articoli, video e disegni di Giorgio Agamben, Meri Calvelli, Sergio Cipolla, Massimo Cacciari, Enrico Campofreda, Chris Hedges, Ali Abunimah, Treq Hajjaj, Alison Avigayil Ramer, Ennio Cabiddu, Fabrizio D’Esposito, Orly Noy, Scott Ritter, Nicolai Lilin, Caitlin Johnstone, Remocontro, Alberto Negri, Diego Ruzzarin, Lorenzo Lamperti, Alberto Capece, Davide Malacaria, Ignacio García-Valdecasas Fernández, Francesco Masala, Tomaso Montanari, Giuseppe Imperatore, Alessandro Orsini, Gianfranco Pagliarulo, Anwar El Ghazi, Giuliano Marrucci, Alessandro Di Battista, Zerocalcare, Latuff, Patrizia Cecconi
Parlando con mio nipote – Francesco Masala
Mio nipote mi chiede di spiegare qualcosa di quello che accade a Gaza, che quello che sente in tv non lo convince.
Gli ho risposto così, ricordando il passato.
Dopo il 25 luglio del 1943 i nazisti occupavano l’Italia, ma nonostante i numerosi attacchi e attentati dei partigiani, non hanno mai pensato di distruggere delle città.
A Gaza sopravvivono (sopravvivevano?) quasi due milioni e mezzo di persone, dopo l’attentato di Hamas del 7 ottobre l’esercito israeliano ha distrutto il territorio di Gaza, ha fatto saltare in aria case, ospedali, scuole e ha interrotto l’approvvigionamento di elettricità, acqua e cibo. Come se i nazisti avessero distrutto una città popolata come Roma, o come due Milano, mandando via la gente rimasta viva da un’altra parte, a piedi, solo coi vestiti che avevano addosso, e niente più. Ma Roma e Milano sono state più fortunate. I nazisti, che erano tedeschi, erano precisi, uccidevano dieci italiani per ogni tedesco morto, gli israeliani non hanno limiti.
E nessuno dice niente, l’Italia non fa niente?, chiede mio nipote.
Dal 1948, quando l’ONU ha “creato” Israele (e la Palestina), gli Usa, il paese più potente del mondo, ha permesso che Israele violasse tutte le risoluzioni dell’ONU che pretendevano il rispetto del diritto internazionale (e la nascita della Palestina) Israele riconoscono solo la Bibbia, come fondamento del (loro) diritto a fare quello che vogliono; tutta la terra dove vivono e dovrebbero vivere i palestinesi nel loro Stato, dice Israele, è tutta terra nostra, Dio ce l’ha data, e i palestinesi se ne devono andare.
Di tutti quelli che potrebbero fare qualcosa contro questa situazione, il blocco occidentale, di cui fa parte l’Italia, sostiene Israele moralmente, materialmente, politicamente, militarmente, schifosamente.
E spiegami la storia degli ostaggi, mi chiede.
I guerriglieri palestinesi hanno preso degli ostaggi, per quello gli Israeliani stanno facendo questo massacro e distruzione. Li rivogliono indietro, li riavranno in cambio di ostaggi palestinesi che stanno nelle galere israeliane, mai con un giusto processo, come lo intendiamo noi, per un commento sui social, per il lancio di una pietra, per resistere alla violenza dei coloni israeliani che occupano le terre palestinesi, espellendo i palestinesi dalle loro case, anche loro sono ostaggi, dicono i palestinesi.
Però, dice mio nipote, a sentire la tv gli israeliani sono santi e i palestinesi diavoli.
E tu non guardarla, gli ho risposto.
Il silenzio di Gaza – Giorgio Agamben
In questi giorni scienziati della School of Plant Sciences dell’università di Tel Aviv hanno annunciato di aver registrato con speciali microfoni sensibili agli ultrasuoni gli urli di dolore che le piante emettono quando sono tagliate o quando mancano di acqua. A Gaza non ci sono microfoni.
Gaza, sopravvivere davanti alla morte – Enrico Campofreda
Passare da una scodella, riempita quando si può e riscaldata alla buona, al lettino d’un ospedale con un’ampia fasciatura sulla ferita curata prima che una sequenza di bombe la spazzi via assieme a medici, infermieri e feriti, è da settimane l’orrenda realtà della Striscia di Gaza. Amplissima la documentazione mediatica, tantoché alle migliaia di vittime civili (finora quindicimila, ma la guerra continuerà ricorda inesorabile il premier israeliano Netanyahu) si sono aggiunti, giorno dopo giorno, oltre cinquanta cadaveri di giornalisti e cineoperatori. Mica tutti colpiti per sbaglio. No. Mirati e centrati, come gli ultimi della lista, Farah Omar e Rabie al-Maamari, segnalati quali corrispondenti della tivù libanese Al Mayadin vicina a Hezbollah, dunque considerati nemici giurati e fatti fuori. Pacem in terris e via, da una terra senza pace. L’accordo che sta liberando 50 ostaggi israeliani, reclusi da Hamas in qualche atrio sotterraneo che l’Israel Defence Forces in azione e distruzione non è finora riuscito a raggiungere, in cambio di 150 prigionieri palestinesi e un effimero cessate il fuoco, varrà per quattro giorni. Poi dagli F35 e dai Merkava le bombe riprenderanno a cadere su edifici e teste, sui poveri corpi martoriati di chi non sa dove stare e dove andare. E non lo sa neppure chi punisce questa gente col sanguinario trapasso, con la sospensione di un’esistenza nata grama e proseguita mortifera.
Così quel piede inerte sotto un tramezzo di cemento che pesa quintali e chi è lì ad aiutare con le nude mani non riesce a sollevare, può essere di tuo figlio o comunque d’un qualsiasi figlio di Palestina destinato a sparire. Se non è crepato alla deflagrazione, se ha resistito addirittura al crollo, morirà davanti allo sguardo disperato di soccorritori urlanti e indaffarati, ma impotenti di fronte a un’estrazione impossibile. Resa tale da chi scientemente e in barba alla coscienza decide di portare morte, fulminante o lenta, compresa quella per fame e infezioni. Piaghe bibliche orientate da chi guida il popolo eletto. Allora pensi che è giunta l’ora del sudario, meglio finire una sopravvivenza stentata. E seppure davanti all’inumana tragedia che hai sotto gli occhi non lo pensi, questo è l’esiziale orizzonte che ti senti già avvolto nel lenzuolo bianco. Presto ricominceranno. L’annunciano, fa parte di quello che chiamano accordo sottoscritto dagli stessi leader d’ogni fronte. Domani, fra quattro giorni, ti toccherà morire. Sarai un martire adagiato in una fossa comune, ricoperto di quella terra che i grandi della Terra dicono ma non vogliono pacificare. Né offrire speranza di vita a chi angosciosamente d’intorno trova solo rovine.
La guerra di Israele agli ospedali – Chris Hedges
Israele sta portando avanti una campagna per rendere Gaza inabitabile. Questa campagna prevede la distruzione di tutti gli ospedali di Gaza. Il messaggio che Israele sta inviando è chiaro: Nessun posto è sicuro. Se rimani muori.
Israele non sta attaccando gli ospedali di Gaza perché sono “centri di comando di Hamas”. Israele sta sistematicamente e deliberatamente distruggendo le infrastrutture mediche di Gaza come parte di una campagna di terra bruciata per rendere Gaza inabitabile e intensificare la crisi umanitaria. Intende costringere 2,3 milioni di palestinesi a oltrepassare il confine con l’Egitto da dove non torneranno mai più.
Israele ha distrutto e quasi svuotato l’Ospedale Al Shifa di Gaza City. Il prossimo è l’Ospedale Indonesiano di Beit Lahia. Israele sta schierando carri armati e mezzi corazzati attorno all’ospedale e ha sparato colpi contro l’edificio, uccidendo dodici persone.
Il copione è familiare. Israele lancia volantini sopra un ospedale avvisando di andarsene perché l’ospedale è una base per “attività terroristiche di Hamas”. Carri armati e proiettili di artiglieria abbattono parti delle mura dell’ospedale. Le ambulanze vengono fatte saltare in aria dai missili israeliani. L’elettricità e l’acqua vengono interrotte. Le forniture mediche bloccate. Non ci sono antidolorifici, antibiotici e ossigeno. I bambini più vulnerabili, i nati prematuri nelle incubatrici e quelli gravemente malati, muoiono. I soldati israeliani fanno irruzione nell’ospedale e costringono tutti a uscire sotto la minaccia delle armi.
Questo è quello che è successo all’Ospedale Al Shifa. Questo è quello che è successo all’Ospedale Pediatrico Al Rantisi. Questo è quello che è successo nel principale ospedale psichiatrico di Gaza. Questo è quello che è successo all’Ospedale Nasser. Questo è quello che è successo negli altri ospedali che Israele ha distrutto. E questo è ciò che accadrà nei pochi ospedali rimasti.
Israele ha colpito 21 dei 35 ospedali di Gaza, compreso l’unico ospedale oncologico di Gaza. Gli ospedali ancora operativi presentano gravi carenze di medicinali e forniture di base. Uno dopo l’altro gli ospedali vengono saccheggiati. Presto non ci saranno più strutture sanitarie. Questo è stato pianificato.
Decine di migliaia di palestinesi terrorizzati, costretti ad evacuare da Israele, con le loro case ridotte in macerie, cercano rifugio dagli incessanti bombardamenti accampandosi dentro e intorno agli ospedali di Gaza. Sperano che i centri medici non vengano presi di mira da Israele. Se Israele rispettasse le Convenzioni di Ginevra, avrebbero ragione. Ma Israele non sta portando avanti una guerra. Sta compiendo un Genocidio. E in un Genocidio, una popolazione, e tutto ciò che ne permette la sopravvivenza, viene annientato.
In un segnale inquietante che Israele si scaglierà contro i palestinesi in Cisgiordania una volta che avrà finito di radere al suolo Gaza, veicoli blindati hanno circondato almeno quattro ospedali della Cisgiordania. L’Ospedale Ibn Sina è stato saccheggiato dai soldati israeliani insieme all’ospedale di Gerusalemme Est.
Lo Stato coloniale israeliano è stato fondato sulla menzogna. È sostenuto dalla menzogna. E ora, mentre è cupamente determinato a compiere il peggior massacro e Pulizia Etnica di palestinesi dai tempi della Nakba, o “Catastrofe”, del 1948, che vide 750.000 palestinesi sottoposti a Pulizia Etnica e circa 50 massacri da parte delle milizie sioniste, sputa fuori una grottesca assurdità dopo l’altra. Parla dei palestinesi come di una massa disumanizzata. Non ci sono madri, padri, figli, insegnanti, medici, avvocati, cuochi, poeti, tassisti o negozianti. I palestinesi, nel lessico israeliano, rappresentano un virus che deve essere debellato.
Coloro che intraprendono progetti di sterminio di massa mentono per evitare di demoralizzare la propria popolazione, indurre le vittime a credere che non saranno tutte sterminate e impedire alle forze esterne di intervenire. I nazisti sostenevano che gli ebrei caricati sui treni e inviati nei campi di sterminio erano impegnati in attività lavorative e avevano buone cure mediche e cibo adeguato. Per quanto riguarda gli infermi e gli anziani, sono stati curati nei centri di riposo. I nazisti crearono persino un finto campo per il “reinsediamento” degli ebrei “in Oriente”, Theresienstadt, dove organismi internazionali come la Croce Rossa potevano vedere quanto umanamente venivano trattati gli ebrei, anche se milioni venivano sterminati.
Almeno 664.000 e forse fino a 1,2 milioni di armeni furono massacrati o morirono per esposizione, malattie e fame durante il Genocidio compiuto dall’Impero Ottomano dalla primavera del 1915 all’autunno del 1916. Il Genocidio armeno fu pubblico quanto il Genocidio a Gaza. Le missioni consolari europee e statunitensi hanno fornito resoconti dettagliati della campagna per ripulire la moderna Turchia dagli armeni.
Il governo ottomano, nel tentativo di nascondere il Genocidio, proibì agli stranieri di scattare fotografie dei profughi armeni o dei cadaveri lungo le strade. Anche Israele ha impedito alla stampa straniera di entrare a Gaza, autorizzando solo una manciata di visite brevi e attentamente organizzate dall’esercito israeliano. Israele interrompe periodicamente i servizi internet e telefonici. Almeno 43 giornalisti e operatori dei media palestinesi sono stati uccisi da Israele dall’incursione di Hamas in Israele il 7 ottobre, molti senza dubbio presi di mira dalle forze israeliane.
Gli armeni, come i palestinesi, sono stati costretti a lasciare le loro case, uccisi a colpi d’arma da fuoco e privati di cibo e acqua. I deportati armeni furono inviati in marce della morte nel deserto siriano dove decine di migliaia furono fucilati o morirono di fame, colera, malaria, dissenteria e influenza. Israele sta costringendo 1,1 milioni di palestinesi a rifugiarsi nella punta meridionale di Gaza, bombardandoli mentre fuggono. Questi profughi, come gli armeni, mancano di cibo, acqua, carburante e servizi igienico-sanitari. Anche loro presto soccomberanno alle epidemie di malattie infettive.
Talat Pasha, il leader de facto dell’Impero Ottomano, rivolgendosi all’ambasciatore degli Stati Uniti, Henry Morgenthau Sr., con parole che replicano la posizione di Israele, il 2 agosto 1915, disse: “La politica armena è assolutamente determinata e nulla può cambiarla. Non avremo gli armeni da nessuna parte in Anatolia. Possono vivere nel deserto, ma da nessun’altra parte”.
Quanto più a lungo continua il Genocidio, tanto più assurde diventano le bugie.
Ci sono grandi bugie israeliane: L’annientamento di Gaza e l’uccisione sistematica di migliaia di palestinesi, insiste Israele, è uno sforzo mirato a sbarazzarsi di Hamas piuttosto che una campagna per ridurre Gaza a un cumulo di macerie, compiere uccisioni di massa e pulire etnicamente i palestinesi.
Ci sono piccole bugie israeliane: Quaranta bambini decapitati. L’Ospedale Al Shifa è un “centro di comando di Hamas”. Un calendario in arabo sul muro di un ospedale, secondo il Portavoce dell’IDF, il Contrammiraglio Daniel Hagari, è “un elenco di guardiani, dove ogni terrorista scrive il suo nome e ogni terrorista ha il proprio turno di guardia alle persone che erano qui”. Un attore israeliano vestito da infermiere e parlando arabo con un forte accento afferma di essere un medico palestinese e di aver visto Hamas usare i civili come scudi umani. Dice che i membri di Hamas “hanno attaccato l’Ospedale Al Shifa” e hanno rubato “carburante e medicine”. I militanti palestinesi, e non i carri armati israeliani, secondo Israele, sono responsabili del bombardamento dell’Ospedale Al Shifa. Israele ha colpito un’auto piena di “terroristi” nel Sud del Libano, “terroristi” che si sono rivelati essere tre ragazze, la loro madre e la loro nonna. L’esplosione all’Ospedale Al Ahli è stata il risultato di un razzo vagante lanciato dai palestinesi, un’affermazione messa in dubbio dal New York Times quando ha screditato il video sulla base dell’analisi della sua data e ora. Israele ha affermato di “aver risposto alla richiesta del direttore dell’Ospedale Al Shifa di consentire ai cittadini di Gaza che si trovavano ricoverati nell’ospedale e che desiderano evacuare dall’ospedale verso il passaggio umanitario nella Striscia di Gaza attraverso un corridoio sicuro”, ha dichiarato Mohammed Zaqout, direttore generale degli ospedali di Gaza, ha detto che era “falso”, aggiungendo che “sono stati costretti ad andarsene sotto la minaccia delle armi”. Il Tenente Colonnello israeliano Jonathan Conricus, in un video confutato dalla BBC, mostra agli spettatori una misera scorta di armi automatiche in un video promozionale che aumentano magicamente una volta che i giornalisti stranieri arrivano per una visita guidata. L’IDF lo ha successivamente cancellato.
Le bugie verranno scritte nei libri di scuola israeliani. Le bugie verranno ripetute da politici, storici e giornalisti israeliani. Le bugie verranno raccontate dalla televisione israeliana e nei film e nei libri israeliani. Gli israeliani sono vittime eterne. I palestinesi sono il male assoluto. Non c’è stato alcun Genocidio. La Turchia, un secolo dopo, nega ancora quello che è successo agli armeni.
In tempo di guerra le persone credono a quello che vogliono credere. Le bugie soddisfano la fame dell’opinione pubblica israeliana che vede il conflitto come una lotta tra “i figli della luce e i figli delle tenebre”. Le bugie sono uno scudo contro la responsabilità, perché se Israele rifiuta di riconoscere la realtà, non è costretto a rispondere della realtà. Le bugie creano dissonanza cognitiva, dove i fatti diventano finzione e la finzione diventa verità. Le bugie rendono impossibile qualsiasi discussione sul Genocidio o sulla riconciliazione.
Israele, con il sostegno dell’amministrazione Biden, continuerà a spegnere tutti i sistemi che sostengono la vita a Gaza. Ospedali. Scuole. Centrali elettriche. Impianti di trattamento dell’acqua. Fabbriche. Fattorie. Condomini. Case. Allora Israele fingerà, come gli assassini dei Genocidi del passato, che tutto ciò non sia mai accaduto.
Le menzogne usate da Israele per assolversi dalle proprie responsabilità divoreranno la società israeliana. Ne corroderanno la vita morale, religiosa, civica, intellettuale e politica. Le menzogne eleveranno i Criminali di Guerra allo status di eroi e demonizzeranno coloro che hanno una coscienza. Il Genocidio di Israele, come lo sterminio di massa del 1965 in Indonesia, sarà mitizzato, una battaglia epica contro le forze del male e della barbarie, proprio come abbiamo mitizzato il Genocidio dei nativi americani e trasformato i nostri coloni e le unità di cavalleria assassine in eroi. Gli assassini della guerra indonesiana contro il comunismo vengono acclamati nelle manifestazioni come salvatori. Vengono intervistati sulle “eroiche” battaglie combattute quasi sessant’anni fa. Israele farà lo stesso. Stravolgerà i fatti. Celebrerà i suoi crimini. Trasformerà il male in bene. Esisterà all’interno di un mito autocostruito. La verità, come in tutti i dispotismi, sarà bandita. Israele, un mostro per i palestinesi, sarà un mostro per se stesso.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org
IL TERRORE DI ESSERE UNA DONNA INCINTA A GAZA
5.500 donne a Gaza partoriranno in una corsa contro la nascita.
CESAREO SENZA ANESTESIA
A causa della carenza di forniture mediche, le donne palestinesi incinte sono costrette a guardare il loro ventre aperto e a sentire ogni momento dell’intervento. Sentono e vedono ogni oggetto tagliente che taglia i loro corpi. Molte di queste operazioni vengono eseguite alla luce dei cellulari, mentre gli ospedali tremano a causa dei pesanti bombardamenti israeliani.
*Molte delle donne che partoriscono senza anestesia soffrono già per amputazioni di parti del corpo a causa dei bombardamenti e per molte altre orribili ferite che sono insopportabili. I medici possono fornire loro solo spessi panni da mordere, questo è l’unico metodo disponibile per alleviare il dolore. È difficile comprendere la tortura che stanno subendo.
*Molte delle donne incinte salvate da sotto le macerie riportano ferite mortali alla placenta, che causano la morte immediata del bambino o della madre e, in molti casi, di entrambi.
NASCITA PREMATURA
Il parto non rappresenta la fine dell’emergenza. Molti bambini di Gaza, al momento, nascono prima che siano completate le 37 settimane di gravidanza, il che li rende urgentemente e costantemente bisognosi di incubatrici. A causa del blackout elettrico negli ospedali, molti di questi bambini corrono un imminente pericolo di morte.
IL DOPO
Le donne che riescono a raggiungere un centro sanitario vengono rimandate a casa “tre ore dopo il parto” per fare spazio ad altre donne o ai feriti. Senza cibo, acqua pulita, elettricità o carburante per mantenere in funzione incubatrici e unità di terapia intensiva, e con un sistema sanitario “malconcio e sull’orlo del collasso. E non sono solo le donne in procinto di partorire a essere a rischio, molte donne incinte hanno avuto aborti a causa della situazione che divora.
Testo di @adnan.barq
Dipinto di Malak Mattar
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