Uno studio appena pubblicato sul New
England Journal of Medicine documenta e conferma il valore terapeutico
del plasma convalescente anche nelle forme più gravi di COVID-19. Medici e
ricercatori del Centre Hospitalier Universitaire (CHU) di Liegi e dell’Università
di Liegi hanno riscontrato che la somministrazione di plasma prelevato
da donatori convalescenti dopo l’infezione da SARS-CoV-2 a
pazienti affetti da distress respiratorio acuto (l’evoluzione più
seria della malattia che richiede ventilazione meccanica artificiale) ne
ha ridotto significativamente la mortalità.
Lo studio (randomizzato) ha
coinvolto 17 Unità di Terapia Intensiva negli ospedali belgi e ha
compreso un totale di 475 pazienti durante le diverse ondate di
COVID-19 da settembre 2020 a marzo 2022.
Un gruppo di 237 pazienti ha ricevuto plasma convalescente, mentre
i restanti 238 pazienti hanno ricevuto cure standard. Al
ventottesimo giorno i ricercatori hanno osservato una riduzione della mortalità
di circa il 10%, dunque significativa, nel gruppo di pazienti che
hanno ricevuto plasma convalescente entro 5 giorni dall’inizio della
somministrazione della ventilazione meccanica invasiva. Nei pazienti
che hanno ricevuto più rapidamente il plasma
convalescente, cioè entro le prime 48 ore dopo l’inizio della
ventilazione respiratoria artificiale, l’efficacia è stata osservata con ancora
maggiore evidenza.
Non è il
primo studio scientifico che dà ragione alla cura applicata dal medico Giuseppe De Donno, è, però, la prima volta
che si scrive – tra l’altro su una delle riviste mediche più
importanti al mondo – che il plasma convalescente funziona anche nei
pazienti più gravi di COVID-19 già sottoposti a ventilazione respiratoria
artificiale.
Dunque, si
può dire che è stata pienamente e ufficialmente provata
la validità della terapia applicata da De Donno, uomo mite e medico
coscienzioso che ha ricevuto una serie di attacchi sconsiderati
persino dopo la sua morte improvvisa e poco chiara (fu ritrovato
impiccato la sera del 27 luglio 2021 e quasi tutti i media parlarono subito, molto
frettolosamente, di suicidio).
Certo è che, se la sua terapia avesse ricevuto subito la giusta
considerazione, lui non avrebbe fatto quella fine
tragica, e farmaci poco sperimentati e troppo costosi, come i
vaccini anticovid e gli anticorpi monoclonali, non avrebbero avuto tutta quella
visibilità e quel mercato che, invece, poi hanno avuto.
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