mercoledì 12 ottobre 2022

24 ORE PER JULIAN ASSANGE

 


articoli, video e canzoni di Lorenzo Guadagnucci, Fidel Narváez, Patrick BoylanLorena Corrias, Linda Maggiori, Fabio Sarzi Amadè, Simone Santi, Jorit, Julian Assange, Germano Boniveri, David Rovics 


Appello per Julian Assange

Julian Assange è un uomo, un giornalista che ha rivelato i crimini e i criminali delle guerre in Afghanistan e in Iraq degli Stati Uniti.

Julian Assange per questo è stato punito, è stato ingiustamente incarcerato e imbavagliato, gli è stato impedito di fare informazione. Mentre i crimini e i criminali sono impuniti e assolti.

Julian Assange rischia di essere  estradato negli Stati Uniti e condannato a morte con 175 anni di carcere.

Julian Assange ha due figli  piccoli e ha accanto una compagna e avvocata, Stella Assange, che continua a lottare.

Julian Assange è il simbolo di tutti i giornalisti, le giornaliste, le voci libere che con lui possono essere messe a tacere.

Julian Assange rappresenta un modello di mondo nuovo e migliore dove l’ingiustizia va condannata e i diritti umani difesi.

Sono sempre più numerose le iniziative per la libertà di Assange e per impedirne la pericolosa estradizione negli USA.

Ti invitiamo a partecipare a un’iniziativa grandiosa che possa far conoscere il suo caso in tutto il pianeta: 24 ore non stop dove giornalisti, attivisti, artisti, persone di cultura manifesteranno in tutto il pianeta per la libertà di Julian. Il 15 Ottobre sul Pianeta Terra.

Aderisci  a: 24hAssange@proton.me

https://www.24hassange.org/it/appello/


 

24 ore per Assange, un programma variegato e ricchissimo

 

Mancano pochi giorni alla 24 ore per Julian Assange del 15 ottobre e la risposta arrivata da attivisti, poeti, registi, musicisti, pittori, giornalisti, film-makers e politici è entusiasmante. Un chiaro segno che tanta gente in tutto il mondo ha capito che la posta in gioco non è solo la liberazione di un giornalista coraggioso e perseguitato, ma la libertà di stampa e i diritti di ognuno di noi, primo tra tutti quello a essere informati.

Il programma si preannuncia variegato e ricchissimo: sono previsti eventi – presidi, flash mob, concerti, proiezione di film e documentari di approfondimento e denuncia, dibattiti – interviste – tra cui spiccano quella a Noam Chomskya Stella Assange, Fidel Narváez, l’ex console dell’Ecuador che ha accolto Assange nell’ambasciata a Londra e a John Rees, organizzatore della catena umana che l’8 ottobre a Londra ha circondato il Parlamento per chiedere la liberazione del fondatore di Wikileaks – e moltissimi video con canzoni, poesie e performance artistiche. Tutte queste attività avranno uno spazio nella diretta – necessariamente breve, per lasciare posto a tutti – con un collegamento emozionante che mostrerà quel mondo solidale e generoso di cui Julian Assange è un simbolo.

Eventi si svolgeranno in oltre 50 città del mondo. Ecco alcuni esempi. Nel Regno Unito gruppi di attivisti manifesteranno a Piccadilly Circus, a Londra e davanti alla prigione di Belmarsh, dove Julian Assange, appena risultato positivo al covid, è rinchiuso da oltre tre anni, mentre a Manchester si organizzerà un evento artistico. In Australia è previsto un presidio a Sydney, davanti all’ufficio del primo ministro e collegamenti con l’amico di Julian Niraj Lal da Melbourne e con il regista e poeta Kym Staton da Byron Bay. Gli studenti della National Chengchi University di Taipei, a Taiwan, organizzeranno una marcia dal titolo Free Julian Assange. In Spagna sono previsti la proiezione di un film a Barcellona e un presidio nel centro di Madrid. La Francia si unirà con un’iniziativa a Tolosa e il Belgio con un evento a Namur. In Canada un gruppo di attivisti manifesterà davanti al Municipio di Regina, nel Saskatchewan. Dalla Germania arriverà un video della deputata di Die Linke Żaklin Nastić e dal Cile interverrà il deputato umanista Tomás Hirsch, intervistato da Pia Figueroacondirettrice di Pressenza.

A tutto questo si aggiungeranno moltissime città italiane: parteciperanno attivisti di base, giornalisti come Stefania Maurizi del Fatto Quotidiano, Simona Maggiorelli di Left, Francesca Fornario, Dale Zaccaria, Giuseppe Giulietti della FNSI e Vincenzo Vita di Articolo 21, il vignettista Vauro, l’attore Moni Ovadia, il comico Alessandro Bergonzoni, il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury, il sindaco di Pinerolo, che ha concesso la cittadinanza ad Assange e il medico e attivista Vittorio Agnoletto.

Lanciamo un appello a tutti quelli che hanno contribuito a costruire con entusiasmo e creatività questa maratona per concentrarsi nei prossimi giorni nella sua diffusione, informando e coinvolgendo il maggior numero di persone. Come abbiamo ripetuto fin dall’inizio, solo la pressione dell’opinione pubblica mondiale potrà salvare Julian Assange dall’estradizione negli Stati Uniti, dove lo attendono un processo iniquo e una condanna a vita. Non possiamo permetterlo!

La diretta del 15 ottobre si potrà seguire a partire dalle ore 9 CET sulle piattaforme: Pressenza ItaliaTerra Nuova Edizioni su YouTube e Ottolina TV su Twich.

Comitato promotore della 24 ore per Julian Assange

Organizzazioni e testate in ordine alfabetico…

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24 ore per Julian Assange, la pagina facebook: https://www.facebook.com/julianassangelibero/


trova le città dove si manifesta la solidarietà a Julian Assange

https://www.24hassange.org/it/calendario-mappa/

 

 


 

 

24 ORE PER JULIAN ASSANGE. IL 15 OTTOBRE LA GIORNATA INTERNAZIONALE PER LA SUA LIBERAZIONE – Lorenzo Guadagnucci


Dicono che Assange non è un giornalista. Che è una spia. Che ha messo a repentaglio la sicurezza di molti agenti dell’intelligence. Che ha favorito la Russia. Che è antipatico, incontrollabile, irragionevole; forse anche uno stupratore. Dicono che è un criminale e così lo trattano. Lo hanno distrutto. Julian Assange è in carcere in Inghilterra da tre anni, dopo sette anni trascorsi segregato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra;    aspetta d’essere estradato negli Stati Uniti, dove gli apriranno le porte del carcere: dicono che    non andrà sulla sedia elettrica, ma che subirà una pesante condanna, forse addirittura 175 anni di carcere: una pena surreale, degna – anzi indegna – di un caso che non ha nulla di ordinario.

Assange non è un giornalista nel senso classico della professione, ma è l’autore del più importante “colpo” giornalistico dell’ultimo secolo. Con la sua organizzazione, Wikileaks, ha svelato segreti inconfessabili, in testa (ma non solo) i crimini di guerra e contro l’umanità commessi in Afghanistan e Iraq da Stati Uniti e paesi alleati. Dapprincipio è stato sostenuto dalla grande stampa internazionale, alla quale si rivolse per pubblicare i documenti più clamorosi, poi è stato abbandonato e isolato. I media più influenti, le “grandi” firme del giornalismo italiano e internazionale lo hanno disconosciuto con mille scuse, oltretutto inconsistenti, come documentato in un importante libro (“Il potere segreto”, editore Chiarelettere) dalla giornalista italiana Stefania Maurizi. Assange è un perseguitato politico e la sua vicenda mostra in controluce le debolezze e le ipocrisie di un Occidente che afferma valori irrinunciabili e grandiosi princìpi – la supremazia dei diritti umani, la democrazia sostanziale, la piena libertà d’espressione, l’inviolabile stato di diritto – ma sempre meno li pratica.

Assange e Wikileaks hanno messo a nudo la cruda realtà della guerra (infinita) al terrorismo, cominciata con slancio retorico da liberatori, ma portata avanti con la brutalità di ogni guerra moderna, che è sempre – sempre – guerra primariamente contro le popolazioni civili. Le immagini, i file audio, i documenti rivelati da Wikileaks hanno strappato il velo protettivo che ha reso opache le imprese belliche occidentali degli anni Duemila. Oggi sappiamo che non c’è stata alcuna liberazione, alcuna esportazione della democrazia, bensì guerre punitive e di occupazione condotte senza porsi limiti: né la tortura, né gli omicidi mirati, né le rappresaglie, né l’eliminazione fisica senza motivo di persone comuni. Tutto provato. Assange paga per questo, così come stanno pagando altri “traditori” della narrazione occidentale, quali Chelsea Manning e Edward Snowden, a loro volta cittadini e attivisti che non hanno osservato la consegna del silenzio e dell’acquiescenza.

E c’è dell’altro. Julian Assange, nonostante sia stato messo a tacere, è tuttora un faro puntato, con la sua stessa esistenza, sulle miserie del giornalismo contemporaneo. La mancata difesa delle sue ragioni e del suo ruolo storico è un imperdonabile atto di omissione. Non importa se Wikileaks è entrata in conflitto con le testate d’informazione ufficiali, se Assange a un certo punto non è parso più affidabile ai cronisti: la sua azione in favore della libertà d’informazione e    del diritto dei cittadini di sapere resta un punto fermo nella storia del giornalismo e nella storia politica del nostro tempo e perciò il fondatore di Wikileaks andava difeso in tutte le sedi, tempestivamente. Niente del genere è avvenuto e ora Assange è in attesa dell’estradizione negli Stati Uniti, dove sarà processato per    le ragioni più sbagliate di questo mondo, in un paese che un tempo si vantava d’essere la patria del giornalismo indipendente e ora perseguita chi svela scomode verità sul potere: è una nemesi storica che molto dice sui tempi che viviamo. Julian Assange è trattato come un nemico e questo deve darci da pensare: vuol dire che stiamo vivendo una stagione di guerra permanente, combattuta dal potere anche senz’armi, usando altre subdole forme: nella società civile, nel mondo dell’informazione, ovunque si manifestino germi di rifiuto e contestazione. Perciò siamo tutte e tutti in pericolo. Il 15 ottobre si terrà una ventiquattr’ore di lotta in favore di Julian Assange e per la sua liberazione. Anche noi, nel nostro piccolo, grideremo: #freeAssange.

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