Ho parlato spesso dell’ipocrisia della politica, ben accompagnata da quella del sistema mediatico. La guerra può essere feroce e inaccettabile o giusta, chirurgica e democratica. Dipende da chi preme il grilletto. I bambini uccisi nelle scuole, gli ospedali bombardati, i civili massacrati rappresentano un crimine contro l’umanità, una evidente violazione del diritto internazionale, oppure un danno collaterale, un diritto di autodifesa, un necessario computo di morti perché così va il mondo, perché così sono le guerre. E la storia poi? Quando esistono ragioni storiche e quando sono un inciampo?
Dalle nostre parti, politici, commentatori, analisti variano sul tema,
cambiando posizione rispetto alle efferatezze etiche come maree sotto la luna.
Il che è anche comprensibile. Non scelgono le maree, sceglie la luna.
La fanfara
del potere
Loro si
limitano a mettere l’incompetenza, talvolta condita da faziosità, al servizio
della luna di turno. Che poi il barbiere anarchico, alchimista rurale, non ha
torto quando dice che dal punto di vista del successo sociale e del portafoglio
non serve troppa complessità, non occorrono memoria né disciplina culturale,
bastano e avanzano le posizioni semplificate, l’obbedienza al padrone, gli
slogan, le parole d’ordine urlate, la discriminazione per mettere su la fanfara
del potere.
Dice così, la fanfara del potere. Quell’insieme di mezze cartucce che fingono
di fare grandi pensate e si vestono da estremisti del discorso pubblico, con la
forza trainante dell’essere sempre e comunque seduti comodamente sul divano
caldo dei vincenti, di chi ha denaro, potere economico, influenze e media; di
chi detta legge senza preoccuparsi mai della storia, degli effetti, delle
scelte obbrobriose in nome di una democrazia che somiglia ogni giorno di più a
uno straccio da piedi.
Giornalismo
Grandi firme
Penso anche
al coraggio leonino mediatico del nostro Giornalismo Grandi Firme. Dalla parte
del più forte sempre e comunque. E senza se e senza ma. Pessima
rappresentazione di un mestiere che invece esprime straordinarie e coraggiose
giornaliste (e coraggiosi giornalisti) che invece di concionare nei salotti
buoni sono sul campo, a provare a narrare la realtà senza infingimenti. Bisogna
non perderle di vista.
“In buona
parte degli studi TV e dei quotidiani, il vocabolario dei diritti umani è
scomparso in favore di una narrazione incompetente e faziosa, in cui i
giornalisti fanno domande a giornalisti aspettando che appaia il pupazzetto da
impallinare come al Luna Park, come allo stadio”. Questa la dichiarazione di
Riccardo Noury di Amnesty Italia, quindi un pericoloso fazioso… Più gentile di
come lo sono sempre stato io, parla di narrazione incompetente e faziosa. E
come dovrebbe essere?
Fossero
competenti e liberi non occuperebbero quei posti di compromesso, sarebbero
invece dall’altra parte della barricata culturale a battersi contro l’ipocrisia
dell’epoca. Che è un male feroce dal quale dobbiamo liberarci prima che sia
troppo tardi.
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