Qualora fosse umanamente possibile, la campagna elettorale aumenta la confusione. Questioni gravi e questioni irrilevanti, problemi reali e capziosità, paure vere e chiamate alle armi di sessant’anni fa ritirate fuori oggi alla bisogna, si accavallano senza sosta. “L’innominabile attuale”, il presente incomprensibile entro cui seguiamo o persino pretendiamo di guidare gli altri (come nella bruegeliana parabola dei ciechi) si fa ancora più confuso, aumentano gli slogan e i distinguo, le false bandiere e i distrattori. Diventa allora necessario, accettando preventivamente il giudizio di superficialità e di indebita semplificazione che sempre ci si attira, provare a definire gli elementi essenziali del nostro (lungo e perdurante) presente politico. Posto in bell’ordine il catalogo è questo:
- I
ricchi diventano e devono diventare sempre più ricchi
- I
ricchi devono “potere” sempre più, dunque sempre meno devono essere gli
aspetti della vita sulla terra non riducibili nella sua interezza al
valore e al potere del denaro (per farsi un’idea degli aspetti descrittivi
si vedano i lavori di Michael Sandel)
- Lo
Stato si può impoverire o indebolire se ciò è utile al punto 1 o
può acquisire importanza se ciò è utile al punto 1. Si veda a
tal proposito la demolizione del welfare in questi decenni e viceversa il
potentissimo Stato ambulatoriale di questi tre anni.
- Le
procedure democratiche devono diventare irrilevanti in modo da non
disturbare lo sviluppo dei punti 1, 2 e 3.
- Le
procedure democratiche possono essere momentaneamente enfatizzate se
servono allo sviluppo dei punti 1, 2 e 3.
- Quasi
tutti i prodotti ideologici o culturali passati (dai sumeri al Novecento),
fatto salvo qualche sparuto aspetto della ragione liberale, si pongono,
anche senza volerlo o saperlo, come forme di resistenza allo sviluppo dei
punti 1 e 2 perlopiù per un loro
implicito non mettersi pienamente a disposizione. Dunque vanno sottoposti
a character assasination (Islam, comunismo ad esempio), o
a indebolimento, svuotamento eccetera, con moto uniformemente accelerato.
- Il
processo dei punti 1 e 2 viene chiamato
capitalismo, mercatismo, finanzcapitalismo, turboliberismo eccetera
sebbene a volte si incarni in grandi organismi internazionali (ovviamente
non eletti) o Stati.
- Quando
alcuni attori che perseguono il punto 1 e il punto 2 hanno
necessità di agire attraverso i governi o vi si identificano
momentaneamente ciò viene chiamato geopolitica
- Il
processo dei punti 1 e 2 è necessario
venga visto come irreversibile da tutti e come l’unico pensabile e non
sostituibile da altro (vedi il compianto Mark Fisher).
- Per
mantenere inimmaginabile qualsiasi altro tipo di mondo non basato su 1 e 2 va
eliminata la storicità come categoria di giudizio del reale e la
conoscenza del passato. L’operazione (già a buon punto) viene portata
avanti per omissione (indebolimento dell’insegnamento della storia e degli
aspetti storici di ogni disciplina) e attivamente con la promozione di
quell’aborto concettuale che è la cancel culture, concezione
che dell’alterità fa un medesimo difettoso da
emendare e da condannare in quanto non uguale a noi.
- Per
mantenere inimmaginabile un altro tipo di mondo non basato su 1 e 2 va
eliminata la filosofia o va sostituita con una filosofia settoriale e
procedurale (ben si attaglia dunque la filosofica analitica) che non pensi
di poter descrivere e valutare l’interezza del reale.
- Per
mantenere inimmaginabile un altro tipo di mondo non basato su 1 e 2 va
eliminata la Grande Letteratura e la sua capacità di violare la “moralina”
che ogni presente pensa di incarnare pienamente.
- Il
politicamente corretto, la cultura woke, creando una perenne
preoccupazione per le offese arrecabili a individui, è un ottimo
“spengipensiero” e devia l’attenzione di chi dovrebbe essere di sinistra
(dunque contrario ai punti 1 e 2) verso
questioni meramente linguistiche e di dettaglio. Essendo fondata sulla
libera decisione dei soggetti di sentirsi offesa, la cultura woke può
riprodursi ed espandersi all’infinito.
- Le
forme attuali dell’arricchimento del punto 1 abbisognano
di un uomo sempre più sbilanciato verso una pseudovita telematica e sempre
meno in grado di vivere esperienze libere, corporee, amicali. Per questo
la digitalizzazione è diventata sempre un bene, anche contro ogni evidenza
sociologica.
Addendum: una grandissima parte delle parole e degli slogan che sentirete in questa
campagna elettorale è solo una forma di subspeciazione artificialmente creata
per simulare una differenza e una dialettica tra forze egualmente devote
all’obbedienza dei primi due punti dell’elenco. A meno che il lettore non
faccia parte dei ricchissimi o di coloro che ragionevolmente pensano di poterli
parassitare per un tempo sufficientemente lungo (giornalisti, operatori
finanziari, apparatčik di organismi internazionali, deputati)
votare per partiti che non avversano lo sviluppo dei punti 1 e 2 (e
degli altri 12 di supporto) potrebbe non essere la cosa più
razionale da fare, né per sé né per il mondo.
Nessun commento:
Posta un commento