Una guida
all’obiezione di coscienza contro l’ideologia bellicista nelle scuole
Le proposte dell’Osservatorio contro la
militarizzazione delle scuole e delle università: un vademecum per docenti,
studenti e genitori che si oppongono alla diffusione della cultura militarista
e bellicista in classe, e fuori; una petizione che chiede le dimissioni di 13
rettori dalla Fondazione Med’Or (Leonardo).
di Luciana
Cimino da il Manifesto (8 novembre)
L’ideologia bellicista che si è diffusa in
Italia ha già da tempo infiltrato la didattica. Dalla scuola primaria
all’università, passando per la formazione scuola – lavoro (Pcto) nelle basi
militari, le fondazioni di natura bellica, le forze armate e l’esercito hanno
permeato in questi anni i processi educativi. “Una vera invasione di campo
nell’ambito delle discipline scolastiche tesa a promuovere la carriera
militare, presentare le forze armate e le forze di sicurezza come risolutive di
problematiche che riguardano la società civile, diffondendo una ideologia
bellicista che nulla ha a che vedere con la didattica e con i principi di pace
di cui la scuola si dovrebbe fare portavoce” sostiene l’Osservatorio contro la
militarizzazione delle scuole e delle università.
Promosso dallo scorso marzo da alcune sedi
dei Cobas e delle rispettive sedi del centro studi Cesp, da associazioni
antifasciste o cattoliche come Mosaico di Pace e Padre Alex Zanotelli, Pax
Christi, dai settori scuola e università del sindacato Usb, tra gli altri,
l’Osservatorio ha presentato ieri alla Camera due iniziative per coinvolgere la
società civile su questo tema e fare pressioni sugli atenei statali che fanno
parte del comitato scientifico di Med-Or, la fondazione di Leonardo S.p.a
guidata dall’ex ministro Marco Minniti. Da statuto, questa fondazione dovrebbe
“promuovere attività culturali, di ricerca e formazione” per “rafforzare i
rapporti tra l’Italia e i Paesi dell’area del Mediterraneo allargato fino al
Sahel, Corno d’Africa, Mar Rosso e Medio ed Estremo Oriente”.
La prima iniziativa, in corso
dall’apertura dell’anno scolastico, è un vademecum operativo rivolto a
insegnanti, famiglie e studenti per fare opposizione negli organi collegiali.
“E’ uno strumento agile perché si possa fare obiezione di coscienza – ha
spiegato Candida Di Franco dell’Osservatorio – i militari nelle scuole sono
previsti da un protocollo del 2014, governo Renzi ma dal 2017 sono stati
inseriti tra gli enti formatori e possono proporre direttamente alle scuole la
loro offerta, è molto pericoloso”. Di Franco ha sottolineato anche la
propensione di questo governo a questo approccio: “come la creazione del
comitato per la valorizzazione della cultura della Difesa, il presidente del
Senato che propone la mini- naja, Salvini che parla di esercitazioni anti
terrorismo nelle scuole”.
Per Don Renato Sacco di Pax Christi,
“l’esercito entra nella scuola in difficoltà dicendo ‘io sono il benefattore e
con pochi soldi ti compro la fotocopiatrice, la carta igienica, il pulmino e
diventa il salvatore della patria”. “Ma – nota ancora Don Sacco – c’è un
linguaggio militaresco anche sulla stampa, mi ha colpito l’editoriale di Galli
della Loggia sul Corriere, ora la cultura è: se riesci a vedere un nemico sei
qualcuno sennò sei una schiappa”.
La seconda iniziativa proposta
dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università è
una raccolta firme per chiedere le dimissioni da Med-Or di 13 rettori di
altrettanti atenei italiani. “Riteniamo che la loro presenza all’interno della
maggiore azienda italiana produttrice di armi, sia incompatibile con la funzione
sociale e culturale delle Università”, ha detto Giuseppe Curcio, amministrativo
dell’Università di Bologna. Tra i primi 45 firmatari ci sono anche Tomaso
Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, il fisico Carlo
Rovelli, Luca Mercalli, Vittorio Agnoletto. “È preoccupante la promiscuità di
incarichi e relazioni tra alcuni rettori e società che producono armi – ha
detto Elisabetta Piccolotti – mentre c’è un inasprirsi della retorica della
guerra dentro le attività didattiche”. “Insistiamo affinché il governo
intervenga, blocchi questi processi e si separino i due mondi come è giusto che
sia, perché i giovani vanno educati al rispetto delle differenze e alla
risoluzione nonviolenta dei conflitti”.
Fuori le università dalla Fondazione
Med-or/Leonardo, produttrice di armi e di morte
Negli ultimi anni assistiamo a un processo di trasformazione della scuola e delle università italiane che, in nome di presunte esigenze economiche, gestionali, “pedagogiche”, strategiche, rovescia il dettato costituzionale che le vorrebbe luogo di trasmissione di cultura e fucina delle idee. Tra i molti aspetti regressivi, ci pare particolarmente preoccupante, soprattutto nello scenario attuale di guerra, l’insinuarsi sempre più invadente all’interno delle istituzioni formative di una “cultura securitaria” e “della difesa”, con l’intento di renderle funzionali alle esigenze dell’industria bellica e alla diffusione dei “valori” delle forze armate.
Nelle scuole pubbliche,
dall’infanzia alle superiori, la presenza delle forze militari è ormai
quotidiana e l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
università sta registrando centinaia di segnalazioni da ogni parte del Paese.
Ma anche a livello universitario la collaborazione tra Università e industrie
belliche è in costante implementazione, soprattutto per quanto riguarda i
progetti di ricerca e il loro finanziamento. Come nelle scuole, dove le
testimonianze militari vengono sempre accompagnate da una facciata buonista,
anche nelle Università e negli Enti di Ricerca si cerca di mascherare la
principale finalità di ciò che ruota intorno all’industria bellica: la
produzione di strumenti di morte. Molto significativa è la nascita nella
primavera del 2021 della Fondazione Med-Or del gruppo Leonardo S.p.A. (ex
Finmeccanica, azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio
e della sicurezza e che esporta armi in tutto il mondo) “per promuovere
attività culturali, di ricerca e formazione scientifica, al fine di rafforzare
i legami, gli scambi e i rapporti internazionali tra l’Italia e i Paesi
dell’area del Mediterraneo allargato fino al Sahel, Corno d’Africa e Mar Rosso
(Med) e del Medio ed Estremo Oriente (Or)”. Dietro a questo disegno strategico
si celano percorsi di “ricerca condivisa e continuativa” o una idea della
“formazione continua” che stridono con i risicati fondi destinati ai percorsi
di partecipazione, innovazione e formazione all’interno degli Atenei.
La Fondazione Med-Or
individua come proprio obiettivo centrale “essere funzione propositiva nello
sviluppo di programmi strutturali nei settori dell’Aerospazio, della Difesa e
della Sicurezza con l’obiettivo di sviluppare e consolidare le competenze e le
capacità delle Aree geo-politiche di interesse di Leonardo s.p.a”.
La Fondazione Med-Or
di Leonardo è un esempio di come si dispiega l’intervento del complesso
militare industriale nella compagine sociale e culturale, una delle tante forme
che assume la cosiddetta “cultura della difesa”: programmi culturali e di
formazione nei settori della safety e della security, dell’aerospazio e della
difesa; partenariati con le istituzioni accademiche e di ricerca nazionali e
internazionali; iniziative di incontro e collaborazione tra università e centri
di ricerca; borse di studio indirizzate a ricercatori di paesi in via di
sviluppo mirate a costruire una classe dirigente asservita agli “interessi
nazionali italiani e dell’Unione Europea” in una sorta di neocolonialismo
formativo. Nel concreto i suoi progetti sono di vario tipo, e mescolano
abilmente interessi materiali e geopolitici con gli intenti benefici. Da una
parte armi, dall’altra iniziative culturali. Del comitato scientifico della
Fondazione Med-Or fanno parte docenti universitari/e e tredici Rettori/Rettrici
di altrettante università statali italiane:
● Università degli
Studi di Bari Aldo Moro
● Politecnico di Bari
● Università degli
Studi di Trento
● Università degli
Studi di Roma Tre
● Università degli
Studi Ca’ Foscari di Venezia
● Università degli
Studi di Salerno
● Università degli
Studi di Napoli Federico II
● Università degli
Studi di Perugia
● Università degli
Studi di Firenze
● Università degli
Studi di Roma La Sapienza
● Politecnico di
Milano
● Università degli
Studi di Napoli L’Orientale
● Università degli
Studi della Tuscia
La presenza
all’interno della Fondazione Med-Or di Rettori/Rettrici delle Università è
incompatibile con il loro ruolo istituzionale di rappresentanti dei nostri
Atenei: le Università devono promuovere la cultura della pace e i valori della
Costituzione repubblicana, devono essere rivolte alla formazione della
consapevolezza critica e pluralista della cittadinanza e per fare ciò devono
essere libere dalle ingerenze di un’industria di morte come quella bellica,
ancorché agita attraverso finanziamenti alla cultura, alla formazione e alla
ricerca, di cui inevitabilmente condizionano l’indipendenza. Il Rettore o la
Rettrice di un’Università, in particolar modo se pubblica, rappresenta
formalmente non solo il proprio Ateneo, ma l’istituzione culturale per
eccellenza di una città, patrimonio perciò dei cittadini e delle cittadine
tutti/e.
Dunque come cittadini e cittadine, studenti e studentesse, ricercatori e
ricercatrici, docenti della scuola e dell’Università italiane chiediamo che i
Rettori e le Rettrici delle Università coinvolte si dimettano immediatamente e
pubblicamente dalla Fondazione Med-Or. Parimenti rivolgiamo il presente appello
a tutti i Rettori e le Rettrici degli Atenei italiani aderenti alla C.R.U.I.,
evidenziando che in applicazione dell’art.11 della Costituzione italiana
(L’Italia ripudia la guerra) e dei codici etici, bagaglio culturale e educativo
degli Atenei, tutti i Rettori e le Rettrici si impegnino a non aprire
collaborazioni con fabbriche di armi o con Enti che forniscano strumenti
militari anche informatici.
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