Il programma di FdI non è rivolto agli insegnanti che ti votano solo se
erano già fascisti e quindi non hanno interesse ad aumenti di stipendio. Si
rivolge piuttosto ai benpensanti, a chi vede nella scuola pubblica la
roccaforte della sinistra. Per questo propone di abolire la Buona Scuola
renziana e l’alternanza scuola lavoro (è vero, ha cambiato nome), probabilmente
per sostituirle con qualcosa di peggio, ma con la propria marca sopra. Il resto
è una ribollita catto-fascio-efficientista.
Tutto già sentito. I voucher per esempio. I sempreverdi voucher (dal buono
scuola della Moratti allo school bonus di Renzi), che significano libertà di
iscriversi alla scuola pubblica statale, alla scuola privata confessionale o
aconfessionale. Il senso è: chi si iscrive alla scuola pubblica paga la retta
di quegli altri che reclamano la libertà di scelta. La scelta di non avvalersi
della dottrina laica della scuola della Costituzione o la scelta di avere un
percorso più soft di quello che prevede la scuola statale, naturalmente
selettiva.
Intanto, lavoriamo a abbassare il livello della scuola pubblica (anche
questo, un vecchio trucco) e ammorbidirla, abolendo le bocciature in favore di
un attestato che dice “il livello che sei stato in grado di raggiungere”. Se
frequenti la scuola senza profitto a una certa saranno anche fatti tuoi. E le
bocciature hanno un costo.
In sintesi. Cosa ci dobbiamo aspettare da un governo a guida FdI: più
meritocrazia (il modello è quello di Ricolfi o quello delle assunzioni di
Alemanno all’Ama?), la fine della scuola democratica (è già finita da un pezzo)
e ipocritamente inclusiva (non è mai realmente iniziata).
A margine. Ipocritamente inclusiva, il corsivo è d’obbligo, è virgolettato
da un sedicente documento denominato “Appunti per un programma conservatore”.
Post post. La scuola non è più democratica. Ciò non significa che non possa
diventare ancora meno democratica. Il discorso sullo sport che può arginare le
devianze in questo senso è programmatico e non ha bisogno di spiegazioni. La
domanda è: chi difenderà la scuola da una deriva autoritaria di questo tipo?
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