sabato 29 ottobre 2022

a proposito di Giulio Regeni

 

Il caso Regeni e l’omertà di Cambridge - (Fausto Biloslavo) – 21-09-2016

 

Una luce, ancora fioca, inizia a illuminare il caso di Giulio Regeni, il giovane studente friulano sequestrato il 25 gennaio al Cairo e torturato a morte. Un ex sindacalista degli ambulanti nella capitale egiziana, Mohamed Abdallah, che Regeni aveva contattato per la sua ricerca, lo ha denunciato alla polizia due settimane prima della scomparsa. E, proprio su questo personaggio chiave e sul suo ambiente, la tutor dell’università di Cambridge prende le distanze dal ricercatore. Salvo essere smentita da una mail che era stata inviata dallo stesso Regeni alla madre.

Il quotidiano La Stampa rivela che Maha Abdelrahman, docente di riferimento di Regeni a Cambridge per la sua ricerca in Egitto, ha risposto per iscritto agli inquirenti romani, dopo aver rifiutato di farsi interrogare. «È stato il ragazzo a volersi occupare dei sindacati oppositori al regime» sostiene la tutor. Eppure Regeni aveva scritto una mail molto chiara: «Non volevo occuparmi di questo settore. Ho cercato di fare resistenza e ho spiegato che non volevo farlo, ma la prof ha insistito e ho dovuto accettare». All’ennesima richiesta di spiegazioni da parte di Panorama, l’università di Cambridge non risponde. Tra l’altro: chi aveva introdotto Regeni al sindacalista? Forse i contatti di Cambridge? Quanto a Maha Abdelrahman, Panorama ha scoperto che era tutt’altro che al di sopra delle parti: sulla sua pagina Facebook, usata fino al 2013, aveva il simbolo delle quattro dita dei Fratelli musulmani, fuorilegge in Egitto. 

 Al Cairo Regeni aveva contattato Mohamed Abdallah, rappresentante degli ambulanti, cui aveva promesso un finanziamento di 10 mila sterline dalla fondazione britannica Antipode per uno studio sugli ambulanti. Ma Abdallah voleva intascarsi una fetta della somma. E Regeni si era tirato indietro, scrivendo sul suo computer: «Miseria umana…

da qui

 

 

Omertà britannica su Regeni (7 luglio 2017)

 

…C’è un’altra e ancor più allarmante possibilità: che Regeni lavorasse a sua insaputa per qualche intelligence, per cui, ovviamente, non esisterebbe alcuna traccia di rapporti tra l’Agenzia e il ragazzo. Era convinto di fare una ricerca sul sociale, invece stava raccogliendo informazioni utili ad altri.

Ma ovviamente sono solo ipotesi, e pure vaghe. Quel che è certo è che questa reticenza britannica suona come omertà. Contro la quale nessuno protesta “Verità per Regeni“, richiesta che viene indirizzata solo verso l’Egitto

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