martedì 12 settembre 2023

la satira di paolo

Notizia bomba ultimora: l’Italia vuole far parte dei BRICS 

Voci sussurrate di corridoio a destra, per ora non ancora confermate per ovvi motivi di riservatezza, riportano l'intenzione di questo governo di promuovere una iniziativa parlamentare che conduca l'Italia verso l'adesione al BRICS. 

 Come da recenti notizie sui media internazionali, ai paesi fondatori di questa struttura geopolitica, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, a partire dal 2024 se ne aggiungeranno altri sei. L'Italia potrebbe essere quindi il settimo.

Come noto il BRICS individua un'area economica che supera in termini di PIL sia la UE che gli USA. Il suo PIL vale infatti quasi la metà del PIL mondiale, mentre da un punto di vista militare supera la stessa NATO. Con l'ingresso dell'Italia l'equilibrio si sposterebbe ulteriormente in favore del BRICS. Ovvio che anche la moneta di riferimento a livello di mercato internazionale non sarebbe più il dollaro, né tanto meno l'euro, ma lo yublo. Con l'adesione al BRICS, dato l'attuale disvalore dello yublo rispetto all'euro, il nostro debito pubblico, che ammonta a circa duemilaseicento miliardi di euro, verrebbe calcolato con un computer quantistico.

La notizia ovviamente è rimbalzata su tutti i media internazionali, gettando gli operatori finanziari nello sgomento più profondo. Una potenza economica e militare come l'Italia provocherebbe uno sconquasso planetario ed il primo a pagarne le conseguenze sarebbe proprio Zelensky, che si ritroverebbe a combattere l'invasore russo con fionda e cerbottana. Privato dei nostri carri armati Ariete, costruiti su telaio panda, del costo di 500 milioni di euro cadauno, vedrebbe ridursi drammaticamente il suo potenziale bellico. Ma quali sarebbero le prime conseguenze politiche interne di tale drammatica decisione?. Indubbiamente molto gravi perché il presidente USA Biden, cosi come Putin con Prigozhin, non è avvezzo ai tradimenti. E' chiaro che Giorgia Meloni, prima di prendere qualsiasi aereo per i suoi abituali tour, dovrebbe dare immediatamente l'addio al premierato. E' vero che potrebbe consolarsi con la rete di rapporti personali che nel frattempo si è creata a livello del globo terraqueo, ma il problema rimarrebbero comunque i suoi spostamenti che suggerirebbero, per ragioni di sicurezza, di non andare oltre la metro di Roma. Un posto di prestigio, cosi come avvenuto per Di Maio grazie ai suoi servigi resi nel progetto draghiano di distruzione del M5S, sicuramente per lei verrebbe trovato, magari al posto di Brunetta nel Cnel. Più difficile appare invece la situazione di Matteo Salvini. Il suo problema è che pur essendo "occupabile" non vanta nessun credito formativo né in patria , né all'estero. Insomma trovargli un lavoro non sarebbe un compito facile neppure per i nuovi centri dell'impiego mai avviati. Meno critica, seppur seria, appare la posizione degli altri componenti di governo. A parte quella del ministro Lollobrigida, cognato di Meloni, che comunque, come noto, non avrà problemi alimentari, potendo sempre rovistare nei cassonetti. Oltretutto con enormi vantaggi per la sua salute, visto che, rovistando, probabilmente non troverà né aragoste né caviale, a tutto vantaggio del suo colesterolo. 

Restiamo ansiosi in attesa di vedere cosa succede.

da qui


Ditelo a Lollobrigida - Essere poveri è diventato un sogno irrealizzabile - 

Incoraggiato dalle incessanti notizie apparse su tutti i media nazionali di un vero e proprio boom delle assunzioni a tempo indeterminato, che conferma fuor di ogni dubbio la bontà delle politiche economiche e sociali messe in campo dal governo Meloni, ho voluto presenziare personalmente ad un colloquio di ricerca del personale.

 

 Il primo candidato che si è presentato aveva idee molto chiare e direi un aspetto alquanto deciso. I preliminari di rito per delinearne il background culturale e se fosse quindi adatto all'incarico da ricoprire, ovvero aiutante addetto alla mobilità di magazzino, avevano messo in luce alcuni aspetti interessanti. Laurea magistrale in chimica industriale, corsi post laurea in metodiche di analisi di laboratorio con lo spettrometro di massa, ottima conoscenza inglese scritto e parlato corredati da, ultimi ma non meno importanti, una bella presenza, la giovane età e il celibato. Insomma un quadro davvero molto incoraggiante. Un candidato ideale come se ne trovano molti ma non per questo meno interessante.

Si è quindi giunti alla domanda fatidica domanda " retribuzione e orario di lavoro". Vista la elevata qualità del soggetto, dopo breve consulto, abbiamo proposto un contratto a tempo indeterminato, senza periodo di prova, a 2.800 (duemilaottocento) euro netti in busta paga, per le canoniche otto ore al giorno, esclusi festivi, eventuali straordinari pagati a parte secondo contrattazione di settore. Prospettive concrete di avanzamento fino al rango di capo carrellista. Eravamo fiduciosi che l'offerta fosse congrua. 

Purtroppo, con nostro sommo stupore, ci siamo trovati di fronte ad un deciso rifiuto. Spiazzati da una decisione cosi' repentina e inaspettata, abbiamo richiesto le ragioni che lo avevano indotto ad un rifiuto cosi' netto, pronti magari a ritoccare in alto l'offerta.

Dopo iniziale titubanza, incalzato dalle nostre richieste di chiarimento, alla fine il soggetto si è confidato. Sperava in un lavoro precario a tempo determinato, senza limiti di orario festivi compresi, con una paga non superiore al reddito di cittadinanza che lui percepiva da circa un anno e che a partire da agosto non percepirà più in base al decreto del governo Meloni. Una spiegazione del tutto inaccettabile; era evidente che, sotto sotto, doveva esserci una motivazione di carattere esistenziale. E alla fine siamo riusciti a strappargliela, seppure ricorrendo a metodi non proprio ortodossi. In sostanza il giovane temeva che uno stipendio così elevato lo avrebbe fatto entrare di diritto nella cerchia dei ricchi. Continuando a non capire, ulterirormente incalzato, alla fine è crollato e ha confessato. Aveva sentito dire dal ministro della sovranità alimentare Lollobrigida, cognato della premier Meloni, che "spesso i poveri mangiano meglio dei ricchi". Insomma aveva percepito il rischio che correva potendo comprare alimenti di prima scelta e dover quindi rinunciare agli scarti buttati a fine giornata. 

Un rischio che non poteva correre.

Il mondo al contrario, appunto.

da qui



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