martedì 25 ottobre 2022

Francia: Il progetto del ministro del sicuritarismo Darmanin per il 2027 - Jérôme Hourdeaux

 

Poliziotti “aumentati”, droni e video-denuncia.  Avremo così una nuova ondata di criminalizzazione dei poveri e dei marginali e un nuovo aumento dei carcerati

Premessa

Questo progetto di legge del ministro dell’interno Darmanin prefigura un regime poliziesco iper-tecnologizzato -con grande beneficio della lobby delle nuove tecnologie- ma anche la sua aspirazione a candidarsi alle prossime presidenziali riunendo a sostegno di questo progetto tutta la destra dell’attuale parlamento ossia il partito della sig.ra Le Pen e la destra tradizionale ma anche una parte dell’area macronista. E’ certo che questo orientamento delle pratiche delle polizie produrrà un aumento della criminalizzazione dei poveri e dei marginali e quindi un forte aumento della popolazione carceraria e così in tutti i paesi che seguiranno questo esempio. Non è da escludere che qualche fascistello e segugio dello stuolo della sig.ra Meloni pensi di copiate il ministro fascista del sicuritarismo in Francia. Prepariamo al peggio anche se in italia “abbiamo dato già abbastanza sul terreno delle vittime dei soprusi e delle brutalità delle polizie!

Martedì 11 ottobre 2022 il ministro dell’Interno francese presenta al Senato, la sua legge di programmazione per i prossimi cinque anni. Prevede un raddoppio delle forze di polizia sul campo, ma anche una maggiore repressione di alcuni reati e una digitalizzazione delle attività di polizia e della gendarmeria (i carabinieri francesi), nonché dei rapporti con i cittadini. Questa la facciata.

Il disegno di legge di orientamento e programmazione del ministero dell’Interno (Lopmi), che martedì inizia l’esame del Senato, non è l’ennesimo testo di sicurezza. Stabilisce, per gli anni dal 2023 al 2027, le principali linee di sviluppo delle forze di sicurezza, nonché i budget che saranno loro assegnati. In totale si tratta di un aumento di 15 miliardi di euro nel bilancio del ministero che è programmato, con l’obiettivo di riorientare il lavoro delle forze dell’ordine e dei gendarmi sul campo e le indagini. Per fare ciò, il governo propone di liberarli da vincoli dispendiosi in termini di tempo attraverso diversi mezzi: digitalizzazione e automazione di alcuni compiti e “semplificazione” della procedura penale. Questo per quanto riguarda la facciata.

Questi orientamenti principali sono spiegati in un “rapporto allegato”, ricco di informazioni ed esempi dei risultati attesi. Gérald Darmanin ha colto l’occasione per introdurre misure volte a punire più severamente alcuni reati (ad esempio i rodei urbani) e a riorganizzare la polizia e i servizi di emergenza in caso di crisi.

Mediapart si è immersa in questo groviglio di disposizioni, sapendo che questa eterogeneità sarà forse accentuata da parlamentari di destra e anche di estrema destra, che vedono in questa un’opportunità per promuovere diverse misure di sicurezza. Già, in commissione legge, il Lopmi si è visto accresciuto da emendamenti repressivi. Martedì, davanti al Senato, Gérald Darmanin appare più indebolito dal conflitto che lo oppone alla polizia su un’altra grande riforma in corso, quella della polizia giudiziaria [molti di questi operatori di PG si sono ribellati a una riforma che frustra l’indagine giudiziaria che rispetta le norme di legge].

 Digitalizzazione a tutto spiano

“Questo testo è prima di tutto una legge di trasformazione digitale, che coglie tutte le opportunità offerte dalle nuove tecnologie”, avverte fin dalla sua introduzione il rapporto allegato. Annunciando una “rivoluzione copernicana”, il Ministero dell’Interno vuole introdurre la tecnologia digitale in quasi tutti gli aspetti delle sue attività, sia nell’operato delle forze dell’ordine e della gendarmeria che nei rapporti con i cittadini. “Quasi la metà dei mezzi della legge sono quindi dedicati alla trasformazione digitale: approcci dematerializzati, strumento di lavoro mobile, mezzi di indagine modernizzati, dispiegamento della rete radiofonica del futuro”, ha precisato Gérald Darmanin durante la presentazione del testo in Consiglio dei ministri, 7 settembre. La dematerializzazione dei rapporti con i cittadini. Il disegno di legge prevede di consentire il deposito di denunce e deposizioni in videoconferenza. Il testo iniziale faceva riferimento a un futuro decreto che stabiliva le condizioni alle quali tali audizioni a distanza sarebbero state autorizzate. Ma la Commissione delle Leggi del Senato ha voluto specificarli nella legge. Queste udienze a distanza saranno possibili solo “in caso di danni alle cose”. Nel rapporto allegato, il governo spiega di voler porre la app “La mia sicurezza” al centro di questa dematerializzazione dei rapporti con i cittadini. Lanciato all’inizio del 2022, consente di presentare un pre-reclamo online o di segnalare un luogo di vendita di stupefacenti  *//una misura che palesemente aumenta e incita l’attitudine denunciatoria//.

Infine, la app “La mia sicurezza” consentirà non solo di sporgere denuncia online, ma anche di seguire “in tempo reale” i “momenti chiave” del suo trattamento. Essa “permetterà inoltre di compiere atti di denuncia o di interagire in chat con le forze dell’ordine o i gendarmi” nonché “la diffusione di informazioni e segnalazioni”. Al di là della app “La mia sicurezza”, il Ministero dell’Interno vuole fare dell’”identità digitale del cittadino” un “hub per nuove prospettive” e lo “sviluppo dei servizi per l’utenza”.

*[in altre parole prospetta il trionfo della comunione fra attitudine denunciatoria e risposta da parte delle polizie: il sogno del sicuritarismo che fonde così cittadinismo e regime poliziesco”, un sogno che già avevamo segnalato alle sue prime espressioni alla fine degli anni ’90 in Italia (vedi Polizia postmoderna]

Forze dell’ordine “aumentate”

Anche polizia e gendarmi vedranno digitalizzate le loro condizioni di lavoro a tutti i livelli. Le apparecchiature informatiche del ministero dovrebbero essere ammodernate e migliorate con software volti a facilitare il lavoro degli agenti, come “software di trascrizione” che “alleggeriranno il formalismo scritto della procedura penale”. Il rapporto propone di spingere ulteriormente la digitalizzazione delle forze dell’ordine. Il ministero dell’Interno promette così una “massiccia fornitura di laptop” e di continuare lo schieramento della nuova generazione di tablet “Neo” utilizzati da polizia e gendarmi sul campo. “Le principali acquisizioni a venire”, indica il rapporto, riguarderanno le telecamere pedonali che saranno generalizzate “e le dotazioni dal 2023 dei veicoli delle forze di sicurezza interna con telecamere di bordo, nonché stazioni mobili (ad esempio per denuncia domiciliare attualmente vissuta)”.

Per guidare questa rivoluzione digitale, sarà nominato un vicesegretario generale presso il ministro dell’Interno e verrà creata un’agenzia digitale delle forze di sicurezza per sviluppare nuovi strumenti. A lei sarà in particolare responsabile pensare allo sviluppo, entro il 2030, di polizie e gendarmi “potenziati” grazie ad un “esoscheletro” “interconnesso con i mezzi digitali presenti e futuri”. Tra gli altri progetti previsti, il rapporto cita “tessuti intelligenti in grado di resistere meglio e termoregolare”, un “casco leggero” o anche “biosensori sullo stato fisiologico”. Gli agenti non saranno gli unici a beneficiare degli sviluppi tecnologici. Il rapporto promuove anche l’intelligenza artificiale per analizzare i database o la videosorveglianza. Il Fondo Interministeriale per la Prevenzione della Delinquenza (Fipd), che finanzia l’installazione della videosorveglianza nei comuni, vedrà triplicare i suoi crediti. Il rapporto prevede anche il lancio di “un programma di acquisizione di droni” “per equipaggiare le forze di sicurezza e di soccorso”. “Questi materiali saranno adattati alle diverse missioni che saranno chiamati a compiere ma saranno oggetto di un acquisto quindi di mantenimento e addestramento dei piloti condivisi tra le diverse forze del ministero – polizia, gendarmeria, vigili del fuoco”, ha specifica. La Coppa del mondo di rugby del 2023 e le Olimpiadi del 2024 offriranno l’opportunità di un test su vasta scala di questi diversi dispositivi. “Sono già stati stanziati venticinque milioni di euro nell’ambito del piano di risanamento per finanziare gli esperimenti sulla sicurezza tecnologica” durante questi due eventi, annuncia il rapporto.

*[In altre parole è anche il trionfo delle nuove tecnologie e del suo business]

La lotta alla criminalità informatica.

Il Ministero dell’Interno intende inoltre rafforzare i propri mezzi e competenze nella lotta ai reati commessi online o con mezzi digitali. Per questo prevede la creazione di una “scuola di cyber-formazione” per la formazione di polizia e gendarmi, nonché l’impiego di 1.500 “cyber patroller” preposti al monitoraggio delle reti. Verrà creato un numero di emergenza “17 cyber” “in modo che ogni cittadino possa segnalare direttamente un attacco informatico ed essere immediatamente messo in contatto con un operatore specializzato”.

Gli inquirenti potranno ora, previa autorizzazione del pubblico ministero o del gip, sequestrare a un sospettato “beni digitali”, Bitcoin o altra valuta virtuale, come già avviene per i beni bancari.

Il testo attacca anche i “ransomware”, questi virus utilizzati dagli hacker per crittografare i dati di una vittima e chiedere un riscatto in cambio della loro decrittazione. Le aziende vittime di questo tipo di attacco potrebbero tendere a non dichiararlo per non ledere la propria immagine e a negoziare con gli hacker il pagamento del riscatto, che viene rimborsato anche da alcune compagnie assicurative. Il disegno di legge propone di condizionare tali clausole assicurative alla presentazione di una denuncia “entro e non oltre 48 ore dal pagamento del riscatto”.

Semplificazione della procedura penale e riorganizzazione del lavoro delle forze dell’ordine

Per rifocalizzare il lavoro delle forze dell’ordine sul campo, in strada e sulle indagini, il ministero conta, oltre al tempo liberato dai nuovi strumenti digitali, sulla delega di alcuni compiti “periferici” al personale amministrativo come i controlli alle frontiere, il funzionamento di centri di detenzione amministrativa o le estrazioni giudiziarie che saranno trasferiti al Ministero della giustizia.

Aumento del numero di operatori della polizia giudiziaria (PG)

Il disegno di legge mira anche ad aumentare il numero degli agenti di polizia giudiziaria (PG). Con questo termine si designa un’autorizzazione che conferisce alcuni poteri essenziali durante le indagini penali: registrazione dei reati, ricezione di denunce, custodia di polizia, esecuzione di requisizioni, consultazione di archivi di polizia, ecc.

Attualmente, un agente di polizia o un gendarme è autorizzato a sostenere il concorso consentendogli di ottenere l’autorizzazione solo dopo aver già compiuto tre anni di servizio. Il disegno di legge rimuove questa condizione per integrare la formazione della PG nella formazione iniziale degli agenti di polizia e dei gendarmi.

[qui sta una delle ragioni della protesta degli operatori di PG che trovano in questa scelta una palese dequalificazione della PG che peraltro sarà anche costretta a regole di «produttività» assolutamente antitetiche con i necessari tempi lunghi di tante indagini].

Creazione di “assistenti sondaggi”

Sempre nell’ottica del soccorso delle forze dell’ordine, la Lopmi prevede di creare una nuova categoria di agenti, gli “assistenti investigativi” e la gendarmeria che “assisteranno gli ufficiali e gli agenti della polizia giudiziaria”.

Essi “svolgeranno gli incarichi amministrativi connessi alle indagini: potranno consultare gli atti di polizia, svolgere i “pareri” (parere dell’avvocato, parere della famiglia, parere del consolato, ecc.), emettere atti di citazione, scrivere determinati atti come le richieste dagli operatori telefonici”.

Il ministero dell’Interno prevede di creare, nei prossimi 10 anni, 3.273 posti di assistente investigativo per la gendarmeria e 4.387 per la polizia.

Maggiore repressione di alcuni reati

Questo progetto è un’opportunità per il governo, e per i parlamentari, di introdurre nuove disposizioni penali per punire “meglio” alcuni reati.

[E qui Darmanin -che prima era del partito fascista- fa un gran regalo al partito della sig.ra Le Pen che si scatenerà a chiedere dei più spingendo anche la destra tradizionale (LR) a gareggiare su questo … di fatto qui Darmanin vuole preparare il campo che potrebbe sostenere la sua candidatura alle prossime presidenziali].

Generalizzazione delle sanzioni fisse. Una delle misure faro ricercate dal governo mira ad ampliare notevolmente il numero di reati che possono essere soggetti a una sanzione per illecito civile (AFD amende forfaitaire délictuelle/ multa forfettaria per reato). Questa procedura consente a un agente di polizia di offrire a una persona il pagamento di una multa per sfuggire a un passaggio davanti al tribunale penale. Attualmente, undici reati sono interessati dall’AFD. Il governo vuole estenderli a tutti i reati punibili con meno di un anno di reclusione, il che porterebbe ad essere applicati a più di 3.400 reati (vedi il nostro articolo). In commissione di legge i senatori sono tornati su questo punto elencando gli ulteriori reati che possono essere oggetto di un AFD, riportati a nove, tra cui danni lievi, “accaparramento di carburante”, “ostruzione alla circolazione”, “ingresso abusivo in una scuola”, o anche l’acquisizione o il possesso di un cane da attacco non autorizzato. Alcuni reati puniti più severamente. Il ministero dell’Interno ha previsto di aumentare la multa sostenuta per insulto sessista.

*[Ma sarà sempre la polizia a decidere quale insulto è sessista … ma qui Darmanin vuole mostrare di essere evoluto lui che è sotto processo per molestie sessuali!!!!]

Diventa reato “quando commesso in determinate configurazioni”, portando la sanzione a 3.750 euro, con possibilità di sanzione fissa di 300 euro. I senatori introdussero nella commissione delle leggi il rafforzamento di altre tre infrazioni. In primo luogo hanno allineato la repressione della violenza contro i funzionari eletti allo stesso regime di quella della violenza contro soldati, polizia e gendarmi. Hanno poi rafforzato le sanzioni per il rifiuto di ottemperare (di fermarsi all’alt delle polizie), che ora saranno punibili con tre anni di reclusione e una multa di 30.000 euro, a fronte di due anni di reclusione e una multa di 15.000 euro attuali. Infine, per contrastare i rodei urbani, la commissione di legge ha modificato l’articolo del Codice della Strada che punisce la guida di veicoli pericolosi. “Quando gli atti sono stati commessi in circostanze che espongono direttamente altri a un rischio di morte o lesioni tali da causare mutilazioni o invalidità permanente”, la sanzione può essere di cinque anni di reclusione e di una multa di 75.000 euro contro un anno di reclusione e una multa attualmente di 15.000 euro.

Estensione delle “tecniche investigative speciali”

Il progetto di Lopmi amplia anche l’uso di “tecniche di indagine speciali” come il sistema sonoro di luoghi privati, l’acquisizione di dati informatici, l’acquisizione di immagini o anche l’infiltrazione/spionaggio digitale. Saranno ora autorizzati per abuso di debolezza in bande organizzate, con l’obiettivo di contrastare il fenomeno delle sette, la ricerca di latitanti ricercati per criminalità organizzata e per omicidi e stupri seriali. In quest’ultimo caso è autorizzata anche la custodia di polizia derogatoria.

Riorganizzazione della gestione delle crisi

Secondo il ministero dell’interno, la Francia si avvia verso un moltiplicarsi delle crisi, siano esse sanitarie, climatiche, “cyber” o “ibride”, ovvero combinando più cause.

*[ma qui c’è evidentemente la preoccupazione crescente di rivolte sociali probabili viste le politiche del governo a danno dei lavoratori e della popolazione con redditi insufficiente a fronte di un aumento gigantesco del costo della vita … fatto prevedibile in tutti i paesi].

Per prepararsi a ciò, vuole rafforzare i poteri dei prefetti «quando si verificano eventi che possono comportare un pericolo grave e imminente per l’incolumità, l’ordine o la salute pubblica, la conservazione dell’ambiente, l’approvvigionamento dei beni di prima necessità o la soddisfazione dei bisogni prioritari della popolazione”.

Per un periodo massimo di un mese, il prefetto potrà «direzionare l’azione di tutti i servizi e enti pubblici dello Stato aventi portata territoriale, poi posti in servizio sotto la sua autorità». Potrà prendere “decisioni volte a ristabilire l’ordine pubblico”.

La relazione allegata prevede anche il rinnovo e l’ammodernamento dei mezzi a disposizione dei servizi di emergenza, in particolare della loro flotta di elicotteri.

*[la configurazione dello stato poliziesco è quindi programmata]

Rapporti tra polizia e popolazione

Il Ministero dell’Interno vuole rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nelle aree rurali e periurbane. Per fare ciò vi verranno costituite 200 nuove brigate di gendarmeria, fisse e mobili, e verranno riaperte le sottoprefetture. Durante un viaggio in Mayenne, martedì 11 ottobre, Emmanuel Macron ha già annunciato la riapertura di sei sottoprefetture chiuse negli ultimi anni.

Inoltre, in vista della Coppa del Mondo di rugby del 2023 e delle Olimpiadi del 2024, verranno create 11 unità di forza mobile (UFM) “per porre fine agli scontri violenti”.

Se le parole “violenza della polizia” non vengono mai utilizzate, il rapporto avanza diverse proposte per migliorare i rapporti tra la polizia e la popolazione. Così, accanto all’Ispettorato Generale della Polizia Nazionale (IGPN) e a quello della Gendarmeria Nazionale (IGGN), verrà istituito un “comitato etico” annesso al Ministero dell’Interno. L’IGPN e l’IGGN “si doteranno anche di uno strumento per il monitoraggio delle sanzioni”.

*[è ovviamente la foglia di fico per parare le molto prevedibili bavures che saranno brutalità continue]

Il ministero dell’Interno afferma anche di colmare il divario tra le forze dell’ordine e i giovani dei “quartieri popolari” integrandoli maggiormente nella polizia nazionale in modo che sia più simile alla società.

*[E qui torna di moda il ricorso a quella sorta di gurkha, cioè i giovani delle banlieues che saranno reclutati per la repressione più efficace di quelli che si rivoltano come è avvenuto continuamente in Francia dal 1985].

“I sistemi di reclutamento saranno mirati ai quartieri della classe operaia” e “i concorsi del ministero dell’Interno saranno riformati per neutralizzare i pregiudizi sul reclutamento”, afferma il rapporto senza fornire ulteriori dettagli.

Per incoraggiare i giovani a scegliere una carriera nell’amministrazione, saranno istituite un centinaio di “classi di riconquista repubblicana” nei distretti cosiddetti di “riconquista repubblicana”, per consentire agli “abbandoni scolastici” di prepararsi ai concorsi amministrativi. Il ministero precisa che «prenderà pieno posto anche nel reinserimento dei giovani delinquenti, indirizzando le sue misure in primo luogo verso i giovani che hanno potuto commettere atti di piccola delinquenza».

da Mediapart

traduzione  e *note a cura di Salvatore Palidda

******************

Darmanin vuole dotare i poliziotti di un potere esorbitante di verbalizzare: 3 400 reati presi di mira

Con il disegno di legge esaminato martedì al Senato, il governo vuole generalizzare l’immediata sanzione dei reati minori con le multe, per mano di polizia e gendarmi. Un provvedimento criticato fin dal Consiglio di Stato per il suo “rischio di arbitrarietà”, e rivisto al ribasso (per il momento) in commissione legge.

di Camille Polloni

Una condanna senza processo. Questo è il meccanismo della “multa fissa per reato” (AFD), che assomiglia a una multa perché inflitta per strada dalla polizia, ma sanziona i reati e porta all’iscrizione nel casellario giudiziario.

Istituita nel 2016, la sanzione penale fissa è ora applicabile a undici reati, tra cui guida senza patente o assicurazione, installazione abusiva su terreno privato (bersaglio di viaggiatori dal 2018), vendita illegale di alcolici, uso di sostanze stupefacenti, vendita ambulante, occupazione di costruzione di sale in occasione di riunioni (2020) e taccheggio (2022).

Agli occhi del governo, questa procedura “ha il vantaggio di fornire una risposta criminale più sistematica a determinati contenziosi di massa”. E per una buona ragione: non c’è bisogno di un giudice, e nemmeno di un pubblico ministero. Basta la decisione della polizia o dei gendarmi. Se la persona multata desidera impugnare la sanzione inflitta, spetta a lui agire in giudizio.

Nel disegno di legge di programmazione e orientamento del ministero dell’Interno (Lopmi), esaminato in seduta da martedì al Senato, il governo vuole andare oltre. Poiché “il campo dei reati ammissibili a questa procedura continua a crescere” (di sua iniziativa), intende “armonizzare il sistema”. L’articolo 14 prevede la generalizzazione della sanzione penale fissa a tutti i reati punibili sia con la semplice sanzione pecuniaria sia con la reclusione fino a un anno. Questo è il compimento di una promessa elettorale del candidato Emmanuel Macron.

Il Consiglio di Stato, nel suo parere sul progetto, ha calcolato che esso avrebbe l’effetto di “estendere tale procedura a quasi 3.400 reati, di varia natura e gravità”, purché “semplici e accertati”. Tra i reati che possono entrare in questa casistica, alcuni sono particolarmente delicati, come il disprezzo o la partecipazione ai raduni dopo l’avvertimento di scioglimento dato dalle polizie.

L’AFD rimarrebbe soggetto a determinate condizioni: non può riguardare né recidivi né minori. Il governo, che prevedeva di estenderlo ai minori dai 16 ai 18 anni, ha preferito arrendersi di fronte all’opposizione del Consiglio di Stato. Ma ha anche raccomandato al governo di non generalizzare la multa fissa come sta per fare, senza nemmeno aver valutato i risultati degli ultimi anni. «La scelta se ricorrere o meno alla sanzione fissa sarà basata sulla valutazione degli ufficiali di polizia», scrive il Consiglio di Stato, per i quali «si tradurrà inevitabilmente, in assenza di un quadro, a rischio di arbitrarietà e disparità di trattamento contrarie al principio di uguaglianza davanti alla legge”. Piuttosto che una soglia per la sanzione inflitta, chiede al legislatore di elencare caso per caso i reati punibili.

In commissione legge, il rovescio della medaglia dei senatori

Non essendo stato ascoltato dal governo, il messaggio è stato trasmesso ai senatori. Nel corso della discussione in commissione legge, su emendamento dei due relatori (Unione di Centro e LR), i parlamentari sono tornati ad una lista. L’AFD verrebbe esteso a una dozzina di reati aggiuntivi tra cui i tag (o scritte murali), l’ostacolo al traffico, l’uso ingiustificato del segnale di allarme nei treni, l’intrusione in un istituto scolastico, la vendita e l’acquisto di un cane da attacco, ecc. Secondo i limiti fissati dal Consiglio Costituzionale, la sanzione fissata per illecito può riguardare solo “i reati di minore gravità” e dar luogo a sanzioni di “minore importo”, nel rispetto del “principio di uguaglianza davanti alla giustizia”. Devono anche essere impugnabili davanti a un giudice. Tuttavia, in un parere emesso il 3 ottobre, la Commissione consultiva nazionale sui diritti umani (CNCDH) indica “un calo dei diritti per i contendenti” e un rischio per la “coesione sociale”. In particolare perché la procedura di impugnazione risulta essere “particolarmente dissuasiva per le parti in causa, soprattutto le persone più indigenti”. “In pratica, il più delle volte le persone rinunciano al diritto di ricorso, in particolare per motivi finanziari”.

Nel merito, il CNCDH ricorda che “delegare agli agenti di polizia una funzione che spetta in linea di principio all’autorità giudiziaria” ha gravi conseguenze: i principi del “rispetto del contraddittorio” e della “individuazione della pena”, ad esempio sulla situazione sociale ed economica del condannato, scompaiono.

Come il Consiglio di Stato, anche il CNCDH ritiene che questa procedura comporti un “rischio di arbitrarietà” o “abuso di questo potere di verbalizzazione” poiché solo la polizia o il gendarme decidono di imporre una sanzione.

Le multe Covid, distribuite nel 2021 e nel 2022, fanno intravedere questo rischio di arbitrarietà. Come riportato da Mediapart a maggio, i giovani parigini dei quartieri popolari hanno ricevuto “salve” di multe che rasentano le molestie della polizia, con conseguenti migliaia di euro di debiti. Mentre alcuni francesi non vengono controllati da due anni, altri allineano sette multe in un mese, otto in tre giorni o quattro nello stesso giorno, anche in pochi minuti.

La dottoranda in scienze politiche Aline Daillère, che da diversi anni si occupa del fenomeno delle “verbalizzazioni multiple” di giovani dei quartieri popolari e di origine straniera, ritiene che le multe costituiscano “una forma di (in)giustizia attuata in strada”, direttamente dalla polizia. Sostiene che gli agenti hanno un vero e proprio “potere di contravvenzioni”, vale a dire un ampio margine di apprezzamento, poiché sul campo possono scegliere di prendere di mira tale e tale area durante i loro pattugliamenti, di intervenire (o meno) nel di fronte a un reato, verbalizzare o meno.

Delle multe criticate per la loro natura “discriminatoria”

In quanto tale, il primo accertamento della sanzione penale fissa a 200 euro l’uso di sostanze stupefacenti, generalizzato a tutto il territorio a settembre 2020, è ricco di insegnamenti. Nel corso dell’anno 2021 sono state redatte 106.000 di queste multe (97% per la cannabis), consentendo un aumento della statistica dei “reati osservati”, uno degli indicatori dell’azione delle forze dell’ordine.

*[la misura della produttività delle polizie che con Sarkozy fu chiamata sarkometro]

Utilizzato in modo massiccio ma diversificato sul territorio, secondo le politiche penali guidate dalle procure e le priorità della polizia locale, raggiunge le vette a Seine-Saint-Denis, nelle Bouches-du-Rhône e nel Rhône (regione di Marsiglia).

In un articolo pubblicato su Le Monde, l’accademico Yann Bisiou, molto critico nei confronti dei dispositivi repressivi antidroga, ritiene che “la politica perseguita dal ministro dell’Interno si stia rivelando discriminatoria, inefficiente, costosa e preoccupante per la salute pubblica”. Vi si sofferma sulla multa fissa, che “prende di mira una popolazione ben precisa: i giovani consumatori maschi adulti di cannabis nei centri urbani”, sovra-rappresentati tra le persone multate rispetto al loro consumo effettivo.

Incrociando le statistiche del ministero dell’Interno con i dati disponibili sulla salute pubblica, Yann Bisiou calcola che “la sanzione fissa penalizza il consumo di una canna su quasi 3.000, abbastanza per dare ai consumatori verbalizzati la sensazione di un giorno di sfortuna piuttosto che un giorno di punizione legittima». Inoltre, il tasso di riscossione delle sanzioni non supera il 34%. «In due casi su tre», prosegue il ricercatore, «la polizia lavora nel vuoto, lontana dagli obiettivi di “produttività” prospettati durante i dibattiti parlamentari” e dà lavoro ad altre amministrazioni incaricate di riscuotere i soldi.

Quanto all’AFD di 500 euro per installazione illecita, sperimentato dall’ottobre 2021 in sei province, essa è criticata per la sua dimensione discriminatoria verso i rom (gente di viaggio), quando numerosi comuni non rispettano i lori obblighi in materia di aere d’ accoglienza. Anche in questo caso, la complessità del contenzioso scoraggia molti contendenti.

In un comunicato congiunto, diffuso all’inizio del 2022, diverse associazioni e sindacati hanno già denunciato l’estensione delle multe fisse, “un’oscillazione irresponsabile e pericolosissima”.

“Questo nuovo prototipo di penalizzazione automatica, senza contatto umano, senza effettivo ricorso al giudice, senza accesso alla difesa produce un’ulteriore erosione del senso di giustizia e un sentimento di ingiustizia per le persone così represse. Ciò contribuisce ancora di più al deterioramento dei rapporti tra polizia e popolazione, quanto alla fiducia nelle istituzioni della Repubblica”.

Un’allerta di tutt’altra natura è arrivata dalla procura di Rennes, responsabile del Centro nazionale di trasformazione (CNT) per le sanzioni. Secondo il procuratore generale Frédéric Benet-Chambellan, intervenuto a gennaio a Ouest-France, l’agenzia responsabile è già “al massimo di ciò che può offrire” e “l’estensione dell’AFD solleverà la questione di operatori”.

da Mediapart

traduzione e note a cura di Salvatore Palidda

da qui

Nessun commento:

Posta un commento