martedì 15 novembre 2016

Welcome Mr. Trump! – Paolo Ercolani


La Storia non è una scienza esatta, ma comunque è una scienza.
Con la differenza che le lezioni che essa impartisce si traducono in vita vissuta, con tutto il portato di paradossi, esaltazioni o tragedie che ne segue.
Vediamole, allora, queste lezioni che dovrebbero esser chiare a chi la Storia l’ha studiata.
LE LEZIONI DELLA STORIA
Innanzitutto, nelle democrazie non si propina mai al popolo una minestra riscaldata. Hillary Clinton era questo e nulla più, una candidata fantoccio appoggiata dai poteri finanziari e dalle lobby che già avevano sostenuto il marito.
Una che, malgrado tutto ciò, era riuscita a perdere a suo tempo con un outsider come Obama. E che stava per perdere anche con il socialista Sanders, con tutto quello che significa negli Stati Uniti definirsi socialisti.
Insomma, una candidata che esce clamorosamente sconfitta dalle primarie dentro al partito democratico, otto anni dopo la candidi a Presidente del tuo paese?!
O sei ingenuo, o vuoi fare il furbo, oppure non conosci le regole basilari della democrazia.
In ogni caso perdi.
Ma perché, perché mai una macchina enorme e potente come il partito democratico non è riuscito, durante gli otto anni di presidenza Obama, a trovare un candidato più giovane, con programmi rinnovati e, magari, con un appeal appena più alto, oltre che con una maggiore (e improbabile) indipendenza rispetto ai poteri finanziari e alla teologia del neoliberismo?!
LA GENUFLESSIONE FATALE
La risposta è tanto semplice quanto sconfortante, e riguarda anche altri paesi (fra cui l’Italia): il sistema tecno-finanziario che governa il mondo occidentale ha le sue pedine ben precise, i suoi punti di riferimento intoccabili e immodificabili.
Rispetto ai quali, quelli come Trump, ma anche Farage, Le Pen, Salvini o Grillo rappresentano l’unica alternativa.
Ho i miei dubbi che si tratti di alternative effettive, ma quantomeno sono gli unici a mostrare con una certa credibilità di opporsi all'omologazione neoliberista, ossia a quelle assurde regole che da troppi anni strozzano le classi medie e allargano in maniera insostenibile la forbice sociale, fra chi ha e può e chi ha sempre meno e non può quasi più nulla.
La Storia ci aveva già mostrato uno scenario simile, negli anni fra le due guerre mondiali.
Si proveniva da decenni di dominio del liberismo, con la disoccupazione alle stelle e le lobby economiche che erano le uniche ad arricchirsi. Si conducevano guerre di conquista contro i paesi del medioriente e dell’Africa, per le quali morivano i soldati europei ma beneficiavano soltanto le banche e le grandi industrie.
LA “SOLUZIONE” POPULISTA
Quando i popoli non ne hanno potuto più, si sono rifugiati in quello che rappresentava l’equivalente del populismo di oggi: il nazifascismo.
Quello che individuava i nemici in tutti i non ariani (ebrei in testa), quindi negli “stranieri”, quello che sosteneva di voler costruire un grande impero nazional “socialista”, appunto, perché in opposizione a quel tipo di capitalismo che ormai risultava intollerabile alle popolazioni stanche e affamate.
Il nazifascismo fu tutto tranne che anti-capitalista, nei fatti, ma in compenso il potere economico, protetto e sostentato dai regimi, lasciò carta bianca rispetto alle guerre (che fruttano alle industrie belliche) e alle persecuzioni razziali, nonché contro i nemici ideologici.
Fu necessario, a quel tempo, un ventennio di tragedie perché l’ondata “populista” consumasse tutto il suo furore, e solo a quel punto le classi dirigenti poterono riprendere il potere smorzando oltremodo la fallimentare e nefasta ideologia liberista.
Quella che, non da oggi, è tornata in auge, governando il mondo e causando i disastri che sono sotto gli occhi di tutti noi.
LEZIONE AMERICANA
Quella americana è una lezione, una delle tante lezioni durissime e nette che ci impartisce la Storia.
Una maestra che, come è noto, viene puntualmente ignorata e persino derisa dai suoi pessimi studenti.
Una lezione che rende ben chiaro lo scenario che ci aspetta: il trionfo dei populismi anche in Europa (la Brexit è solo l’inizio), i popoli che abbandoneranno in massa governanti proni ai poteri finanziari e assolutamente non più credibili, Renzi che perderà il referendum, la Merkel che è già minoranza in Germania, la Francia su cui incombe Le Pen.
Tutto questo mentre la Turchia scivola nella dittatura, la Russia di Putin alza la testa, i migranti continuano a fuggire da uno scempio di fame e guerra di cui in buona parte siamo responsabili noi.
Tutto questo, soprattutto, come ha detto con efficacia Papa Francesco, mentre i governi salvano le banche e lasciano morire gli esseri umani, impoverire le famiglie, perdersi nella disoccupazione e nel vuoto di senso milioni di giovani.
LA TEMPESTA PERFETTA
Gli ingredienti per una tempesta perfetta sono davanti ai nostri occhi: chiari e inesorabili.
Se le forze moderate e progressiste continueranno ad alternarsi fra genuflessione alla finanza e velleitarismo ideologico, proponendo politici mediocri, furbetti e per nulla credibili, o comunque indisposti a governare i propri paesi avendo ben chiaro l’obiettivo della giustizia sociale, per di più in totale assenza di una visione politica del futuro (perché a imporre visioni è solo la finanza), allora quella tempesta esploderà con tutta la sua forza.
E allora benvenuto Mr. Trump, che la sua sorprendente (sic) e significativa elezione serva piuttosto da lezione.
Durissima, shockante.
Ma significativa.
Che dite, signori del mondo “perbene”, la possiamo fare veramente nostra?

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