domenica 23 ottobre 2022

Dentro il tunnel della guerra

 


articoli, video e immagini di Domenico Starnone, Olivier Turquet, Miguel Martinez, Manlio Dinucci, Stefano Orsi, Giacomo Gabellini, Enrico Tomaselli, Francesco Cappello, Mario Lombardo, Ernesto Screpanti, Branko Milanovic, Fulvio Scaglione, Piero Pagliani, Primo Levi, Lorenzo Cremonesi, Pepe Escobar, Laura Ruggeri, Vittorio Rangeloni, Larry Romanoff, Gianmarco Pisa, Francesco Masala, Franco Astengo, Giorgio Ferrari, Marcia PerugiAssisi, Alfonso Navarra, TIR, Enrico Vigna, Alessandro Marescotti, Vauro, Yanis Varoufakis



La guerra che verrà: messaggio collettivo sui rischi catastrofici dell’escalation militare

Si stanno addestrando 15 mila soldati ucraini in Europa. Altri 10 mila nel Regno Unito per l’uso di nuove armi. La Russia recluta 300 mila soldati. Si profila uno scontro epocale. Zelensky ha chiesto alla Nato di colpire preventivamente la Russia. Rischiamo la terza guerra mondiale.

La guerra che verrà

Messaggio sui rischi catastrofici dell’escalation militare

Abbiamo anticipato ieri le ragioni della nostra scelta di lanciare questo preoccupato messaggio.

Dopo aver analizzato le agenzie stampa sull’Ucraina, comprese informazioni di fonte militare, vi riportiamo le ultime terribili novità che prefigurano le caratteristiche della guerra che verrà.

  1. Si stanno addestrando 15 mila soldati ucraini sul territorio europeo con i fondi per la pace dell’European Peace Facility. Ad essi si aggiungono 10 mila soldati ucraini addestrati dal Regno Unito per l’uso delle nuove armi. Totale 25 mila a cui aggiungere alcune migliaia di contractors finanziati dagli Stati Uniti con elevate competenze militari e pagati dai mille ai duemila dollari al giorno (fonte: Analisi Difesa). Si prepara quindi una potenza di assalto finalizzata a sfondare le difese russe e filorusse riguadagnando i territori persi.
  2. La Russia dal canto suo sta reclutando e addestrando 300 mila soldati per sostenere il colpo. Ci sarà quindi sempre più carne da cannone su entrambi i fronti.
  3. Intanto sono giunte in Ucraina nuove batterie dei micidiali lanciamissili Himars (High Mobility Artillery Rocket System), mentre l’Ucraina ha chiesto al Pentagono l’invio di missili Atacms (Army Tactical Missile System) capaci di colpire nel cuore della Crimea tutte le infrastrutture strategiche della Russia. Il Parlamento Europeo, nella risoluzione del 6 ottobre 2022, ha definito la riconquista della Crimea e del Donbass come obiettivo militare legittimo della guerra.
  4. Tutto questo sta mettendo alle corde Putin? È vero, come si legge sui giornali, che il suo potere vacilla? Assolutamente no. Un’alta fonte diplomatica, nel quartiere generale della Nato, ha riferito (come riporta l’Ansa): “Putin mantiene il controllo totale dell’apparato di sicurezza”. E anche: “Le informazioni raccolte finora indicano che non esiste, purtroppo, una seria minaccia al potere di Putin”.
  5. Si prepara quindi un ulteriore incattivimento del conflitto armato e un suo “allungamento” in stile prima guerra mondiale, una guerra che gli storici non studiano più in base al principio aggressore/aggredito ma in base ad altri criteri interpretativi di geopolitica che possano spiegare in profondità il protrarsi della guerra e la sua durata “infinita”. Se prima la “guerra infinita” era verso territori che non coinvolgevano direttamente le grandi potenze, adesso comincia la “guerra infinita” fra Occidente e Russia. Con India e Cina che rimangono neutrali e che non aderiscono alle sanzioni contro la Russia.
  6. L’inefficacia delle sanzioni è documentata. Sfruttando la rete di rapporti economici con il mondo non allineato alla Nato, la Russia ha quindi potuto reggere l’urto delle sanzioni occidentali. Il PIL russo calerà del 3,4% e non dell’8,5%, dato quest’ultimo che era già decisamente meno catastrofico della previsione di crollo dell’economia russa. Ricordate Biden che prevedeva di ridurre Putin a un “paria della scena internazionale”? Ricordate Mario Draghi che sul Corriere della Sera del 1 giugno scorso aveva definito Sanzioni Russia “un successo completo che non penalizza l’Italia”? Le cose sono andate diversamente. La Russia ha un rublo forte come non mai ed è la moneta più forte del mondo in questo momento. Nell’ultimo semestre Mosca ha incassato 158 miliardi per l’export di fonti fossili, ben più degli ultimi anni e più dei 100 miliardi spesi per la guerra. Ha incassato di più fornendo meno energia all’Europa. I grandi esperti europei che hanno progettato queste sanzioni e questa strategia hanno fallito. E ci stanno consolando sugli ipotetici effetti a lungo terminedelle sanzioni, mentre la gente ne sta già pagando quelli a breve termine. Putin vince quindi questa partita del gas con grande facilità. E il fatto che gli abbiano sabotato i gasdotti Nord Stream sembra quasi una vendetta di chi mastica amaro per gli errori di valutazione sugli effetti delle maldestre sanzioni.
  7. Putin inoltre punta a reagire agli attacchi militari distruggendo (è la prima volta che si verifica dall’inizio della guerra) il 30% della rete elettrica ucraina. Adotta la tattica militare di Israele verso i palestinesi: se mi fate un danno di 10 io rispondo facendovi un danno di 20 perché sono in grado di colpirvi ovunque. Tristissimo, ma è così.
  8. Infine Zelensky chiede alla Nato di colpire preventivamente in caso di rischio di conflitto nucleare. Non ha parlato di “nuclear first strike” ma ha parlato di attacco preventivo. Che si fa con le B61-12 se si vuole penetrare i bunker sotterranei russi. È la prima volta che accade, nella storia del secondo dopoguerra, che venga evocato un “attacco preventivo” contro la Russia da parte di un capo di stato. Poi ha detto che è stato male interpretato, che c’è stato un problema di traduzione distorta. Controllando accuratamente le fonti e le traduzioniabbiamo verificato che Zelensky ha dichiarato esattamente quello che tutte le agenzie stampa del mondo avevano scritto.
  9. Di fronte a questo, a nostro parere, il movimento pacifista dovrebbe esaminare con grande senso critico le richieste di Zelensky al fine di evitare una escalation e un allargamento della guerra. È stato aggredito, è  vero, ha il diritto internazionale dalla sua parte, è fuori di dubbio. Ma passare dalla ragione al torto è un attimo. Zelensky non ha nessun diritto di trascinarci nella terza guerra mondiale per conquistarsi la vittoria militare. Il movimento pacifista deve avere parole chiare per Zelensky, così come le ha avute per Putin.
  10. Le strade che possono portare alla pace esistonoe sono allegate a questo documento. Vanno sostenute con convinzione, prima che sia troppo tardi. Noi parteciperemo alle iniziative per fermare la guerra. Sostenendo papa Francesco.

La guerra che verrà

La guerra che verrà non è la prima.

Prima ci sono state altre guerre.

Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.

Fra i vinti la povera gente faceva la fame.

Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.

Bertolt Brecht

Questo messaggio è promosso da: Angelo Baracca, Carlo Belli, Antonio Bruno, Antonio Camuso, Giancarlo Canuto, Tiziano Cardosi, Nicoletta Dentico, Donatella Di Cesare, Anna Ferruzzo, Domenico Gallo, Ugo Giannangeli, Antonio Greco, Alessandra Mambelli, Alessandro Marescotti, Daniele Novara, Elio Pagani, Paolo Piccinno, Maurizio Portaluri, Etta Ragusa, Carlo Rovelli, Massimo Wertmüller, Alex Zanotelli.

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Apocalissi quotidiane – Domenico Starnone

Che diavolo è Armageddon? Biden ha pronunciato questa parola lasciando intendere che c’è da preoccuparsi. Putin ha destituito in fretta il suo feroce comandante in capo e lo ha rimpiazzato con un altro ancora più feroce che proprio Armageddon si fa chiamare. Mettiamoci nei panni del cittadino già pieno di problemi, che orecchia e pensa: bisogna preoccuparsi di questi Armageddon? Si era fatto convincere che tutto fosse lineare: Putin aggrediva, Zelenskyj si difendeva e noi occidente gli passavamo giustamente un po’ di armi per dargli una mano in vista della pace. Ma ora? Un giorno Putin fa sfracelli e il cittadino vorrebbe personalmente tagliargli la gola; l’altro giorno Zelenskyj pare il leader ben armato dell’Europa dei patrioti e si mostra più nazionalista del nazionalista aggressore. Il cittadino s’innervosisce, non vuole smontarsi e rimontarsi la testa a seconda delle nuove quotidiane. Trova quindi il tempo di informarsi e capisce che Putin e Biden, tirando in ballo Armageddon, hanno citato non un cartone animato ma l’Apocalisse. Har-magedòn, infatti, è il luogo dove tre spiriti immondi simili a rane chiamano i re al massacro finale. Sicché – si arrabbia il cittadino – sovrani del pianeta, tenetevi lontano da quel postaccio, parlatevi in un bar e poi rivelateci una buona volta cosa avete intenzione di fare con quelle teste e testate di merda che

Portate in giro senza vergogna.

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Premio Sacharov: la distanza tra i mondi – Olivier Turquet

L’inizio del discorso della Presidente Metsola annunciando il premio Sacharov assegnato al popolo ucraino e, nello specifico, ad alcune associazioni umanitarie, suona francamente un po’ bellicoso:

Questo premio è per gli ucraini che combattono sul campo. Per coloro che sono stati costretti a fuggire. Per coloro che hanno perso parenti e amici. Per tutti coloro che si alzano e combattono per ciò in cui credono. So che il coraggioso popolo ucraino non si arrenderà e non lo faremo nemmeno noi.

Per fortuna pochi minuti dopo, su Twitter, risponde con una eleganza impagabile Stella Assange:

Congratulazioni al popolo ucraino per aver ricevuto il .

Grazie a tutti coloro che hanno sostenuto la candidatura di . Con la nomina di Julian tra i tre finalisti (insieme alla Commissione per la Verità della Colombia), il Parlamento europeo ha inviato un messaggio importante: 

Noi che abbiamo fatto il tifo esplicitamente perché il premio fosse assegnato a Julian siamo francamente delusi ma dobbiamo prendere la lezione di Stella e farne tesoro: il bicchiere mezzo pieno è che Assange sia stato finalista, un mattoncino in più nella grande costruzione che dice a chiare lettere FREEASSANGENOW.

Certo con tutto il rispetto e l’empatia per la gente ucraina martoriata da una guerra insensata non pare che sia lì dove si possa parlare di libertà di pensiero, quando più volte gli oppositori dell’attuale governo sono stati messi in galera, dove gli obiettori nonviolenti alla guerra vengono perseguitati, dove non è più possibile dissentire dalla vulgata guerrafondaia senza essere tacciati di filorussi.

Ci sono due mondi che si stanno sempre più allontanando e che le due frasi di Metsola e di Stella evidenziano bene: un mondo di certezze, violenza e imposizione e quel mondo di possibilità, di empatia, di critica e di collaborazione che la 24hAssange ha evidenziato sabato scorso e che continua nelle azioni di ognuno di noi.

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L’11 settembre dell’Europa, una promessa mantenuta – Miguel Martinez

L’11 settembre del 2001, un gruppo di sabotatori buttò giù il “Centro Mondiale del Commercio”, simbolo dell’economia statunitense.

Lo scorso 26 settembre, ignoti sabotatori, dotati di altissima professionalità militare, hanno distrutto le tubature del Nordstream – la principale infrastruttura su cui si regge l’economia tedesca e di riflesso quella europea.

Certo, non ci sono state vittime dirette, ma chi ha distrutto il Nordstream aveva a disposizione mezzi per colpire l’Europa ben diversi da un taglierino da puntare alla gola di un’hostess, e avevano come bersaglio un tubo subacqueo e non un palazzo pieno di donne delle pulizie messicane clandestine.

L’attentato del 26 settembre contro l’Europa è stato mille volte più efficace di quello dell’11 settembre contro gli Stati Uniti.

Quali sono state le reazioni, rispettivamente, all’11 e al 26 settembre?

Appena nove giorni dopo l’attacco alle Torri Gemelle, il Presidente degli Stati Uniti, davanti al Congresso e al Senato riuniti insieme, fece uno storico discorso.

Esordì dicendo di aver identificato i responsabili dell’attacco:

“Chi ha attaccato il nostro Paese?

Le prove che abbiamo raccolto indicano un insieme di organizzazioni terroristiche, note come Al Qaeda.”

Al-Qaeda, disse Bush, era protetta dal governo di uno specifico stato estero, l’Afghanistan.

A quello stato estero, Bush impose le seguenti “demands“:

— Consegnate alle autorità degli Stati Uniti tutti i leader di Al Qaeda che si nascondono nel vostro Paese.

[…] Date agli Stati Uniti pieno accesso ai campi di addestramento dei terroristi, in modo da assicurarsi che non siano più operativi.

Queste richieste non sono aperte a negoziati o discussioni.

[…]

Da oggi in poi, qualsiasi nazione che continui a ospitare o a sostenere il terrorismo sarà considerata dagli Stati Uniti come un regime ostile.”

Successivamente, una delle prove della tesi di Bush sarebbe diventato un video del 27 dicembre del 2001, in cui Osama bin Laden, senza apertamente rivendicare l’attentato alle Torri Gemelle, disse:

“È importante colpire l’economia, che è la base del loro potere militare…”

Esiste un altro video in cui l’attuale presidente degli Stati Uniti, Joseph Biden, rivendica, anzi promette, in anticipo, l’attacco al polmone dell’economia tedesca, in manera assai meno vaga di quanto abbia fatto Osama bin Laden parlando del Centro del Commercio Mondiale:

“Se la Russia invade, il che significa carri armati o truppe che attraversano di nuovo il… confine dell’Ucraina, allora non ci sarà… più un Nord Stream 2. Noi, noi porremo fine a questo progetto”.

Alla domanda su come, visto che il progetto è sotto il controllo tedesco, Biden ha risposto: “Vi prometto che saremo in grado di farlo.”

Ma c’è un tocco buffo, di cui mi sembra nessuno si sia ancora accorto.

Ascoltate attentamente il video:

Al minuto 1.23, Biden esordisce dicendo, If Germany… if Russia invades...”

Ovviamente è un innocente lapsus di un malato di Alzheimer che scambia il pulsantino dei like su Facebook con quello della bomba atomica, un lapsus provocato dalle domande precedenti che riguardavano la Germania; però fa sorridere.

Ora, non penso che nessuno abbia il minimo dubbio su chi abbia compiuto l’attentato per distruggere l’economia tedesca.

Un attentato avvenuto in una zona pattugliata esclusivamente dalla Sesta Flotta degli Stati Uniti, dove anzi alcuni mesi prima si erano svolte le manovre “Baltops”, focalizzate sull’utilizzo di droni subacquei.

Abbiamo visto come gli Stati Uniti hanno reagito all’11 settembre.

E gli europei, come hanno reagito al 26 settembre?

La deputata tedesca di sinistra, Sahra Wagenknecht, ha posto una semplice domanda al proprio governo: cosa ne sanno dell’attentato che ha distrutto l’infrastruttura vitale da cui dipende l’economia (e quindi il lavoro, le case, gli investimenti, la salute, per non parlare del riscaldamento) di 84 milioni di tedeschi?

Il governo tedesco, ha risposto

“Finora non è stato possibile effettuare indagini sul posto, per cui il governo federale non dispone di informazioni affidabili sulle possibili cause dell’attacco”, scrive il ministero nella sua risposta, disponibile per la Berliner Zeitung.

Il ministero Habeck ha risposto in modo evasivo, se non addirittura negativo, alla domanda su quali fossero gli avvertimenti del governo su possibili attacchi agli oleodotti e quali misure fossero state eventualmente adottate.

Il Segretario di Stato per gli Affari economici Patrick Graichen ha scritto che le infrastrutture critiche come i gasdotti Nord Stream sono fondamentalmente soggette a una minaccia astratta. Diverse migliaia di chilometri di oleodotti non possono essere “completamente protetti” contro ogni rischio. Non ci sono altre informazioni per il Parlamento.”

Buon inverno a tutti!

In fondo, che problema c’é?

Invece di chiedere che gli Stati Uniti ci consegnino i sabotatori, possiamo comprare da loro a quattro volte il prezzo, il gas estratto con la devastante pratica del fracking.

Ma quattro volte il prezzo (cifra, lo so, molto a caso) per l’elemento fondante di qualunque economia, l’energia, significa semplicemente la fine dell’economia europea, come fattore significativo nel mondo.

E’ un bene o un male, non lo so, magari il collasso di cinque secoli di arroganza non mi dispiacerebbe nemmeno, però poi ci sono di mezzo io e tutte le persone che mi sono care.

Ma mi sembra una questione di una gigantesca importanza.

da qui

 

I virus delle guerre – Francesco Masala

Negli anni ‘20-’30 del secolo scorso gli Usa erano dentro una (grande) depressione, la via d’uscita fu la seconda guerra mondiale (in Europa); già da una trentina d’anni l’Impero del Male, gli Usa, soffrono periodicamente di gravi crisi economiche e finanziarie, da allora, sarà una coincidenza, l’uscita dalla crisi è stata una guerra, anzi guerre a mitraglia, Iraq e Afghanistan l’hanno capito sulla pelle dei loro morti.

Adesso, dopo un secolo, l’uscita dalla crisi economica e finanziaria degli Usa, (e del dollaro) è affidata a un’altra guerra mondiale, in Europa, cercando di rovinare la Russia, senza riuscirci, ma riuscendo a distruggere le economie dei paesi europei.

Qualcuno, smemorato, chiede che la pace sia, di nuovo, la riscrittura degli accordi di Minsk.

Come è possibile, si chiede qualcun altro, dopo quegli accordi gli ucraini usavano il Donbass come parco giochi e tiro a segno per i nazisti contro i russofoni di quelle province, e per anni nessuno dei governanti dei paesi europei ha detto niente, come pure quando ci fu il massacro di Odessa, il 2 maggio del 2014.

Intanto ufficialmente la Pfizer ha detto che “i vaccini non sono mai stati testati sulla loro capacità di limitare la trasmissibilità del virus”.

In un paese come il Giappone Ursula von der Leyen e Mario Draghi (e altre centinaia di potenti europei) si sarebbero inflitti il seppoku, ma non sapendo il giapponese almeno si sarebbero scusati in diretta in prima serata per il green pass, per il vaccino di fatto obbligatorio, per il reintegro e le scuse ai medici espulsi dal loro ordine professionale e dal lavoro, per le migliaia di morti per gli effetti collaterali del vaccino in Europa. In ogni caso dovrebbero dimettersi da tutto per sempre.

Eppure sono sempre loro, bugiardi laureati, a gestire la guerra contro la Russia e saranno loro a tagliare tutto il residuo welfare europeo per la follia guerrafondaia, prima per la distruzione dell?Ucraina, poi per la sua ricostruzione.

Un tempo i potenti avevano paura della ghigliottina, ma quei tempi sono passati.

Loro sono quelli che non devono chiedere (scusa), ma tanto nessuno glielo pretende, la stampa e le televisioni sono ormai cani da riporto del Potere.

Ascoltando e leggendo la stampa di regime si scopre che i droni usati dagli ucraini sono buoni, i droni usati dai russi sono cattivi; chi glielo spiega ai russi morti ammazzati che il merito è di un drone buono, chi glielo spiega agli ucraini morti ammazzati che la colpa è di un drone cattivo?

Pare che gli Stati Uniti d’America, come segno di buona volontà, contro tutte le annessioni, proporranno di restituire il Texas, annesso nel 1865, al Messico.

Monologo di un ubriaco, Zelensky: “Droni iraniani simbolo del fallimento russo“; ditegli che all’Ucraina “donano” quasi tutte le armi che usano in Ucraina, armi simbolo del fallimento ucraino e della morte, pare, di centomila soldati ucraini (compresi i “volontari”).

La terza guerra mondiale si avvicina.

continua qui

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