articoli, video e canzoni di Lorenzo
Guadagnucci, Fidel Narváez, Patrick Boylan, Lorena Corrias, Linda Maggiori, Fabio Sarzi
Amadè, Simone Santi, Jorit, Julian Assange, Germano Boniveri, David Rovics
Appello per Julian Assange
Julian Assange è un uomo, un giornalista che ha rivelato i crimini
e i criminali delle guerre in Afghanistan e in Iraq degli Stati Uniti.
Julian Assange per questo è
stato punito, è stato ingiustamente incarcerato e imbavagliato, gli è
stato impedito di fare informazione. Mentre i crimini e i criminali sono
impuniti e assolti.
Julian Assange rischia di
essere estradato negli Stati Uniti e condannato a morte con 175 anni di
carcere.
Julian Assange ha due
figli piccoli e ha accanto una compagna e avvocata, Stella Assange,
che continua a lottare.
Julian Assange è il simbolo di
tutti i giornalisti, le giornaliste, le voci libere che con lui possono essere
messe a tacere.
Julian Assange rappresenta un
modello di mondo nuovo e migliore dove l’ingiustizia va condannata e i diritti
umani difesi.
Sono sempre più numerose le
iniziative per la libertà di Assange e per impedirne la pericolosa estradizione
negli USA.
Ti invitiamo a partecipare a
un’iniziativa grandiosa che possa far conoscere il suo caso in tutto il
pianeta: 24 ore non stop dove giornalisti, attivisti, artisti, persone di
cultura manifesteranno in tutto il pianeta per la libertà di Julian. Il 15
Ottobre sul Pianeta Terra.
Aderisci a: 24hAssange@proton.me
https://www.24hassange.org/it/appello/
24 ore per Assange, un programma variegato e ricchissimo
Mancano pochi giorni alla 24 ore
per Julian Assange del 15 ottobre e la risposta arrivata da attivisti, poeti,
registi, musicisti, pittori, giornalisti, film-makers e politici è
entusiasmante. Un chiaro segno che tanta gente in tutto il mondo ha capito che
la posta in gioco non è solo la liberazione di un giornalista coraggioso e perseguitato,
ma la libertà di stampa e i diritti di ognuno di noi, primo tra tutti quello a
essere informati.
Il programma si preannuncia
variegato e ricchissimo: sono previsti eventi – presidi, flash mob, concerti,
proiezione di film e documentari di approfondimento e denuncia, dibattiti – interviste –
tra cui spiccano quella a Noam Chomsky, a Stella Assange, a Fidel Narváez, l’ex console dell’Ecuador che ha
accolto Assange nell’ambasciata a Londra e a John Rees, organizzatore
della catena umana che
l’8 ottobre a Londra ha circondato il Parlamento per chiedere la liberazione
del fondatore di Wikileaks – e moltissimi video con canzoni, poesie e performance
artistiche. Tutte queste attività avranno uno spazio nella diretta –
necessariamente breve, per lasciare posto a tutti – con un collegamento
emozionante che mostrerà quel mondo solidale e generoso di cui Julian Assange è
un simbolo.
Eventi si svolgeranno in
oltre 50 città del
mondo. Ecco alcuni esempi. Nel Regno Unito gruppi di attivisti
manifesteranno a Piccadilly Circus, a Londra e davanti alla prigione di
Belmarsh, dove Julian Assange, appena risultato positivo al covid, è rinchiuso
da oltre tre anni, mentre a Manchester si organizzerà un evento artistico. In Australia è
previsto un presidio a Sydney, davanti all’ufficio del primo ministro e
collegamenti con l’amico di Julian Niraj Lal da Melbourne e con il regista e
poeta Kym Staton da Byron Bay. Gli studenti della National Chengchi University
di Taipei, a Taiwan, organizzeranno una marcia dal titolo Free
Julian Assange. In Spagna sono previsti la proiezione di un film
a Barcellona e un presidio nel centro di Madrid. La Francia si
unirà con un’iniziativa a Tolosa e il Belgio con un evento a Namur. In Canada un
gruppo di attivisti manifesterà davanti al Municipio di Regina, nel
Saskatchewan. Dalla Germania arriverà un video della deputata di
Die Linke Żaklin Nastić e dal Cile interverrà il deputato umanista Tomás
Hirsch, intervistato da Pia Figueroa, condirettrice di Pressenza.
A tutto questo si aggiungeranno
moltissime città italiane: parteciperanno attivisti di base, giornalisti come
Stefania Maurizi del Fatto Quotidiano, Simona Maggiorelli di Left, Francesca
Fornario, Dale Zaccaria, Giuseppe Giulietti della FNSI e Vincenzo Vita di
Articolo 21, il vignettista Vauro, l’attore Moni Ovadia, il comico Alessandro
Bergonzoni, il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury, il
sindaco di Pinerolo, che ha concesso la cittadinanza ad Assange e il medico e
attivista Vittorio Agnoletto.
Lanciamo un appello a tutti quelli che hanno contribuito a
costruire con entusiasmo e creatività questa maratona per concentrarsi nei
prossimi giorni nella sua diffusione, informando e coinvolgendo il maggior
numero di persone. Come abbiamo ripetuto fin dall’inizio, solo la pressione
dell’opinione pubblica mondiale potrà salvare Julian Assange dall’estradizione
negli Stati Uniti, dove lo attendono un processo iniquo e una condanna a vita.
Non possiamo permetterlo!
La diretta del 15 ottobre si
potrà seguire a partire dalle ore 9 CET sulle piattaforme: Pressenza Italia, Terra Nuova Edizioni su
YouTube e Ottolina TV su
Twich.
Comitato promotore della 24 ore per Julian Assange
Organizzazioni e testate in ordine alfabetico…
24 ore per Julian Assange, la
pagina facebook: https://www.facebook.com/julianassangelibero/
trova le città dove si manifesta la solidarietà a Julian Assange
https://www.24hassange.org/it/calendario-mappa/
24 ORE PER JULIAN ASSANGE. IL 15 OTTOBRE LA GIORNATA
INTERNAZIONALE PER LA SUA LIBERAZIONE – Lorenzo Guadagnucci
Dicono che Assange non è un
giornalista. Che è una spia. Che ha messo a repentaglio la sicurezza di molti
agenti dell’intelligence. Che ha favorito la Russia. Che è antipatico,
incontrollabile, irragionevole; forse anche uno stupratore. Dicono che è un criminale
e così lo trattano. Lo hanno distrutto. Julian Assange è in carcere in
Inghilterra da tre anni, dopo sette anni trascorsi segregato nell’ambasciata
dell’Ecuador a Londra; aspetta d’essere estradato negli Stati Uniti, dove
gli apriranno le porte del carcere: dicono che non andrà sulla sedia
elettrica, ma che subirà una pesante condanna, forse addirittura 175 anni di
carcere: una pena surreale, degna – anzi indegna – di un caso che non ha nulla
di ordinario.
Assange non è un giornalista nel
senso classico della professione, ma è l’autore del più importante “colpo”
giornalistico dell’ultimo secolo. Con la sua organizzazione, Wikileaks, ha
svelato segreti inconfessabili, in testa (ma non solo) i crimini di guerra e
contro l’umanità commessi in Afghanistan e Iraq da Stati Uniti e paesi alleati.
Dapprincipio è stato sostenuto dalla grande stampa internazionale, alla quale
si rivolse per pubblicare i documenti più clamorosi, poi è stato abbandonato e
isolato. I media più influenti, le “grandi” firme del giornalismo italiano e
internazionale lo hanno disconosciuto con mille scuse, oltretutto
inconsistenti, come documentato in un importante libro (“Il potere segreto”,
editore Chiarelettere) dalla giornalista italiana Stefania Maurizi. Assange è
un perseguitato politico e la sua vicenda mostra in controluce le debolezze e
le ipocrisie di un Occidente che afferma valori irrinunciabili e grandiosi
princìpi – la supremazia dei diritti umani, la democrazia sostanziale, la piena
libertà d’espressione, l’inviolabile stato di diritto – ma sempre meno li
pratica.
Assange e Wikileaks hanno messo a
nudo la cruda realtà della guerra (infinita) al terrorismo, cominciata con
slancio retorico da liberatori, ma portata avanti con la brutalità di ogni
guerra moderna, che è sempre – sempre – guerra primariamente contro le
popolazioni civili. Le immagini, i file audio, i documenti rivelati da
Wikileaks hanno strappato il velo protettivo che ha reso opache le imprese
belliche occidentali degli anni Duemila. Oggi sappiamo che non c’è stata alcuna
liberazione, alcuna esportazione della democrazia, bensì guerre punitive e di
occupazione condotte senza porsi limiti: né la tortura, né gli omicidi mirati,
né le rappresaglie, né l’eliminazione fisica senza motivo di persone comuni. Tutto
provato. Assange paga per questo, così come stanno pagando altri “traditori”
della narrazione occidentale, quali Chelsea Manning e Edward Snowden, a loro
volta cittadini e attivisti che non hanno osservato la consegna del silenzio e
dell’acquiescenza.
E c’è dell’altro. Julian Assange,
nonostante sia stato messo a tacere, è tuttora un faro puntato, con la sua
stessa esistenza, sulle miserie del giornalismo contemporaneo. La mancata
difesa delle sue ragioni e del suo ruolo storico è un imperdonabile atto di
omissione. Non importa se Wikileaks è entrata in conflitto con le testate
d’informazione ufficiali, se Assange a un certo punto non è parso più
affidabile ai cronisti: la sua azione in favore della libertà d’informazione e
del diritto dei cittadini di sapere resta un punto fermo nella storia del
giornalismo e nella storia politica del nostro tempo e perciò il fondatore di
Wikileaks andava difeso in tutte le sedi, tempestivamente. Niente del genere è
avvenuto e ora Assange è in attesa dell’estradizione negli Stati Uniti, dove
sarà processato per le ragioni più sbagliate di questo mondo, in un paese
che un tempo si vantava d’essere la patria del giornalismo indipendente e ora
perseguita chi svela scomode verità sul potere: è una nemesi storica che molto
dice sui tempi che viviamo. Julian Assange è trattato come un nemico e questo
deve darci da pensare: vuol dire che stiamo vivendo una stagione di guerra
permanente, combattuta dal potere anche senz’armi, usando altre subdole forme:
nella società civile, nel mondo dell’informazione, ovunque si manifestino germi
di rifiuto e contestazione. Perciò siamo tutte e tutti in pericolo. Il 15
ottobre si terrà una ventiquattr’ore di lotta in favore di Julian Assange e per
la sua liberazione. Anche noi, nel nostro piccolo, grideremo: #freeAssange.
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