Gli israeliani si rifiutano di capire che Gaza è una gigantesca prigione e
che noi siamo i carcerieri.
Ho visto gazawi felici. Un giornalista di Kan, l’emittente pubblica
israeliana, alcuni giorni fa è andato al checkpoint di Erez, ha sbattuto un
microfono e una telecamera in faccia agli abitanti della Striscia di Gaza e li
ha stimolati a sospirare di sollievo. Fantastico! Il posto di controllo di
Hamas dal lato di Gaza è stato tolto e il barbuto personale di sicurezza non ci
ha interrogati.
L’impressione che si ricava dal servizio televisivo e da un precedente
reportage su Haaretz è che l’unico ostacolo che affrontano quelli che vogliono
lasciare Gaza sia Hamas, ma ci sono alcune domande che non sono state fatte ai
gazawi sul confine, insieme alle risposte che ne sarebbero seguite:
D. Adesso, dopo la rimozione dei posti di blocco di Hamas, chiunque voglia
lasciare Gaza può farlo? R. Stai scherzando? Dal 1991 noi possiamo andarcene
solo con l’autorizzazione di Israele.
D. Quanto dura il periodo di attesa per un permesso di uscita israeliano?
R. Circa 50 giorni. A volte solo un intervento legale da parte di
un’organizzazione israeliana come il ‘Centro legale Gisha per la libertà di
movimento’ o ‘Medici per i diritti umani’ può far ottenere un permesso.
D. Quali sono gli strumenti di controllo al checkpoint israeliano? R. Uno
scanner girevole, istruzioni gridate con i megafoni, a volte una perquisizione
personale.
D. Che cosa vi è consentito portare? R. Non si possono portare computer
portatili, panini, valigie con le ruote o deodoranti.
D. Oltre a quelli della Jihad islamica e di Hamas, a chi è vietato uscire?
R. La maggior parte della gente non può uscire. La figlia di un mio vicino è
stata in cura a Gerusalemme negli scorsi nove mesi e lui sta ancora aspettando
un permesso per andare a visitarla. Lo stesso vale per tre amici che hanno
avuto bisogno di un esame medico di controllo l’anno scorso. Giovani che
vorrebbero studiare in Cisgiordania non possono farlo perché Israele non glielo
consente. Circa 300 studenti che hanno avuto la possibilità di studiare
all’estero stanno aspettando un permesso ed il loro visto è a rischio.
D. Sei stato interrogato dal servizio di sicurezza (interno) israeliano
Shin Bet? R. Non oggi. Ma a volte arriviamo al checkpoint e ci prendono da
parte, ci fanno sedere su una sedia per un giorno intero ed alla fine ci fanno
alcune domande sui vicini di casa, per 10 minuti, o ci mandano a casa senza
farci domande. E’ così che perdiamo un appuntamento all’ospedale o un incontro
di lavoro.
Gli israeliani rifiutano di capire che Gaza è una gigantesca prigione e che
noi ne siamo i carcerieri. Ecco perché essi [gli israeliani] sono incatenati
dalla loro volontaria ignoranza. Riferire sulla situazione viene facilmente
trasformato in propaganda ad uso dei politici. D’altro lato, le omissioni e le
distorsioni negli articoli scritti dai dirigenti che fanno politica sono un
fatto naturale. Come ad esempio l’articolo scritto dal Coordinatore delle
attività governative nei territori [il governo militare israeliano sui territori
palestinesi occupati, ndt], general maggiore Yoav Mordechai e da due suoi
colleghi, pubblicato la scorsa settimana sul sito web dell’Istituto di Studi
per la sicurezza nazionale.
Le omissioni e le distorsioni sono rivolte al pubblico in generale. Per esempio,
l’articolo afferma: “Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza con la
forza.” Invece, il quartetto per il Medio Oriente (Stati Uniti, Russia, Nazioni
Unite e Unione Europea) e Fatah hanno agito in vari modi aggressivi per
ribaltare i risultati delle elezioni democratiche per il Consiglio Legislativo
Palestinese nel 2006, che Hamas aveva vinto.
“Hamas è diventato il potere sovrano”, hanno scritto Mordechai ed i suoi
colleghi. Il potere sovrano? Anche se è Israele a controllare le frontiere, gli
spazi aerei e marittimi ed il registro della popolazione palestinese? “Il
governo di Hamas si sta indebolendo a causa della sua responsabilità
relativamente all’impoverimento e alla disoccupazione.” I lettori che leggono
questa frase nell’articolo hanno già dimenticato una precedente affermazione:
“La situazione dei cittadini di Gaza è enormemente peggiorata dal 2007,
soprattutto a causa delle restrizioni imposte alla Striscia da Israele (in
termini di possibilità di muoversi da e per l’area ed in termini di attività
economica).”
Gli autori del rapporto dell’Ufficio del Coordinatore delle Attività
Governative nei Territori sono prigionieri della loro stessa posizione. Il
COGAT impone rigorosamente queste restrizioni e le ha rese ancor più rigide.
Gli autori mettono in guardia nell’articolo sulla prospettiva di un
peggioramento della situazione, sia economicamente che psicologicamente, ma da
ciò non consegue un coraggioso richiamo ai politici perché rimuovano i divieti
al movimento della popolazione, delle materie prime e della produzione locale.
Gli autori suggeriscono al governo che sarebbe preferibile permettere che
il processo di riconciliazione interna palestinese vada avanti. Ed invitano
coraggiosamente i gentili [cioè i non ebrei, ndt] a finanziare la ricostruzione
di ciò che Israele ha distrutto e sta distruggendo. Dopotutto, è ciò che essi
hanno fatto dal 1993 – inviando un fiume di denaro per evitare un
deterioramento ancor peggiore e per mantenere uno status quo conveniente ad
Israele. E’ giunto il momento che i gentili utilizzino quei soldi come
pressione politica che costringa Israele a ripristinare la libertà di movimento
per i palestinesi a Gaza.
(Traduzione di Cristiana Cavagna)
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