È lecito bombardare un ospedale perché nei sotterranei si intersecano i tunnel scavati da Hamas? Cosa dice il diritto internazionale, le leggi che proteggono i diritti umani a riguardo? Queste le domande chiave che abbiamo ascoltato negli ultimi giorni formulare da giornalisti, esperti e politici. La risposta è naturalmente sempre vaga, perché nessuno veramente sa cosa rispondere per un semplice motivo: la questione è politica. Qualsiasi risposta è un’opinione, un’interpretazione, e dunque sempre di parte.
Tutto ciò è vero a livello universale. I bombardamenti russi sulla
popolazione civile in Ucraina sono un crimine di guerra, ma
quelli israeliani a Gaza non lo sono. Perché? Perché l’Occidente, si badi bene
l’establishment non il popolo, stanno dalla parte di Israele mentre
in Ucraina stanno dalla parte di Zelensky. Peccato che queste non sono partite
di calcio e decine di migliaia di persone muoiono senza capire bene perché,
sono le vittime innocenti e ignoranti dei giochi di potere in tutte le guerre,
la stragrande maggioranza; e noi, l’opinione pubblica mondiale, li lasciamo
trucidare senza battere ciglio perché siamo impotenti, non
possediamo gli strumenti per fermare sia i massacri in Ucraina sia quelli a
Gaza.
Cosa è successo al grande Occidente? Alla culla della democrazia, della
giustizia, della libertà, dei diritti umani? Possibile che questi fuochi si
siano estinti? In realtà questi fuochi non sono mai stati accesi.
Nell’agosto del 1945 gli Stati Uniti hanno sganciato due bombe atomiche sul
Giappone e lo hanno fatto sulla popolazione civile di due città, Hiroshima e
Nagasaki. Con un colpo solo hanno spazzato via ospedali, scuole, parchi,
edifici e più di 200mila persone sono morte. Sulla bilancia della
storia si disse che questi innocenti vennero sacrificati per salvarne molti,
molti di più tra soldati e civili, se la guerra fosse continuata. Ma oggi
sappiamo che il Giappone era sul punto di capitolare e che gli americani ne
erano a conoscenza. Sappiamo anche che sarebbe bastato dare una dimostrazione
della potenza dell’atomica senza dover mietere tutte quelle vittime. Ma gli
Stati Uniti volevano vendicarsi di Pearl Harbour e volevano
dimostrare al mondo che l’atomica l’avevano solo loro e che non avrebbero
esitato ad usarla. Fu una mossa dettata allo stesso tempo dal desiderio di
vendetta tutto umano e dai piani di strategia geopolitica della superpotenza
Usa, perché le guerre le fanno gli uomini e la storia la scrivono sempre loro.
Discorso analogo si può fare per l’invasione in Iraq del
2003. Contro la volontà del Consiglio di sicurezza dell’Onu e sulla base di
bugie fabbricate ad hoc, per dimostrare che Saddam Hussein aveva
armi di distruzione di massa capaci di raggiungere Londra, in 45 minuti si
invase l’Iraq. Il resto di questa triste storia è noto a tutti.
Nel 1945, nel 2003 e oggi l’opinione pubblica conta poco o niente:
una velina appoggiata sulla Costituzione delle varie nazioni per evitare che gli
schizzi di sangue delle vittime innocenti delle guerre da noi promosse la
sporchino. L’opinione pubblica non ha la forza di deviare il corso della storia
a meno che non si organizzi per rovesciare chi la governa, come avvenne con la
Rivoluzione francese. Ma in democrazia questo concetto non ha senso, la
democrazia è per definizione il governo della maggioranza del popolo, come
si fa a rovesciarlo?
Analisi analoga fece Hamas negli anni Novanta, quando
decise che era lecito attaccare la popolazione civile israeliana perché
attraverso il voto democratico questa stessa era responsabile delle
azioni del governo di Israele. Sulla base di questo ragionamento, per Hamas
trucidare i coloni intorno a Gaza e i giovani al concerto nel deserto non è un
atto terroristico o un crimine, ma un’azione di guerra legittima.
Adesso riflettete sul perché attaccare un ospedale per l’esercito
israeliano e per Netanyahu è legittimo. La responsabilità dei
civili e dei malati è legata al processo democratico che ha portato al potere Hamas.
Il diritto internazionale, la difesa dei diritti umani, la differenza tra
civili e combattenti è un pongo che chi eleggiamo
democraticamente modella a proprio piacimento e si porta in passerella
mediatica, per convincerci che il nuovo pupazzetto ci piace.
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