Chissà se i trumpisti nostrani si
rendono davvero conto di quanto profonda sia la lacerazione che il nuovo
Presidente sta provocando tra gli americani. E con rammarico, ma senza
eccessivo stupore, registro la presenza tra gli sfegatati seguaci italiani di
Donald di un buon numero di correligionari: una realtà ben differente da quella
statunitense dove è intorno al 23 per cento la quota ebraica che lo ha
sostenuto.
Non a caso pochi giorni fa infatti
Jonathan Greenblatt, CEO dell’Anti-Defamation League (ADL), una delle più
potenti associazioni ebraiche americane, ha fatto una affermazione che fino a
pochissimo tempo (e forse ancora oggi) sarebbe suonata come qualcosa di
inconcepibile. Ha detto che se la nuova amministrazione imporrà una schedatura
dei musulmani, loro, ebrei dell’ADL, saranno i primi a etichettarsi come
musulmani. «Se un giorno i musulmani-americani saranno costretti a registrare
le loro identità, allora quello sarà il giorno in cui ogni ebreo orgoglioso del
proprio ebraismo si dirà musulmano».
Il popolo ebraico conosce bene dove
portino le schedature e le discriminazioni. Chiunque abbia a cuore la lotta
all’antisemitismo e al razzismo non può che rendere onore all’impegno preso dai
vertici dell’Anti-Defamation League. D’altronde la storia ci insegna quanto
rari siano comportamenti così fermi e coraggiosi. E la memoria corre a Re
Cristiano X di Danimarca che durante l’occupazione nazista uscì a cavallo da
Palazzo portando la stella gialla appiccicata sulla giacca – marchio imposto
dai nazisti ai cittadini ebrei. Ma già i trumpisti&simili di casa nostra
alla storia non badano poi tanto.
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