Michel
Foucault, parlando del “biopotere”, ha introdotto le nozioni del “lasciar
vivere” e del “lasciar morire” come forme contemporanee del potere, nella sua
più pura – più cruda – manifestazione. Bisogna tornare a Foucault per valutare
il senso delle recenti misure introdotte dal governo Meloni in materia di
soccorso in mare.
Due
i punti principali, in un incrocio fra provvedimenti formali e pratica
concreta: l’indicazione di “porti sicuri”, per le navi di
soccorso con naufraghi a bordo, anche molto lontano dalle zone di operazione
(vedi gli sbarchi a Ravenna e Livorno); l’obbligo di eseguire un
unico intervento di soccorso e di procedere immediatamente verso
il porto di sbarco, disinteressandosi – pare di capire – di eventuali altre
imbarcazioni in difficoltà presenti nella propria zona. Il decreto, inoltre,
prevede anche il divieto di trasbordo dei naufraghi da un’imbarcazione a
un’altra e l’obbligo di presentare l’eventuale richiesta di asilo a bordo della
nave.
L’obiettivo
delle misure, combinate fra loro, è quello di rallentare
e limitare le operazioni di soccorso, con la pretesa che le navi delle
Ong – a queste sono rivolte le misure, con annesse multe e possibilità di fermo
e sequestro in caso di infrazioni – disattendano le “norme del mare” che
impongono di salvare i naufraghi a prescindere da qualsiasi altra
considerazione e di portarli nel porto sicuro più vicino.
Ridurre
e ostacolare i soccorsi: è una manifestazione di potere che di fatto – se
osservata – porterebbe ad allargare il “lasciar morire” (gli interventi non
fatti per i viaggi più lunghi verso porti lontani e per il limite dell’unico
salvataggio per volta) e a ridurre di conseguenza il “lasciar vivere”, che in
questo caso coincide con il soccorso in mare garantito dalle Organizzazioni non
governative.
A
questo si è ridotta la nostra democrazia, che pure è nata affermando la pari
dignità di tutte le vite umane, un principio che via via è stato
destrutturato. La norma sui soccorsi in mare ha suscitato le
proteste delle Ong – che hanno, in alcuni casi, reclamato la
necessità di disobbedire – e da esponenti del mondo cattolico: nulla
di significativo è venuto dalle opposizioni parlamentari, non una parola – né
sul provvedimento, né sullo scandalo del Mediterraneo trasformato nel più
grande cimitero d’Europa – nel suo discorso di fine anno dal presidente
Mattarella. L’Europa a sua volta osserva e tace, cioè acconsente.
Sono
passati settantacinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione e stiamo
assistendo alla progressiva demolizione dei suoi presupposti culturali,
filosofici, politici. È inaccettabile e occorre ribellarsi.
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