D.
La scrittura può rappresentare una modalità di fare politica ed essere
socialmente impegnata? Qual è, secondo te, il ruolo che può rivestire oggi la
letteratura in Uruguay e in America Latina?
R.
Potrei rispondere in una maniera non condivisa dai lettori, però il compito
fondamentale della letteratura è quello di produrre arte, non di fare politica.
L’opera d’arte si può rendere portatrice di politica e ideologia, però entrambe
devono essere subordinate alla qualità estetica, in caso contrario ci troviamo
di fronte ad un pamphlets e non ad un’opera d’arte. Tutto è ideologia in Dante,
Boccaccio, Cervantes e in tutte i dipinti di Leonardo da Vinci, in Tolstoi, in
Faulkner, Camus, Sor Juana Inés de la Cruz, García Márquez, Carlos Fuentes,
Vargas Llosa e in uno dei più grandi poeti, se non il più grande in lingua
castigliana del XX secolo, César Vallejo. E adesso che mi trovo in Italia, con
uno sguardo a volo d’uccello: Montale, Gadda, Merini, Pavese, Svevo, Manzoni,
Sciascia, Eco, Magris, Levi, Moravia, Pasolini, Malaparte, fino a quella
meraviglia che è il Pinocchio di Collodi ci sono politica e ideologia, li ho
letti tutti, e non mi dimentico dei romantici. La lista sarebbe interminabile e
mi rendo conto che non ne menziono molti altri e che può essere ingiusto, ma ho
citato i primi che mi sono venuti in mente. In tutti loro sono presenti
politica e ideologia, ma sotto il governo della parola e della sintassi.
L’impegno dell’artista è con la sua arte, si tratta di un’ovvietà ed è un luogo
comune dirlo, ma è così.
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