E’ orribile sentir dire ai poveri immigrati dall’Africa, addirittura dal nostro Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni: “non partite: sarete rimpatriati”; “saranno adottate misure straordinarie”, come l’aumento dei Centri per il rimpatrio (praticamente un carcere duro), la chiusura dei porti e simili altre terribili misure già previste dal feroce “Decreto Cutro”.
Questo spregiudicato ricorso alla durezza contro persone inermi che fuggono,
con indicibili sofferenze, dal centro del continente africano, dove infuriano
guerre, dittature, carestie, fame, mancanza di cibo e di acqua, è contro i
nostri più profondi sentimenti di umanità e di rispetto dei diritti umani,
sanciti peraltro dall’art. 2 Cost., e induce tutti gli italiani a indignarsi e
a dissociarsi da questo riprovevole, inutile e dannoso atteggiamento.
Le condizione attuali degli Africani sono una conseguenza diretta del
colonialismo europeo e dello sfruttamento delle loro risorse, assicurato da
dittatori venduti agli interessi economici occidentali. Si tratta di un flusso
inarrestabile, di certo paragonabile a altri fenomeni del genere verificatisi
nella storia dell’umanità, ma dobbiamo capire che non si tratta affatto di un
fenomeno che può fermarsi con operazioni di carattere paramilitare. Saggezza
imporrebbe che l’Europa provveda unanime all’accoglienza, distribuendo gli
immigrati nei vari Paesi, e incoraggiando l’integrazione. L’Europa deve
rendersi conto che se ci troviamo di fronte a persone che mettono a repentaglio
la loro vita, con la traversata del Mediterraneo (divenuto un cimitero) su
imbarcazioni di fortuna, è perché esse fuggono da situazioni di reale
impossibilità di vita.
Di fronte a chi tenta di salvare la vita non ci sono confini che tengano e
ridicola appare la distinzione tra “migranti regolari e irregolari”, intendendo
per “regolari” quelli chiamati in Italia da un datore di lavoro, secondo la
superata legge Bossi Fini, emessa nel 2002. Sia ben chiaro che siamo di fronte
alle conseguenze nefaste di un sistema capitalistico che non regge più di
fronte alle conseguenze che esso stesso ha creato: l’accentramento della
ricchezza nelle mani di pochi, la miseria di molti, lo sfruttamento senza
limite delle risorse naturali e, infine, le guerre e il cambiamento climatico.
Ma in natura esiste un “limite” e, come ricordava Orazio, “il giusto non può
esistere contemporaneamente al di qua e al d là del limite”. Come ha osservato
Lucio Caracciolo, tutto ci dice che “stiamo entrando in un tunnel”. Ci
riflettano le grandi menti economiche europee che la Ursula Von der Leyen ha
chiamato per aumentare la “competitività” dell’Europa.
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