di letteratura medica, che si trattava di un vaccino che incideva sulla prevenzione generale e non sulla trasmissione, si veniva additati con ogni locuzione possibile.

“L’attuale vaccinazione di massa influisce sulla prevenzione della malattia ma non sulla trasmissione, e questo a lungo termine è controproducente perché lascia il lavoro “a metà” e fa mutare il virus in un ceppo più virulento in grado di colpire i più giovani e i bambini. Questo è spiegato molto bene dal Dr. Geert Vanden Bossche ed è confermato da una ricerca in Sudafrica. Il dottor Peter McCullogh, che è un grande cardiologo statunitense, si chiede come mai alcune ricerche siano state fermate e altre invece siano state potenziate. Il problema è che tutti i vaccini attuali attaccano la proteina spike e producono anticorpi specifici che non eliminano la trasmissione. Questa è una strategia fallimentare, che potrebbe portare a seri problemi nel giro di sei mesi.”

Parole della dottoressa, indipendentista catalana ed attivista contro le compagnie farmaceutiche Teresa Forcades, 29 aprile 2021 in una intervista a VilaWeb, ripresa da Castelvecchi editore.

“Il termine “vaccino” è improprio per questi prodotti perché non impediscono il contagio. Sono farmaci che, per un periodo di tempo, possono ridurre il rischio di Covid grave rispetto al non eseguire alcuna terapia. L’attuale vaccinazione di massa anti-Covid influisce poco sulla prevenzione della malattia ma nulla sulla trasmissione. In uno studio condotto nel vaccinatissimo Qatar fra gennaio e agosto 2021, la vaccinazione anti-Covid ha mostrato:

– giorno 1- 13 dal vaccino, aumento delle infezioni.
– fra 1 e 3 mesi: riduzione di infezioni superiore al 70%.
– fra 3 e 6 mesi: rapida diminuzione di protezione.
– a più di 6 mesi dal vaccino, non è più rilevabile alcuna protezione dall’infezione.

Anche una ricerca svedese su 1,6 milioni di persone ha mostrato che la protezione dall’infezione cala fino a zero e peggio, a nove mesi dal vaccino. Così sono tutti i vaccini anti-Covid come Pfizer, Moderna, AstraZeneca, Johnson & Johnson e così via”.

Parole del Dottore, pediatra ed attivista per il diritto alla salute Eugenio Serravalle, 28 giugno 2022, in una intervista a Pressenza Italia.

Inoltre, se guardiano i dati sui “nuovi positivi” in questi tre anni scopriamo che il 29 giugno 2020 vi erano 126 nuovi positivi; il 29 giugno 2021 ve n’erano 679; mentre il 29 giugno 2022 erano 93.165.

Nonostante ciò solo ora scopriamo che Pfizer, prima di immetterlo sul mercato, non ha nemmeno fatto i test necessari per capire se fosse in qualche modo efficace contro la trasmissione del virus.

Subito i debunkers sono corsi a dire che “NESSUNO HA MAI DETTO CHE IL VACCINO SERVIVA A PREVENIRE IL SARS-COV2”. Eppure è la stessa Agenzia Italiana del Farmaco a smentire.

Inoltre, il Green Pass è stato introdotto e legittimato proprio sulla base di prevenire il contagio e quindi la trasmissione della Covid-19. A dare conferma era proprio il testo del Decreto Legge 1 aprile 2021 n° 44.

Quindi, aveva ragione chi nel 2020 criticava il fatto che fossero stati presi accordi “top secret” tra case farmaceutiche e Commissione Europea a danno della salute pubblica. Aveva ragione chi sosteneva che la mancanza di trasparenza negli accordi commerciali non poteva essere giustificata sul fatto di velocizzare la produzione di vaccini. Aveva ragione chi già nel 2020 segnalava che vi era tanta retorica e poca scienza sull’efficacia dei vaccini e che era rischiosa l’accelerazione dei processi regolatori (come la rolling review) da parte di Ema, alla luce dei potenziali conflitti d’interesse essendo Ema finanziata per il 75% da case farmaceutiche. Quindi hanno fatto corretta informazione coloro che dicevano che si trattava di vaccini sperimentali non approvati ma solo autorizzati ad essere somministrati nella popolazione adulta a causa dello Stato di emergenza. Quindi hanno informando correttamente coloro che dicevano ai cittadini che non vi erano studi sugli effetti a lungo termine, sulla durata degli anticorpi specifici prodotti dalla proteina spike e sul rischio effettivo del fenomeno ADE.

Anzi, fu la stessa Pfizer che a febbraio 2022 ha ammesso, in documenti riservati, che la sua terapia vaccinale ad m-RNA contro il Covid-19 può causare un potenziamento anticorpale dell’infezione (ADE).

Dunque avevano ragione medici, giornalisti, attivisti per il diritto alla salute e per la libertà di scelta vaccinale sostenere come il linguaggio bellico isterico, polarizzato ed allarmante avesse impedito una comunicazione scientifica trasparente, costituita dalla piena pubblicazione dei dati, un elemento essenziale in una fase come quella per instaurare un sentimento di fiducia, in cui legittime domande avrebbero potuto trovare risposte, giustificate e dimostrate.

Aveva ragione quella parte del mondo accademico come la virologa e microbiologa Maria Rita Gismondo, l’oncologo Mariano Bizzarri, l’endocrinologo Giovanni Frajese, l’oncologa ed ematologa Patrizia Gentilini, il pediatra Eugenio Serravalle e molti altri che fin dall’inizio hanno sostenuto forti dubbi sui vaccini anti-Covid, venendo derisi e ridicolizzati con i nomignoli e le locuzioni più becere. Era il 16 giugno 2021 quando il dottor Frajese (noto revisore di peer review), riportando dati pubblicati su tutte le riviste internazionali disse che nei trial vaccinali non si era controllato se essi bloccavano la trasmissione del virus oppure no e che gli studi depositati erano fortemente incompleti. Il Dottori Bizzarri spiegò fin da subito che un vaccino è efficace se blocca la trasmissione di un agente infettivo e sollecita una risposta immunitaria preventiva e che senza tali proprietà non si può parlare di “vaccino”. Inoltre, anche la tesi che vaccinandosi si evitano gli effetti gravi è stata ampliamente smentita dal momento che molti sono i casi di ri-vaccinati il cui decorso della malattia è stato lento e sofferto. Per non parlare di chi, come la Commissione Medico Scientifica Indipendente e la Dottoressa Gentilini, ha messo in guardi fin da subito sull’obbligatorietà vaccinale e sulle vaccinazioni pediatriche anti-Covid riportando dati della letteratura medica, ovvero che vaccinare persone sane e i giovani sarebbe stato controproducente correndo rischi inutili e compromettendo una più duratura immunità naturale.

Il Dottor Peter Doshi, tra i più grandi esperti mondiali di trial clinici, fu tra i primi a dichiarare che gli studi sulla sicurezza dei vaccini era sostanzialmente inesistente e ad esprimere dei seri dubbi sono stati scienziati ed endocrinologi a partire dai rischi assoluti e dai rischi relativi, arricchiti da dati forniti con scientificità. 

Il 4 gennaio 2021, Doshi pubblicava sul British Medical Journal, un articolo dal titolo “Pfizer e Moderna “95% di efficacia” – abbiamo bisogno di dettagli e dati grezzi” in cui arrivava a stimare che l’efficacia del vaccino era in realtà del 29%. Ma anche in questo caso gli furono dati tutti gli appellativi possibili ed immaginabili, soprattutto dopo che fu contattato come esperto per alcune inchieste del programma di giornalismo d’inchiesta Report.

Anche questa volta Big Pharma sembra aver fatto il bello e il cattivo tempo attraverso gruppi di pressioni nelle istituzioni pubbliche, scavalcando quelle che dovrebbero essere i presupposti del diritto all’informazione dei cittadini-consumatori. In tutto ciò il PNRR ha dato 400 milioni a Pfizer per la ricerca nonostante ancora oggi non abbia pubblicato i dati sugli effetti avversi dei vaccini.

 

 

1 Pathophysiological Basis and Rationale for Early Outpatient Treatment of SARS-CoV-2 (COVID-19) Infection
https://www.amjmed.com/action/showPdf?pii=S0002-9343%2820%2930673-2

2 Will SARS Cov-2 Become Resistant to Current Vaccines – Implications | Penny Moore, PhD
https://www.youtube.com/watch?v=5Od2bmr-grw

http://www.castelvecchieditore.com/2021/04/29/intervista-a-teresa-forcades-su-pandemia-e-vaccini/

https://www.pressenza.com/it/2022/06/eugenio-serravalle-con-il-vaccino-anti-covid-e-impossibile-raggiungere-
limmunita-di-gregge-parte-ii/

5 https://www.pressenza.com/it/2020/11/no-allo-sciovinismo-vaccinale-le-case-farmaceutiche-non-devono-decidere-
sul-diritto-alla-salute/

http://www.blog-lavoroesalute.org/covid-vaccini-top-secret/

7 Fenomeno ADE è il potenziamento anticorpale dell’infezione

8 Peter Doshi: Pfizer and Moderna’s “95% effective” vaccines—we need more details and the raw data
https://blogs.bmj.com/bmj/2021/01/04/peter-doshi-pfizer-and-modernas-95-effective-vaccines-we-need-more-
details-and-the-raw-data/

  

da qui


Le rane bollite e vaccinate – Alberto Capece

 

Qualche giorno fa è uscita una notizia bomba che ha fatto in breve il giro del mondo, nonostante l’imbarazzo che essa crea: di fronte alla commissione Covid del parlamento europeo ( per quel che conta, ovvero zero netto) uno dei più alti dirigenti della Pfizer ha confessato che ” Non ci sono mai stati dati scientifici che dimostrino che il trattamento con mRna limiterebbe la trasmissione del virus”. Anzi tali dati non erano nemmeno stati cercati a dimostrazione dell’eticità  dell’operazione. Questo  significa almeno due cose che suonano come una condanna definitiva di società ormai in aperto disfacimento: le torsioni costituzionali per rendere i vaccini obbligatori se non de iure almeno de facto  non avevano alcun senso e sono stati prese in vista di una svolta autoritaria, ma significa anche che quasi tutto il mondo della scienza medica, ben consapevole di come stavano le cose , ha mentito per la gola dimostrandosi totalmente  subalterna verso interessi economici e/o politici. Se a questo si aggiunge il tentativo che sta anch’esso crollando di nascondere i dati sui gravi effetti collaterali del vaccini a mRna, (proprio l’altro giorno il governo israeliano ha confessato di aver tenuto nascosti i dati per oltre un anno)  abbiamo un quadro sconfortante. E non tanto perché si deve prendere atto della corruttela ormai pervasiva del potere, ma perché ormai queste notizie alla fine sembrano suscitare rassegnazione o il disperato e ridicolo tentativo di negare l’evidenza.

Se i muscoli della rana morta a contato con il metallo non si fossero contratti probabilmente gli studi sull’elettricità avrebbero subito un ritardo e qui abbiamo popoli che rane bollite accettano qualsiasi cosa illudendosi che sia stato solo un brutto sogno e che tutto prima o poi tornerà come prima. La notizia che i produttori stessi di vaccini dopo due anni rivelino di non accertato  la capacità dei sieri genici di ridurre la trasmissione del virus avrebbe dovuto far saltare a furor di popolo la commissione Ue che ha comprato 4 miliardi di dosi inutili e pressoché tutti i governi che hanno agito contro ogni evidenza scientifica e in seguito hanno nascosto la documentazione che li incrimina. E invece nulla: salvo i soliti volonterosi che si danno da fare per cercare giustizia sembra che le società occidentali  soffrano di paralisi che a malapena permette loro di muovere il mignolo. Anche quando con sfacciataggine assolute le stesse burocrazie sanitarie che sono state gli attori principali dell’inganno, tornano a consigliare le vaccinazioni confermando che errare è umano, ma perseverare è diabolico.

Ora per confondere ancora più le idee oppure dare uno zuccherino cognitivo a chi proprio non ce la fa a guardare più lontano della punta del naso, si dice che viviamo una situazione senza precedenti, con l’esplicito invito a non cercare situazioni paragoni nel passato che potrebbero essere illuminanti: la situazione che viviamo quella di una guerra non dichiarata e di una pandemia creata in ogni suo momento dall’assemblaggio del virus alla distruzione delle sanità pubbliche sotto la spinta dell’emergenza, al divieto di cura per lasciate spazio ai vaccini genici sperimentali, potrà anche essere peculiare del mostro tempo e della quarta rivoluzione industriale, quella informatica, ma è facilmente riconoscibile come l’inizio di un regime fascista che è l’unico ormai in grado di consentire alle elite occidentali di sopravvivere nel disastro che hanno creato. Ne fa fede il carattere offensivo, estremamente settario, autoritario e al tempo stesso politicamente ingenuo del dibattito ( o non dibattito )  in corso. Nel quale una Verità incontestabile, anche nel caso di riveli una menzogna combatte gruppi di disobbedienti che “disinformano”, nel senso che interferiscono con gli ordini del giorno del potere che valgono a prescindere.

Naturalmente si tratta di un fascismo peggiore di quello passato perché i suoi mezzi di coercizione sono più avanzati,  che politicamente ha già eliminato di fatto la distinzione dei poteri che è l’asse portante della democrazia. Alla fine il sistema neoliberista profetizzato da Hayek che prometteva di dare spazio all’individuo contro lo Stato, si è materializzato in pochi individui che hanno preso il posto dello stato e ne tirano i fili come vogliono senza tenere in alcun conto il parere delle persone, Anzi di più, mettendo in atto un sistema di comunicazione e informazione che plasma quel parere.

da qui


"Come Bill Gates e i suoi partner hanno controllato la risposta alla pandemia" - Inchiesta di Politico e Die Welt

 

L’autorevole mensile Politico e Die Welt, attraverso un’inchiesta approfondita di qua e di là dell’Atlantico, hanno scoperto l’acqua calda, cioè che a gestire l’emergenza pandemica a livello globale è stato Bill Gates e i suoi compagni di merende (titolo dell’articolo: “Come Bill Gates e i suoi partner hanno usato il loro potere per controllare la risposta globale al Covid, con scarsa supervisione”).

La pandemia, si legge nel reportage, ha colto il mondo di sorpresa, e “mentre le nazioni più potenti si occupavano di quanto stava accadendo al loro interno, quattro organizzazioni sanitarie globali non governative hanno iniziato a fare piani per una lotta per la vita o la morte contro un virus che non avrebbe conosciuto confini”.

Le quattro sorelle della beneficenza 

“Quello che è seguito è stato un passaggio di potere costante, quasi inesorabile, dai governi sopraffatti a un gruppo di organizzazioni non governative, secondo un’indagine durata sette mesi svolta da giornalisti di POLITICO – pubblicato negli Stati Uniti e in Europa – e del quotidiano tedesco WELT. Armate di esperienza, sostenute da contatti ai più alti livelli delle nazioni occidentali e forti di relazioni ben consolidate con i produttori di farmaci, le quattro organizzazioni hanno spesso assunto ruoli propri dei governi, ma senza avere la responsabilità dei governi”.

“Le quattro organizzazioni avevano lavorato insieme in passato e tre di loro condividevano una storia comune. La più grande e potente era la Bill & Melinda Gates Foundation, una delle più grandi filantropie del mondo. Poi c’era Gavi, l’organizzazione globale per i vaccini che Gates ha contribuito a fondare, nata per vaccinare le persone dei Paesi a basso reddito, e il Wellcome Trust, una fondazione di ricerca britannica con una dotazione multimiliardaria che aveva lavorato con la Gates Foundation negli anni precedenti. Infine, c’era la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations, o CEPI, il gruppo internazionale di ricerca e sviluppo di vaccini che Gates e Wellcome hanno contribuito a creare nel 2017”.

Ci sembra più che sufficiente. Chi vuole, può leggere l’inchiesta integrale al link succitato. Citiamo tale articolo non solo perché palesa un particolare non secondario di quanto avvenuto nel passato, le cui criticità sono più che evidenti – anzitutto l’irresponsabilità dei gestori della crisi -, ma anche per un altro recente articolo, la cui lettura ci ha prodotto un effetto inquietante.


Giocare con il fuoco

Riportiamo uno studio prodotto della Boston University pubblicato su Biorxiv, una rivista supportata dalla Chan Zukerberg Initiative, istituzione nata nel 2015 che, come declina il sito ufficiale, ha lo scopo di “eradicare le malattie e migliorare l’istruzione, fino ad affrontare i bisogni delle nostre comunità locali. La nostra missione è costruire un futuro più inclusivo, giusto e sano per tutti”.

Così l’abstract dello studio che ha attirato il nostro interesse: “La variante SARS-CoV-2 Omicron (BA.1) recentemente identificata e predominante a livello globale è molto trasmissibile, anche in persone completamente vaccinate, e provoca una malattia attenuata rispetto alle principali varianti virali finora identificate. La proteina Omicron spike (S), che presenta un numero insolitamente elevato di mutazioni, è considerata il principale driver di questi fenotipi. Abbiamo generato un SARS-CoV-2 ricombinante chimerico che codifica il gene S di Omicron all’interno di un SARS-CoV-2 primitivo e abbiamo confrontato questo virus con la variante di Omicron che sta circolando in natura”.

“Il virus Omicron S sfugge completamente all’immunità indotta dal vaccino, soprattutto a causa delle mutazioni indotte nel recettore” e si replica in cellule che la Omicron non aggredisce. Nei topi modificati per testare più efficacemente gli effetti dei virus sugli uomini, identificati come K18-hACE2, “mentre la Omicron causa un’infezione lieve e non fatale, il virus portatore di Omicron S causa una malattia grave con un tasso di mortalità dell’80%”.

Poco da aggiungere se non che a giocare con i virus chimera si rischia di combinare disastri. Forse sarebbe il caso che i paraguru di internet si limitassero a fare il loro mestiere, evitando di cimentarsi, da apprendisti stregoni, alla salute del mondo. Hanno già procurato fin troppi danni.

da qui


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