martedì 12 settembre 2023

Senza pace


articoli, video, musica di Alessandro Marescotti, Giorgio Agamben, Elena Basile, Fabio Mini, Alessandro Orsini, Barbara Spinelli, Piero Bevilacqua, Marinella Mondaini, John J. Mearsheimer, Lily Lynch, Clare Daly, Ariel Umpièrrez, Jeffrey Sachs, Economist, Francesco Masala, Daniel Balavoine, Caitlin Johnstone, Davide Malacaria, Jesús López Almejo, Gianandrea Gaiani, Paolo Selmi


Dieci idee per la pace – Alessandro Marescotti

Un programma in dieci punti per riportare la pace, la giustizia sociale e la tutela dei diritti umani al centro dell’azione politica, promuovendo lo sviluppo sostenibile come orizzonte primario per salvare il pianeta dal disastroso cambiamento climatico

Ecco un possibile programma pacifista articolato in dieci punti.

  1. Promuovere la diplomazia e il dialogo.La base di un programma pacifista è la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo aperto e costruttivo. Sostenere il coinvolgimento di mediatori neutrali per facilitare la comunicazione tra le parti in conflitto. Sostituire la guerra con referendum popolari sotto la supervisione dell’ONU, riconoscendo a tutti la possibilità di esprimersi e di partecipare al processo di pace e di autodeterminazione.
  2. Ridurre le spese militari.Ridurre progressivamente le spese militari e reinvestire tali risorse in settori come l’istruzione, la sanità, la ricerca scientifica e la lotta contro la povertà, al fine di migliorare la qualità della vita e promuovere lo sviluppo umano.
  3. Smantellare le basi nucleari in Europa.Lavorare per il disarmo nucleare globale attraverso l’attuazione dei trattati internazionali che richiedono la riduzione e l’eliminazione delle armi nucleari, contribuendo così a garantire la sicurezza a livello mondiale.
  4. Puntare sullo sviluppo sostenibile.Concentrarsi sullo sviluppo sostenibile e l’uso responsabile delle risorse, al fine di prevenire conflitti legati alla scarsità di risorse naturali e all’insicurezza alimentare. Spostare risorse dal settore militare alla transizione ecologica e alla decarbonizzazione dell’economia. No al nucleare civile. Attuare l’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile.
  5. Promuovere la giustizia sociale.Combattere le disuguaglianze sociali e promuovere l’accesso equo alle risorse, all’istruzione e all’occupazione, contribuendo a ridurre le tensioni sociali e i possibili conflitti. Promuovere i relativi obiettivi dell’Agenda 2030, da “zero fame” alla riduzione delle diseguaglianze.
  6. Sostenere la cooperazione internazionale.Dare forza alle organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite e promuovere la cooperazione multilaterale per affrontare sfide globali come i cambiamenti climatici, la povertà e le epidemie.
  7. Educare alla pace.Incentivare scambi culturali fra nazioni e programmi educativi che promuovano la cultura della pace, la risoluzione non violenta dei conflitti e il rispetto delle differenze culturali e religiose. Promuovere l’Agenda 2030 anche qui.
  8. Non far mancare gli aiuti umanitari.Fornire assistenza umanitaria alle popolazioni colpite da conflitti, promuovendo il sostegno finanziario e logistico alle organizzazioni internazionali che si occupano di soccorso in situazioni di emergenza.
  9. Accogliere i migranti e tutelare i diritti umani.Lottare per il rispetto dei diritti umani in tutto il mondo, sostenendo il riconoscimento e la protezione dei diritti fondamentali di tutte le persone, indipendentemente dalla loro origine etnica, religione o orientamento politico. Sostenere in particolare i diritti umani dei migranti e soprattutto dei minori non accompagnati.
  10. Creare un clima di fiducia.Lavorare per costruire un clima internazionale di fiducia e collaborazione tra le nazioni attraverso scambi culturali, accordi commerciali equi e iniziative che promuovano la comprensione reciproca. In tale quadro va superata la contrapposizione fra blocchi e ridotta la presenza delle basi Nato.

Questi dieci punti rappresentano una visione generale di un programma pacifista che mira a ridurre i conflitti, promuovere la cooperazione e migliorare il benessere globale. In ognuno di essi si possono individuare alcune priorità entrando nel dettaglio.

da qui

 

 

I media e la menzogna senza verità – Giorgio Agamben

Ci sono diverse specie di menzogna. La forma più comune è quella di chi, pur sapendo o credendo di sapere come stanno le cose, per qualche ragione dice consapevolmente il contrario o comunque nega anche solo parzialmente ciò che sa essere vero. È quanto avviene nella falsa testimonianza, che per questo è punita come un crimine, ma anche più innocentemente ogni volta che dobbiamo giustificarci di un comportamento che ci viene rimproverato.
La menzogna con cui abbiamo a che fare da quasi tre anni non ha questa forma. È, piuttosto, la menzogna di chi ha smarrito il discrimine fra le parole e le cose, fra le notizie e i fatti e quindi non può più sapere se sta mentendo, perché per lui è venuto meno ogni possibile criterio di verità. Quello che dicono i media non è vero perché corrisponde alla realtà, ma perché il loro discorso si è sostituito alla realtà. La corrispondenza fra il linguaggio e il mondo, su cui un tempo si fondava la verità, non è semplicemente più possibile, perché i due sono diventati uno, il linguaggio è il mondo, la notizia è la realtà. Solo questo può spiegare perché la menzogna non abbia bisogno di rendersi verosimile e non nasconde in alcun modo quello che a chi ancora aderisce all’antico regime di verità appare come evidente falsità. Così durante la pandemia i media e gli organi ufficiali non hanno mai negato che i dati sulla mortalità che dichiaravano si riferivano a chi fosse morto risultando positivo, indipendentemente dalla causa effettiva della morte. Malgrado questo, essi, pur essendo evidentemente falsi, sono stati accettati come veri. Allo stesso modo, oggi nessuno nega che la Russia abbia conquistato e annesso il venti per cento del territorio ucraino, senza il quale l’economia ucraina non è in grado di sopravvivere; e tuttavia le notizie non fanno che parlare della vittoria di Zelensky e della ormai immancabile sconfitta di Putin (nelle notizie, la guerra è fra due persone e non fra due eserciti).
Il problema è a questo punto quanto può durare una menzogna di questo tipo. È probabile che prima o poi la si lascerà semplicemente cadere, per sostituirla immediatamente con una nuova menzogna, e così via – ma non all’infinito, perché la realtà che non si è più voluto vedere si presenterà alla fine a esigere le sue ragioni, anche se al prezzo di catastrofi e sciagure non indifferenti, che sarà difficile se non impossibile evitare.

da qui

 

Le sacre frontiere – Francesco Masala

Gli animali sono amici così simpatici: non fanno domande, non muovono critiche – George Eliot (chissà se pensava alla futura  Comunità Europea…)

Il mondo è pieno di creduloni che pensano che alla Comunità Internazionale (che parla soprattutto inglese e non capisce il linguaggio della diplomazia, ma il linguaggio del fottere, del rapinare, dell’uccidere) interessi l’intangibilità delle frontiere dell’Ucraina.

Eppure quella che si autodefinisce Comunità Internazionale (ma sono solo le bande della Nato e dei colonialisti) dimentica che il 52.2% delle frontiere del mondo sono state stabilite durante il 20° secolo (vedi qui ) e che nell’ultimo secolo sono stato creati Stati dal niente (penso a Israele, Kosovo, Sud Sudan, fra gli altri), e che diversi Stati siano occupati, come la Palestina (da Israele) e come la Siria (dagli Usa), fra gli altri.

 

 

Per la pace è strategica la sconfitta della Nato – PIERO BEVILACQUA

Perché ogni sincero democratico dovrebbe augurarsi che la guerra in Ucraina si concluda con un realistico e ragionevole compromesso, che ponga fine al massacro, e con la sconfitta della Nato? Questo auspicio parrà una contraddizione. Vincerebbe la Russia autocratica e gli altri Stati più o meno autoritari contro il fronte dei Paesi democratici. Una ricognizione non superficiale dello stato dell’arte mostra che il ragionamento è sbagliato. Oggi anche chi è disposto ad ammettere le responsabilità degli Usa, se non nella lunga preparazione della guerra, almeno nella sua ostinata continuazione, sostiene che non si può lasciare impunito chi ha violato il diritto internazionale invadendo un Paese sovrano. È la rivendicazione più imprudente e più impudente che gli atlantisti possono fare. La storia degli ultimi 30 anni è dominata da scelte sanguinarie di violazione del diritto internazionale da parte degli Usa e della Nato, che non hanno chiesto il permesso a nessuno per invadere l’Iraq, la Libia, l’Afghanistan, ecc. Con la protezione americana, Israele viola ogni giorno quel diritto, praticando un regime di apartheid contro il popolo palestinese, umiliato e ridotto alla disperazione nel silenzio dell’Europa e nell’indifferenza dei democratici. Oggi il diritto internazionale è ridotto a una finzione perché l’Onu è stata svuotata di ogni autorevolezza. Da oltre 70 anni gli Usa si oppongono alle risoluzioni di condanna di Israele. Una seconda contrarietà all’auspicio di una sconfitta della Nato viene da un comprensibile sentimento di simpatia nei confronti dell’America e di pregiudizio antirusso, sia per la sua configurazione autoritaria, per la figura di Putin, sia perché immaginata erroneamente una continuazione dell’Urss. Mi sono spesso sentito obiettare, anche da personaggi di primo piano della sinistra, alla mia avversione per la Nato, che “non possiamo andare contro l’America”. È una risposta opportunistica. La riduzione o lo scioglimento della Nato costituirebbe in realtà una svolta vantaggiosa per il popolo americano, a cui vengono sottratti 800 miliardi di dollari l’anno, impiegati in spese militari, per armamenti, guerre locali, centinaia di basi militari sparse per il mondo. Una ricchezza enorme che viene sottratta alla sanità, alla scuola, alle vaste sacche di povertà, soprattutto negli Stati della Rust belt, la “cintura della ruggine”, dove la deindustrializzazione degli ultimi decenni ha creato il deserto sociale. Si comprende ancora di più il vantaggio di una sconfitta della Nato se si ricorda – come ha documentato il generale Fabio Mini nella densa introduzione a un importante saggio di un generale cinese – che a dominare l’aggressiva politica estera Usa sono pochi, benché potenti gruppi e lobby (Q. Liang L’arco dell’impero, Leg edizioni 2021). Parlare genericamente di America si può fare al bar. Gli Usa per la loro ricchezza, pluralismo e potenza culturale, capacità d’innovazione tecnologica, potrebbero inaugurare una nuova pagina nella storia del mondo, governare la cooperazione internazionale, ispirare una politica globale di cura del pianeta. E invece, per la volontà di dominio di pochi gruppi, di potenti interessi economici, si ostinano a continuare la storia del ’900. Una replica impossibile. Come ha mostrato il vertice dei Brics a Johannesburg, come rivelano le rivolte di questi giorni in Africa, il corso delle società umane avanza in altra direzione. Dopo aver subito per tutti i secoli dell’età moderna il brutale calco del colonialismo occidentale, lo sfruttamento economico del ’900, i popoli del Sud stanno alzando le loro bandiere. E lo fanno dietro potenze orientali e non europee. Tutto va dunque in direzione di un ordine mondiale multipolare, l’unico che potrebbe consentire un avvenire di pace e di cooperazione, indispensabile per affrontare su scala globale le catastrofi ambientali che ci attendono. Ma se la Nato dovesse vincere non si aprirebbe un capitolo di pace, ma l’avvio di una nuova e più vasta e catastrofica guerra: contro la Cina, contro decine di grandi e piccoli Paesi, che cercano la loro strada, contro il corso stesso della storia mondiale. È questo che un sincero democratico deve augurarsi? Non è finita. La sconfitta della Nato non è solo una condizione perché cessi la guerra, ma perché l’Europa ritrovi la sua autonomia, si rammenti dell’ambizioso disegno di pace, di governo cooperativo dei rapporti internazionali per cui era nata. La partecipazione della Ue alla guerra non solo l’ha ridotta allo stato ancillare e servile in cui si trova. Ma sta producendo altri rischiosissimi arretramenti, il cui potenziale distruttore delle strutture dell’Ue viene ignorato dalla grande stampa atlantista. La Francia e la Germania, i due pilastri dell’Ue, per effetto della guerra, delle sanzioni suicide, stanno subendo danni economici pesantissimi, che infondono vigore alle destre più estreme. In Germania, ai primi di agosto, i sondaggi davano Alternative für Deutschland al 21%. Ogni sincero democratico dovrebbe temere per le sorti della democrazia in Europa e gli italiani per primi, che la destra neofascista ce l’hanno già al governo.

da qui

 

 

La fake del mercato di Konstantinovka – Marinella Mondaini

  • Ogni volta che arrivano a Kiev i padroni a stelle e strisce, i loro allievi ucraini del regime nazista commettono un atto di straordinaria portata, un crimine che attrae l’attenzione e scuote tutto il mondo. Così è stato anche oggi, durante la visita di Blinken e delegazione statunitense.Qualcosa che riecheggia il terribile crimine che gli ucraini hanno commesso a Bucha, così oggi hanno bombardato con i missili il mercato di Konstantinovka, uccidendo 16 persone innocenti, tra cui un bambino, per poi dare la colpa alla Russia. La gente ha visto da dove sono arrivati i missili, la direzione lo dice, hanno sparato gli ucraini.

Zelenskij inizialmente aveva scritto che Konstantinovka era stata colpita dall’artiglieria russa, poi però ha cancellato il testo, quando è stato chiaro che nel video si sentiva il suono di un missile. Ma Internet ricorda tutto. Secondo i media, l’attacco è stato effettuato da un missile Storm Shadow.

Secondo il sito russo che sbugiarda i giornalieri fake dell’Ucraina, la verità è che una serie di fatti dice che il missile americano ad alta velocità e anti radar AGM-88 HARM, lanciato dall’esercito ucraino, è caduto sul mercato centrale.

I video ci permettono di individuare con una certa precisione l’epicentro dell’incidente. A giudicare dalla posizione della telecamera installata sopra il caffè Shaurma Damasco, il missile è volato lungo la strada di Ciolkovskij ed è esploso sopra la terra vicino alla gioiellieria Golden Age. Nel video si può notare che, un secondo prima dell’arrivo, i residenti locali guardano verso il cielo nella direzione della Druzhkovka controllata dall’esercito ucraino, da dove arriva l’oggetto. Successivamente, si è verificata un’esplosione in aria, tipica del missile aria-superficie anti radar. Inoltre, un secondo prima dell’esplosione, sul tetto di una Chevrolet grigia parcheggiata nella via Ciolkovskij, sono passati due missili, uno dei quali probabilmente ha colpito il mercato di Konstantinovka. Dalla forma dei missili riflessi, possiamo dire che probabilmente si tratta di un AGM-88 HARM. I piloti ucraini sparano alla cieca con questi missili per garantire la propria sicurezza, per evitare di cadere sotto il sistema missilistico antiaereo delle forze armate russe. Non si puo’ mirare con precisione in una situazione del genere.

È importante notare che lo spazio aereo sopra Kramatorsk, Druzhkovka e Konstantinovka è il luogo di dislocazione delle forze aeree ucraine dall’estate del 2022. È da lì che gli aerei ucraini, che decollano dalla base aerea di Mirgorod, lanciano missili anti radar AGM-88 HARM in direzione di Doneck, dove i loro frammenti vengono trovati molto spesso.

Ci sono già stati precedenti simili. A settembre dello scorso anno, un missile anti-radar americano AGM-88 HARM, lanciato da un MiG-29 ucraino, colpì una scuola sempre a Konstantinovka.

E’ chiaro che la provocazione è stata fatta nel giorno dell’arrivo di Blinken, per ottenere con ancora maggiore facilità armi e soldi.

Subito dopo, il Pentagono oggi ha annunciato che gli Stati Uniti consegnano all’Ucraina proiettili di uranio impoverito per i carri armati Abrams e nuovi aiuti per un miliardo di dollari, di cui 665 milioni per scopi militari.

Intanto oggi è bruciato il primo carro armato britannico Challenger 2 . Gli altri subiranno la stessa sorte appena usciranno fuori.

Per la CIA e i criminali globalisti americani, la guerra deve continuare fino all’ultima goccia di sangue degli ucraini. I giornali-spazzatura italiani ovviamente scrivono che la colpa del crimine di Konstantinovka è dei russi. Vergogna. Lavorano diffondendo menzogne e quindi contro il popolo italiano.

da qui



Nessun commento:

Posta un commento