La
Terra è vasta e ci sono tanti luoghi remoti di cui si parla poco, o non si
parla. Non si parla della plastica che viaggia sul Po, sul Reno e sul Danubio,
tantomeno di quella sul Gange. Avete avuto notizie dei popoli dell’Oceania che
rischiano di essere sommersi, a causa dell’innalzamento del livello del mare? O
della situazione degli indios dell’Amazzonia, assediati dagli speculatori e
dalle bande armate? Ma non è una
questione di distanze: talvolta anche ai luoghi più prossimi non si presta la
dovuta attenzione.
E’
questo il caso di quel promontorio costiero del sud-ovest della Sardegna, che
geograficamente termina a mare con il Capo Teulada, ma che militarmente viene
denominato PENISOLA DELTA.
Siamo
all’interno del poligono di Capo Teulada, un territorio complessivo di 7.200
ettari, istituito nel 1956. Qui gli eserciti della NATO e anche quelli di altri
paesi, più o meno alleati, si esercitano mettendo in campo armi vere, che distruggono
la natura e quindi i vegetali, gli animali, gli uomini, che ne respirano
l’aria. Si è calcolato che nel piccolo agglomerato di Foxi, sito a pochi
chilometri in linea d’aria dalla Delta, l’incidenza di leucemia e tumori e
molto più alta che nei territori vicini. La penisola delta rappresenta solo il
4% del territorio della base militare, esattamente quello che viene utilizzato
per i bersagliamenti. Da atti depositati alla Procura si evidenzia che dal 2008
al 2016 il sito è stato bersagliato da 860.000 colpi, fra cui almeno 11.785
missili M.I.L.an. Quel che si evince dalle poche foto satellitari rese
pubbliche è che la copertura vegetale del promontorio è quasi del tutto scomparsa.
A questo proposito va ricordato che, in
alcune aree interne al poligono e immediatamente adiacenti, sono stati da tempo
istituiti due Siti di Interesse Comunitario: l’Isola Rossa, meta di colonie di
uccelli marini, e Dune Bianche di Porto Pino, splendida conformazione di alte
dune di sabbia costiere. Sito, quest’ultimo, totalmente all’interno della base
ed aperto alla fruizione pubblica solo nei mesi estivi.
Ora
che i vertici militari del Poligono di Capo Teulada sono sotto processo a
Cagliari per disastro ambientale, l’apparato tenta la carta della proposta di
un progetto di bonifica della penisola delta. Il 15 dicembre 2022 è stata
depositata alla Regione Sardegna, la richiesta di una “valutazione di incidenza
ambientale” per una possibile bonifica della Penisola Delta. Ma il progetto
presentato appare lacunoso, generico e soprattutto gestito dai soli militari, senza
partecipazione civile e senza coinvolgimento delle associazioni ambientaliste.
Quello
che si propone è infatti di sgombrare un po’ quell’area, per ricominciare a
bersagliarla come prima.
C’è
inoltre il precedente dell’”Operazione Pasubio”, svolta dai militari dal 2014 e
conclusa solo nel 2021. Consisteva nella creazione di un sentiero e nella
bonifica dei materiali riscontrati nelle zone limitrofe. Fonti dello stesso
Ministero della Difesa attestano che il totale di area bonificata corrisponde
ad appena un settantesimo della superficie totale della Delta. E ci hanno
impiegato sette anni, con l’impiego di oltre novanta soldati ed identificando,
tra l’altro, numerose testate inesplose. Possiamo dar loro credibilità?
Su
questo tema si è svolto un interessante convegno-dibattito alla MEM di Cagliari
lo scorso 14 gennaio. Il prezzo delle servitù militari è sempre più salato per
la Sardegna, in termini di inquinamento e degrado ambientale, di salute pubblica,
di occupazione territoriale, di perdita economico-turistica. L’immagine stessa
della nostra isola, bella perché ancora in parte naturale e selvaggia, viene
deturpata dall’ingombrante presenza delle armi e della guerra, obbrobrio della
storia umana.
Le
sorti della Penisola Delta e del a noi caro Capo Teulada, geografia della
Sardegna, sono anche una metafora sul futuro del nostro pianeta. Stanno
fingendo di bonificarlo, allo scopo di continuare a distruggerlo. Questa
avidità, questa ingordigia di un sistema economico predatorio che continua a
violentare quella natura cui noi stessi apparteniamo, si estende in tutto il
mondo. Questo folle progetto, che pone le gesta umane al di fuori del contesto
naturale e della stessa biologia, risulterà comunque sconfitto dalla Storia.
Se
ci sarà ancora chi potrà raccontarla.
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