Documenti interni
dimostrano che la multinazionale, a differenza di quanto dichiarato
pubblicamente, pensava di chiudere l’impianto fiorentino oltre un anno prima
dell’annuncio. Ma lo ha sempre tenuto riservato
Non si decide di
chiudere una fabbrica da un giorno all’altro. È un processo che richiede mesi,
spesso anni, di pianificazione. Quando GKN Automotive, multinazionale della
componentistica per automobili, comunica pubblicamente di voler chiudere il suo
storico stabilimento di Chester Road a Birmingham, nell’Inghilterra
centro-occidentale, è la fine di gennaio del 2021. Gli operai, oltre 500, non
verranno licenziati prima di un anno, nel 2022. «La proposta prevede che GKN
Automotive proceda a un’attenta chiusura del sito nell’arco di 18 mesi, per
garantire una transizione ordinata e stabile delle attività e dare alle persone
interessate il tempo di trovare un nuovo lavoro», si legge nel comunicato
dell’azienda. «Supportare il nostro personale è la nostra prima priorità»,
scrivono i dirigenti, mentre gli operai tentano di opporsi scioperando.
Quello che è successo a Birmingham è parte della strategia di “spezzatino e vendita” del fondo speculativo britannico Melrose Industries Plc, che qualche anno fa ha acquistato GKN con l’intento di ridurre i costi e smembrare il gruppo, vendendo i singoli stabilimenti e distribuendo dividendi ai propri azionisti. Una strategia che ha colpito anche la fabbrica di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze. La vendita dell’impianto toscano si è effettivamente conclusa a dicembre 2021. Rispetto al caso inglese, però, c’è una macroscopica differenza: tutti gli operai, più di 400, sono stati licenziati all’improvviso, con un messaggio di posta elettronica certificata, nell’estate del 2021. «La decisione è dolorosa. Abbiamo realizzato che nello scenario di mercato che si sta delineando non è possibile rendere l’impresa sostenibile», aveva spiegato, solo alcuni mesi dopo, l’amministratore delegato della fabbrica, Andrea Ghezzi. La decisione era stata presa a luglio, quando le proiezioni di mercato a medio termine indicavano ulteriori perdite. «La chiusura – aveva concluso Ghezzi – è stata una decisione conseguente e inevitabile». A questa ricostruzione si sono sempre opposti gli operai. Il 9 luglio 2021, giorno della chiusura, il rappresentante sindacale Dario Salvetti spiegava ai microfoni del Corriere Fiorentino che «l’azienda ha preparato tutto nei minimi dettagli, fingendo fino all’ultimo secondo e aspettando il momento più propizio per fare quello che ha fatto». Perché, appunto, una fabbrica non si chiude da un giorno all’altro.
L'inchiesta in
breve
·
Qualche anno fa il fondo speculativo Melrose ha acquistato la
multinazionale di componenti per auto GKN, con l’intento di ridurre i costi e
smembrare il gruppo, vendendo i singoli stabilimenti. Questa strategia,
chiamata “spezzatino e vendita”, ha colpito anche la fabbrica di Campi
Bisenzio, in provincia di Firenze
·
I lavoratori di GKN a Campi Bisenzio sono stati licenziati a luglio 2021,
all’improvviso, con un messaggio di posta elettronica certificata. Una modalità
mai vista per altri licenziamenti del gruppo. Prima della fine dell’anno, la
fabbrica è stata venduta
·
Documenti interni, parte di un leak di
cui IrpiMedia è venuta in possesso, dimostrano che il
processo per decidere la chiusura non è stato né improvviso né improrogabile,
al contrario di quanto dichiarato dall’azienda. Ci sono stati due piani – nomi
in codice «Forest» e «Skye» – mai condivisi con i lavoratori
·
Il primo, Forest, aveva lo scopo di ridurre il numero di lavoratori, in
diversi stabilimenti GKN. Il secondo, Skye, progettava addirittura di
dismettere del tutto l’impianto fiorentino. Mentre i dirigenti valutavano la
possibilità di lasciare Campi Bisenzio, continuavano a promettere ai lavoratori
il loro impegno per sviluppare la fabbrica a Firenze e negavano lo scenario dei
licenziamenti
·
GKN, nel settembre 2021, è stata costretta a bloccare i licenziamenti
collettivi che aveva previsto, perché il Tribunale di Firenze ha ritenuto il
suo comportamento «antisindacale». Nel rispondere all’esposto della FIOM,
l’azienda aveva invece dichiarato al giudice di «non aver sottaciuto alcunché»
ai sindacati….
·
Documenti interni, ottenuti da IrpiMedia, provano
– per la prima volta – che Melrose stava valutando la chiusura di Campi
Bisenzio fin da febbraio 2020, un anno e mezzo prima dell’annuncio ufficiale.
Tuttavia, l’azienda ha comunicato ai dipendenti la sua decisione solo il giorno
stesso, dopo aver tenuto i sindacati all’oscuro di tutto. Non c’è una
spiegazione esplicita dei motivi di questa scelta, ma dai documenti emerge che,
fin da prima dell’ingresso di Melrose, il management aveva
pregiudizi verso i sindacati: ne temeva le azioni e li riteneva responsabili
dei problemi di produzione.
·
In un vecchio
documento di appunti, privo di data, si trova anche una cronistoria commentata
dei rapporti sindacali nello stabilimento fiorentino, preparata per i manager internazionali. Nella prima parte si
descrivono i miglioramenti nelle relazioni sindacali a partire dal 2007 (i
contrasti dell’epoca erano in merito allo svolgimento dei turni). In una
seconda, emergono invece le opinioni sulla leadership della
«rossa» FIOM, la Federazione Impiegati Operai Metallurgici, sigla sindacale a
cui aderiscono quasi tutti i lavoratori dello stabilimento toscano: è considerata
«fortemente ideologica», con una linea, «a volte», «totalmente folle»,
nonostante spesso le rivendicazioni dei lavoratori di GKN Firenze siano in
linea con quelle della FIOM in tutta Italia (per esempio in merito alle
contestazioni sul Jobs Act o sul “modello Marchionne”) e rientrino a pieno
titolo nella contrattazione in un Paese in cui i rapporti sindacali sono
normati.
·
Per quanto
presentata come improvvisa e inevitabile, la chiusura della GKN di Campi
Bisenzio è l’esito di una strategia spregiudicata e di una totale mancanza di
trasparenza da parte della dirigenza. I documenti trovati nel leak, che IrpiMedia ha
condiviso con il settimanale Panorama, contengono infatti
riferimenti a due progetti segreti, nomi in codice «Forest» e «Skye». Il
primo, Forest, viene nominato in alcuni documenti per la gestione del personale
e ha lo scopo di ridurre il numero di lavoratori in diversi stabilimenti GKN
nel mondo. Il secondo, Skye, è menzionato come progetto «strettamente
confidenziale» nelle clausole di accordi firmati dai vertici aziendali a inizio
2020, e si spinge fino a ipotizzare di chiudere completamente l’impianto di
Campi Bisenzio. Lo si capisce da bozze di lavoro, memorandum interni
e presentazioni PowerPoint, contenenti grafici, tabelle e linee del tempo, che IrpiMedia ha trovato nel leak…
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