Il cancro del nostro tempo, figlio di tante cose, l’economia del denaro e
dello sfruttamento, la razionalità cosiddetta scientifica, l’umanesimo nel senso più
ristretto del dominio dell’uomo sul mondo, la geometrizzazione della ragione,
l’imperio dell’immaginario diurno, resta la ragione strumentale o il
pensiero calcolante, come che lo si voglia chiamare.
È passato quasi un secolo da quando i filosofi e i sociologi di Francoforte
ci mettevano in guardia sul suo avanzare e stritolare ogni residuo di
comprensione universale, di immaginazione, di senso e di sentimento, di cura e
di solidarietà collettiva. Eppure ecco dove siamo arrivati, quella ragione è
del tutto egemone, mostruosamente pervasiva e si è infiltrata in ogni
nostro comportamento, in ogni nostro discorso e soprattutto in ogni
giustificazione che attribuiamo alle nostre scelte. Che disastro, più che
mai il “mondo a una dimensione” è trionfante e chi si appella ad altro è
drammaticamente tacitato.
Ma cos’è, cosa significa concretamente imperio della ragione strumentale?
Anzitutto e in termini generali è commisurare tutto in base all’utile che
se ne può ricavare e mai a ciò che qualcosa è o merita intrinsecamente.
Applicato alla vita di ogni giorno ciò significa che si misura il tempo da
dedicare a qualunque cosa in base all’utilità, al beneficio, spesso in termini
di danaro o successo personale, che se ne può trarre.
Anche nei rapporti umani, nell’amicizia e persino nell’amore.
Una persona spesso si cerca solo per sfruttarla, o sfruttarne le conoscenze. Un
amico o un amore si abbandona quando non ci serve più o quando, con il gergo
che ormai abbiamo adottato disinvoltamente, ostacola la nostra realizzazione
personale. O quando addirittura, peccato mortale per lui o lei, lo appesantisce
con le sue richieste in contrasto con le nostre esigenze e urgenze.
Ragione strumentale è quella che ci fa confinare i bambini nelle scuole, in maniera tale da evitare che possano interferire con i nostri progetti privati o l’uso, ben quantificato e calcolato, del nostro tempo. In egual misura è quella che ci porta a confinare gli anziani in luoghi di rottamazione, quando pesano troppo sul nostro tempo o sul nostro budget.
La ragione strumentale si infiltra nei lavori degli studiosi come me
imponendoci di far fruttare ciò che studiamo in termini di denaro, di “partite”
da vincere per ottenere finanziamenti anche a discapito della nostra attitudine
e della nostra posizione morale.
La ragione calcolante ci chiede risultati pratici, calcolabili e misurabili
in termini numerici.
La ragione calcolante è quella sulla quale si fonda tanto il mito della
prestazione quanto quello del merito, specie se calcolato in termini
individuali.
Ragione strumentale è quella che fa corrispondere, come nella scuola e nell’università ma anche nelle imprese, un impegno, un interesse, un’opera di qualsiasi genere con un voto in termini numerici e con una promozione.
Ragionare strumentalmente significa sfruttamento in funzione di guadagno, nei nostri rapporti con il territorio e con le mostruosità contro natura che erigiamo, che scaviamo, che facciamo scomparire sempre a partire dall’esclusivo interesse di qualcuno che ci guadagna, senza alcuna attenzione all’intrinseca vitalità, autenticità e futuro di ciò che ci circonda.
Ragione strumentale è quella che si oppone a chi desidera amore quando ci
chiediamo cosa ne possiamo ricavare. Ragione strumentale è il trionfo del
letteralismo, del naturalismo, del fattuale.
Ragione strumentale è quella degli uomini e delle donne di potere, che sono
disposti a sostenere qualsiasi menzogna purché porti loro consenso.
Ragione strumentale è anche quella che fa fare i figli perché lo voglio e
che poi fa pensare che il figlio è mio e me lo gestisco io.
Chi si prende un cane o un gatto perché lo fa stare bene.
Ragione strumentale è quella che calcola il valore anche delle opere
simboliche e dell’immaginazione e accredita come arte solo quella che è
valutata significativamente in termini di denaro. Che nega i fondi ad
opere che non promettono un lauto guadagno o almeno un profitto.
La ragione strumentale, calcolante, geometrica e classificatoria è quella
che ha distrutto l’immaginazione libera e la fantasia almeno fintanto che non
si siano sottomesse anch’esse alla legge del mercato, del ricavo, per esempio
nella pubblicità o nel grande mondo dell’intrattenimento.
La ragione strumentale non sopporta chi fa perché appassionato, chi ha uno
spirito libero, chi ancora scandaglia la vita solo in virtù della sua immaginazione
debordante e irregolare. Non sopporta i poeti, gli artisti che ancora si
possano definire tali, non ricattati dal guadagno e dal successo, non sopporta
i cani sciolti, quelli che non capiscono i dati, i fatti, i giudizi scaturiti
dalle “evidenze”, il più delle volte frutto esse stesse di calcolo, evidenze
molto apparenti solo perché imbracciano l’arma dei numeri. Chi si limita a
interpretare senza definire.
Potrei andare avanti ma credo di aver esemplificato alcuni esempi dello
sterminio che questa cultura e questo immaginario sta effettuando sul tutto,
perché essa agisce su tutto e in una sorta di alchimia inversa trasforma l’oro
in piombo, o in merda che forse è più chiaro.
Temo che non sia più recuperabile perché la vedo sempre più diffusa
nei giovani, nel loro modo di gestire le relazioni, gli amori, i programmi di
vita, il tempo. Anche in loro avverto la fine della gratuità, della passione,
del piacere, a favore del calcolo, del cinismo, del disincanto, dell’ironia e del
sarcasmo. Non mi illudo ma non posso fare a meno di denunciare ancora e
ancora, insieme ai tanti e tante che mi hanno preceduto e che combattono con
me, questa egemonia distruttiva. Un dominio che sta facendo a pezzi la
nostra vita, le sue zone più amabili, quelle dell’amore, della passione, della
gratuità, dell’utopia e dell’immaginazione, del piacere di esserci oltre ogni
ricatto economico.
Ovvio, il calcolo non è il male assoluto in sé ma lo diventa nella misura
in cui assume la guida totalitaria del nostro comportamento.
Cosa c’è al fondo o al termine della ragione calcolante? Ci sono il vuoto, il gelo sentimentale, l’estinzione della vita, lo sterminio.
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