“Le autorità hanno dato il permesso di partire
alla Mare Jonio ma senza attrezzature di soccorso”. Questa ordinaria tragedia
dimostra che i migranti non sono vittime del mare ma di politiche cieche di
fronte alla dignità umana
Pubblichiamo una
lettera di don Mattia Ferrari, assistente spirituale della ONG Mediterranea
Saving Humans che aggiorna i Vescovi sul dramma dei migranti e le
deplorevoli politiche e ordinanze del governo
Cari Padri, vi
raggiungiamo per i consueti aggiornamenti.
Le autorità hanno
ordinato alla società armatrice della Mare Jonio che la nostra
nave può partire ma deve togliere le attrezzature per il soccorso.
Questo provvedimento
vuole attuare due circolari del governo precedente finalizzate ad evitare
l’esistenza di navi del soccorso civile battenti bandiera Italiana.
La Mare Jonio, unica
nave del soccorso civile battente bandiera italiana, si trova quindi nella
paradossale situazione di aver l’ordine di non partire.
Oggi pomeriggio
[Lunedì 11 Settembre] è uscito il comunicato, con cui annunciamo che ci
opporremo a questo provvedimento in ogni sede.
Tali scelte del
governo italiano sono un oltraggio alle oltre 2.300 vittime in mare del 2023.
Nei giorni scorsi tra
i nostri cari amici abbiamo avuto l’ennesima vittima degli accordi
Italia-Libia del 2017. Il ragazzo si chiamava Mujahid. La sua storia l’abbiamo
raccontata ieri su La Stampa e potete leggerla a questo Link:
Mujahid Hajji, 21
anni, proveniente dall’Etiopia. Era un nostro carissimo amico. Era
arrivato in Libia alla fine del 2021 e si era unito alla protesta di Refugees
in Libya, durata tre mesi fra difficoltà estreme, fino a quando il 10 gennaio
2022 il presidio è stato sgomberato violentemente dal DCIM. Mujahid ha
cercato più volte protezione da parte di UNHCR Libya: non riuscendo a
ottenerla, nel marzo 2023, ha dovuto attraversare il mare per provare
a venire in Europa, ma è stato intercettato con la forza dalle milizie
libiche dell’SSA. Mujahid è stato così deportato nella prigione
di Abu Issa. Durante la sua detenzione, ha subito gravi torture e la privazione
di beni di prima necessità come cibo, acqua e cure mediche, che lo hanno
portato a grave malnutrizione e tubercolosi.
Un mese fa, a causa
del peggioramento delle sue condizioni, le milizie hanno buttato Mujahid fuori
dal lager e lo hanno abbandonato per strada. Altri migranti lo hanno trovato e
gli hanno offerto rifugio. Hanno fatto numerosi tentativi per contattare
l’UNHCR e accedere alle cure mediche, ma non sono stati accolti. Incapaci
di sopportare le bugie e la negligenza dell’UNHCR, nei giorni scorsi hanno
deciso di portare Mujahid presso l’ufficio di registrazione, sperando di
ricevere le cure mediche di cui aveva disperatamente bisogno. Tragicamente,
dopo ore di attesa per l’assistenza medica, Mujahid ha ceduto alla sua
malattia, lasciandoci devastati mentre donne e bambini lo guardavano morire.
Dobbiamo gridare con
forza la verità: Mujahid è stato assassinato dagli accordi Italia-Libia. E
come lui tante altre persone. Il suo sangue ricade su chi fece quegli accordi
nel 2017, su chi li ha sostenuti, su chi li ha rinnovati. E ricade su tutti noi
che, pur lottando, non siamo riusciti a ottenerne la cancellazione.
La vicenda di Mujahid
e di tanti ragazzi come lui deve turbare le nostre coscienze. Se siamo
cristiani, dobbiamo sentirci ancora di più a disagio, perché se crediamo nel
Vangelo allora sappiamo che Gesù chiederà conto del perché abbiamo permesso che
tutto questo avvenisse.
Nei giorni scorsi si
è svolto a Roma il festival di Mediterranea, che ha visto radunate diverse
migliaia di persone.
A questo link si può
leggere un bellissimo articolo dell’Osservatore Romano sul festival:
https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-09/quo-208/un-altro-mondo-possibile.html
Siamo grati
a Papa Francesco per aver mandato un messaggio di saluto, ennesima
attestazione di amicizia come le citazioni pubbliche che ha fatto di
Mediterranea e la nomina di Luca Casarini nel Sinodo.
Siamo grati
al card. Zuppi per aver accettato di aprire il festival.
Siamo grati
alle tantissime persone che hanno partecipato.
Guardiamo con molta
fiducia all’incontro di Marsiglia, dove grazie al card. Aveline e a don Alexis
Leproux una delegazione di Mediterranea sarà presente per condividere il nostro
vissuto.
L’attenzione ai
poveri, ai drammi reali del Mediterraneo e il coinvolgimento diretto di quanto
operano con il proprio corpo per costruire la fraternità nel Mediterraneo fanno
sì che l’incontro di Marsiglia sarà davvero un’esperienza sinodale.
Grazie al card.
Aveline, a don Alexis e ai loro collaboratori, l’incontro di Marsiglia si
presenta davvero come un’occasione storica per la Chiesa e per tutto il
Mediterraneo di fare un “balzo innanzi” nel costruire la civiltà dell’amore nel
nostro mare.
Gesù ci aiuti sempre
a costruire il Suo Regno, la civiltà dell’amore, nel Mediterraneo.
E sempre grazie a
tutti i vescovi che in vari modi accompagnano la missione di Mediterranea
accanto ai fratelli più piccoli di Gesù, facendoci sentire così accompagnati da
Gesù Buon Pastore.
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